Capire gli errori e correggerli per uscire da un limbo infinito: oltre Verona e l'emergenza, tutto il Bologna è chiamato a riflettere e cambiare

Capire gli errori e correggerli per uscire da un limbo infinito: oltre Verona e l’emergenza, tutto il Bologna è chiamato a riflettere e cambiare

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Hellas Verona-Bologna 2-1: ecco le note liete e quelle dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Bentegodi.

PRO

L’atteggiamento e il piano tattico – Se non altro ieri il Bologna ha provato a pressare alto gli avversari, finché ha avuto le energie per farlo, assumendosi i rischi del caso. Rispetto alla gara contro il Napoli, che nella prima mezzora aveva visto Soriano e compagni rintanati nella propria metà campo, a Verona i rossoblù hanno ha tentato di percorrere una strada diversa, ad essere più propositivi, e almeno nel primo tempo ci sono riusciti.

La verve di Orsolini e il cuore di Dominguez – Bene Orsolini, non solo per lo splendido gol ma anche e soprattutto per una prestazione grintosa e vivace, nonostante il dolore, dando sempre l’impressione di poter essere pericoloso (l’unico di tutta la squadra): il perché Mihajlovic abbia scelto di sostituire lui e non Sansone per far posto ad Arnautovic resta un mistero. Un enorme plauso va fatto anche a Dominguez, il migliore in assoluto fino ad oggi, che al Bentegodi è sceso comunque in campo nonostante un notevole handicap fisico e si è arreso solo quando la sua spalla malandata ha ceduto definitivamente: operazione ormai imminente e stagione pressoché finita, ci mancherà tantissimo.

La capacità di rialzarsi – Prima di addentrarmi nelle tante note stonate voglio accendere una fiammella di speranza, per non darla vinta al pessimismo: di solito in situazioni del genere il Bologna reagisce alla grande, rispondendo alle critiche con prestazioni di ottimo livello. Perciò sono convinto che, COVID e infortuni permettendo, tra due settimane contro l’Empoli rivedremo la squadra ammirata nei match con Lazio, Roma e Sassuolo.

CONTRO

Il modo in cui è arrivata la sconfitta – La partita è stata abbastanza brutta, piena di falli, sul piano tecnico il Bologna ha sbagliato molto e su quello fisico non ha retto l’urto, un po’ come accaduto a Cagliari. Decisamente brutti anche i due gol incassati dai rossoblù, il primo per un errore del portiere e il secondo per una sorta di suicidio tattico, in contropiede a cinque minuti dalla fine quando serviva grande accortezza. Nel complesso il Verona ha creato di più e ha meritato la vittoria.

La sensazione di impotenza – Il Bologna ha perso 6 delle ultime 7 partite. Al di là del modulo e dei singoli, al di là del fatto di essere rimaneggiati e in affanno, da oltre un mese a questa parte sembra sempre che gli altri ne abbiano di più e riescano ad essere più lucidi nei momenti decisivi: la prestazione di Reggio Emilia è stata una luce nel buio. La mia esperienza da calciatore mi porta a supporre che nello spogliatoio dirà altro, ma il ritornello del «non potevamo fare di più» ripetuto ogni volta da Mihajlovic in conferenza stampa non mi piace, suona come un’accettazione passiva della sconfitta. Capisco la volontà di non infierire sulla squadra, provando ogni volta a guardare il bicchiere mezzo pieno, fatto sta che dalla Roma in poi il verdetto del campo è impietoso e impossibile da nascondere.

L’involuzione di Mihajlovic – Sempre più spesso Sinisa dà la sensazione di non riuscire a cambiare il corso delle partite, attraverso le sostituzioni o magari, come nell’attuale situazione di emergenza, provando a cambiare modulo: non è obbligatorio andare avanti a testa bassa con quello di partenza. Il Bologna è progressivamente diventato piatto, scontato, e anche sul piano del temperamento non sembra una squadra di Mihajlovic (ieri sera appena 9 falli commessi dai rossoblù contro i 21 del Verona, un dato a mio avviso indicativo). Ecco, credo che due domande su tutto ciò il mister dovrebbe farsele, approfittando di una sosta che stavolta arriva al momento giusto.

Il ‘caso’ Dijks-Skov Olsen e la sua gestione – Il comportamento di Dijks e Skov Olsen, se effettivamente le cose sono andate così, è piuttosto grave. Sono però combattuto sulla scelta di Mihajlovic di parlarne in pubblico: da un lato ha messo i due ragazzi di fronte alle loro responsabilità, perché tirare indietro la gamba è un qualcosa che va oltre e non si può accettare, dall’altro sarebbe stato più opportuno non toccare l’argomento o minimizzare all’esterno, prendendo poi seri provvedimenti nello spogliatoio. Avendo scelto la prima strada, ora la società si ritrova con due elementi di fatto fuori rosa e da cedere a tutti i costi, cosa che potrebbe portare i club interessati a ‘prendere per la gola’ il Bologna.

Gli errori di Skorupski e Medel, l’evanescenza di Sansone e la forma di Soriano – Male Skorupski, che come a Cagliari ha commesso un errore evitabile e decisivo ai fini del risultato: sul colpo di tacco di Caprari, debole, prevedibile e da posizione defilata, ha portato goffamente la palla con sé oltre la linea invece che respingerla. Siamo sicuro che il rinnovo di contratto sia una buona idea? Sansone, ancora una volta, ha fatto molta fatica e non ha combinato nulla, al pari di un Soriano in evidente affanno. Medel, al rientro, ci ha invece messo la solita personalità e intensità, ma su entrambi i gol dell’Hellas era fuori posizione.

L’ennesima stagione in fotocopia – L’ho già detto mille volte e lo ripeto, al netto delle attuali problematiche: anche quest’anno l’intero ambiente Bologna si sta accontentando, cullandosi sugli allori dei 27 punti conquistati nel girone d’andata. Peccato però che a contare sia la classifica finale… Se dopo quasi sette campionati di Serie A ci ritroviamo qui a fare i soliti discorsi, significa che nel Bologna c’è qualcosa che non va. E allora sarebbe opportuno che ogni componente del club, non solo l’allenatore, si mettesse in discussione per capire cosa si sta sbagliando e in che modo si può rimediare. Non è possibile che quasi tutti quelli che arrivano qui, anche i più carichi, finiscano col rilassarsi, con l’adeguarsi alla placida filosofia calcistica bolognese: stimoli, motivazioni e ambizioni sono elementi che non dovrebbero mai mancare. E anche in termini di costruzione della squadra, se è stato commesso qualche errore (piccolo o grande che sia, può succedere) bisogna ammetterlo e correggerlo. Chi mi conosce e mi legge sa che non sono un catastrofista ma l’esatto opposto, però mi piacerebbe che qualcosa in tal senso cominciasse realmente a cambiare: il fatto che nella sua storia il BFC abbia vissuto ben di peggio non vuol dire che ora si debba fermare all’infinito in questo limbo.

Pepè Anaclerio

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