Dieci anni da una scomparsa solamente fisica: Lucio è sempre tra noi
«Se io fossi un angelo, chissà cosa farei
Alto, biondo, invisibile, che bello che sarei
E che coraggio avrei
Sfruttandomi al massimo, è chiaro che volerei
Zingaro, libero, tutto il mondo girerei
Andrei in Afghanistan e più giù in Sudafrica
A parlare con l’America
E se non mi abbattono, anche coi russi parlerei
Angelo, se io fossi un angelo
Con lo sguardo biblico li fisserei
“Vi do due ore, due ore al massimo”
Poi sulla testa vi piscerei
Sui vostri traffici, sui vostri dollari
Sulle vostre belle fabbriche di missili
Se io fossi un angelo, non starei nelle processioni
Nelle scatole dei presepi
Starei seduto fumando una Marlboro
Al dolce fresco delle siepi
Sarei un buon angelo, parlerei con Dio
Gli ubbidirei amandolo a modo mio
Gli parlerei a modo mio e gli direi
“Cosa vuoi da me tu?”
“I potenti, che mascalzoni. E tu cosa fai, li perdoni?
Ma allora sbagli anche tu”
Ma poi non parlerei più
Un angelo, non sarei più un angelo
Se con un calcio mi buttano giù
Al massimo sarei un diavolo
E francamente questo non mi va
Ma poi l’inferno cos’è?
A parte il caldo che fa, non è poi diverso da qui
Perché io sento che, son sicuro che
Io so che gli angeli sono milioni di milioni
E non li vedi nei cieli ma tra gli uomini
Sono i più poveri e i più soli
Quelli presi tra le reti
E se tra gli uomini nascesse ancora Dio
Gli ubbidirei amandolo a modo mio
A modo mio
A modo mio».
[Lucio Dalla – Se io fossi un angelo]
Foto copertina: Damiano Fiorentini
Foto interne: Getty Images