Un racconto perduto di Mauro Baccilieri

Un racconto perduto di Mauro Baccilieri

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Se provi o ti illudi di cercare qualcosa di perduto, quale che sia, e non lo trovi, poi anche il lavorio di ricerca entra a far parte dei ricordi. Ti accompagna, ti tormenta, e poi va a sua volta perduto.
Non m’era riuscito di rintracciare gli appunti, dal fascio di carte spalato via dagli spazzini pubblici, la notte dello sgombero dell’appartamento di Baccilieri. Mi pare che Eros Drusiani, però, avesse avuto a suo tempo la bozza del racconto sottomano. O forse che una sera, seduto da Trebbi, Baccilieri gli avesse accennato all’idea narrativa.
Questa è la mia ennesima ricostruzione di quello che Eros, una volta, aveva ricordato.
Abbiamo una specchiera ovale antica a intarsi e decorazioni barocche. A un lato cesto di vimini azzurro. All’altro lato cassettiera a scomparti. La stanza è sobria ma composita. L’arredamento equilibrato e vissuto. Travi ai soffitti. Una consolle in noce. Lampadario vintage. Dietro un tendaggio sartoriale una grande finestra forse sui tetti, forse su un giardino. Sul letto matrimoniale in massello copripiumone e disposizione casual di cuscini nuance a fantasia floreale. Sopra la testata una tela a giorno. Sul tavolino servitore bouquet di fiori freschi.
Di fronte al letto uno specchio a tutta parete.
Sulla mensola il necessaire da toeletta. Uno specchio da trucco. I mascara di vari colori, le spazzoline, i waterproof, gli eyeliner. Organizer, trucchi, pennelli spugnette, trucco liquido. Matite per labbra, matite per occhi. Matite per sopracciglia. Fard. Palette eyeshadow. Slot per rossetti. A effetto vellutato, in colori nude. Rossetti perlati. Cialde di ombretti, i must have, pennelli e spugnette, palette per nuance, polveri illuminanti, pennelli per unghie. Unguenti, eau de Cologne. Profumi ambrati e cuoiati in boccette dai colori perlati. Giallo bianchi, note marine, fiori d’arancio.
Deposto sul piano un anello d’oro Cartier.
Seduta alla specchiera una donna. La donna si sta truccando con cura. Non ha avuto i gesti sbarazzini, le simulazioni nella figurazione del corpo, l’osservazione compiaciuta degli esiti o gli improvvisi accenni di danza che sono tipici delle giovinette in questi momenti. Né gli esami tra il dubbioso e il soddisfatto di quelle un po’ più grandi. Essa è una donna sul crinale della sua bellezza. In lei l’emanazione latente della sensualità è di afflato lungo e permanente. Lo sguardo su sé stessa, riflessa sullo specchio, è sobrio e pacato. Forse potrebbe dirsi distaccato.
Sappiamo che da due giorni le è morta la madre.
La perdita della madre per una donna è anche una perdita di sorellanza. Perdita di una confidenza. Perdita di una complicità. Perdita di conforto. Perdita, di volta in volta, se vuoi, di necessario conflitto.
Sappiamo anche che da qualche tempo ha cambiato amante.
L’ultimo amante, per una donna, è l’amore unico. La perennità dell’amore.
Terminata l’opera di maquillage essa si alza e indossa gli abiti sulla sottoveste: non fu dato a Eros Drusiani di ricordarne di preciso la foggia.
A questo punto la donna è pronta per varcare la soglia di casa e la vediamo che incede coi tacchi sul parquet. Ma è qui che emerge e permane un mistero. Non sappiamo se si sta recando al funerale della madre, oppure all’appuntamento col suo nuovo amante.

Bombo

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