Bigon a Londra col piattino in mano: il nostro Bologna merita davvero di essere descritto così?
Il mestiere del giornalista consiste nel ricercare e riportare la verità, anche la più scomoda, non di scrivere quello che il lettore vuole sentirsi dire. Nel caso di Zerocinquantuno, in quanto tifosi sfegatati del Bologna prima ancora che operatori dell’informazione, è nostro compito tenere a freno l’amore calcistico, affinché non condizioni (o quantomeno non troppo) l’equilibrio che deve regnare dentro la cronaca degli eventi e i pezzi di opinione. Ci sono però momenti in cui è difficile trattenersi e il sangue rossoblù comincia a ribollire, specie quando il BFC viene descritto come una banda di accattoni.
Sì, inutile girarci attorno: negli ultimi giorni qualcuno, peraltro pubblicando due volte lo stesso identico articolo con titolo diverso (ci auguriamo sia stata una svista, altrimenti si scherzerebbe con l’intelligenza dei lettori), ha fatto passare il recente viaggio di Riccardo Bigon a Londra come un tentativo da parte della società di elemosinare quanti più milioni possibili per alcuni dei suoi gioielli, nello specifico Aaron Hickey, Jerdy Schouten, Mattias Svanberg e Arthur Theate. Della serie: non c’è nemmeno bisogno di bussare alla porta di Casteldebole, ve li portano loro a domicilio col piattino in mano. Uno scenario miserevole che immaginiamo abbia fatto molto piacere a chi, come noi, ha davvero il Bologna nel cuore…
Ora, premesso che durante le ultime sessioni di mercato il club di Joey Saputo ha trattenuto tutti i pezzi pregiati, o al massimo ne ha ceduto uno solo e alle sue condizioni (ad esempio di Takehiro Tomiyasu), e premesso anche che ad oggi lo stesso Bigon non sa ancora se il suo rapporto lavorativo coi felsinei proseguirà o meno (ma questo è un’altra storia), quanto accaduto nei giorni scorsi rientra nella normalità delle cose per un d.s. Anzi, è il segnale che ora il BFC a certi tavoli di prestigio si può sedere, nell’attesa (speriamo non troppo lunga) che anche la squadra torni a calcare i palcoscenici europei.
Al meeting andato in scena nella capitale inglese, concluso con la visione di Tottenham-Arsenal nel meraviglioso stadio degli Spurs, c’erano infatti i rappresentanti di alcuni tra i principali club del continente: da un lato è comprensibile che il tifoso drizzi le antenne e storca un po’ il naso, sapendo che sui suoi beniamini ci sono tanti occhi interessati, ma dall’altro dovrebbe prevalere la consapevolezza che entrando in uno specifico giro di mercato si possono eventualmente effettuare cessioni di grande spessore sia economico che mediatico, utili per crescere via via sempre di più. Vedi De Roon al Middlesbrough, Castagne al Leicester e soprattutto Traoré al Manchester United. Ah già, quella è opera di Giovanni Sartori… Se a Bologna dovesse arrivare lui, siamo pronti a scommettere che qualcuno si darà pace e magicamente certi viaggi di mercato diventeranno epopee da celebrare.
Mario Sacchi
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