Ferguson ricorda l’incontro con gli ultras del Bologna: “Stava per scatenarsi una royal rumble, abbiamo dovuto trattenere Medel”
Intervistato in patria assieme al padre Derek durante una recente puntata del podcast Open Goal, Lewis Ferguson ha parlato dei suoi primi quattro mesi a Bologna, raccontando anche qualche aneddoto interessante. Dopo aver lodato la bontà dei tortellini («sono meglio della pizza») e descritto la Serie A come «un campionato molto tattico e difficile anche per via della barriera linguistica», aggiungendo a tal proposito che «la squadra mi aiuta tantissimo e un po’ alla volta il mio italiano migliora», il figlio e nipote d’arte è tornato con la mente all’inizio della gestione di Thiago Motta. In seguito alle pesanti sconfitte contro Empoli e Juventus, un gruppo di ultras rossoblù si era infatti presentato a Casteldebole: «Sono uscito dalla porta principale e ho visto questo gruppo di persone piuttosto accese che urlavano in italiano – ha spiegato il numero 19 –, niente security. Cercavano il faccia a faccia con noi e alcuni nostri giocatori hanno perso un po’ la testa. Ad un tratto ho capito che venivamo accusati di scarso impegno, e lì stava per scatenarsi una rissa che poteva degenerare in una vera royal rumble (combattimento a più partecipanti tipico del wrestling, ndr): Medel non ha accettato quelle accuse e ha fronteggiato il più grosso di loro, abbiamo dovuto trattenerlo. Nella mia breve carriera non avevo mai sperimentato una cosa del genere – ha concluso Ferguson –, e una volta rientrato nello spogliatoio i compagni mi hanno detto: “Benvenuto in Italia”».
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