Marrese: “Motta bravo e ambizioso, rimanga a Bologna per crescere ancora. Spero e credo nel rinnovo di Orsolini e Dominguez, così come nel nuovo Dall’Ara”
Storica e stimata firma di Repubblica, non solo in ambito sportivo ma anche culturale, e poi scrittore, conduttore radiofonico, regista e sceneggiatore. Un personaggio estroso e poliedrico, Emilio Marrese, e restando nel perimetro calcistico un attento osservatore delle vicende rossoblù. Oggi, assieme a lui, abbiamo passato al vaglio i principali temi d’attualità legati al Bologna, dentro e fuori dal rettangolo verde, con un occhio anche alla situazione generale della nostra Serie A. Ecco la sua opinione…
La vittoria di Bergamo, anche per come è maturata, può aver rappresentato l’inizio di un ideale passaggio di consegne tra Atalanta e Bologna, o voliamo troppo con la fantasia? «Parlare di passaggio di consegne mi pare un po’ prematuro, perché comunque l’Atalanta vanta una storia recente invidiabile e difficilmente imitabile. Di sicuro quella di settimana scorsa è stata una vittoria significativa, arrivata andando a dominare sul loro campo soprattutto nel secondo tempo, dando una lezione di calcio alla squadra che rappresenta un modello ideale non solo per il Bologna, ma per tutte quelle società non catalogabili come ‘grandi’ del calcio italiano. Una prestazione importante per la fiducia, l’entusiasmo e gli stimoli che ha trasmesso all’intero ambiente, la conferma della giusta direzione intrapresa».
Quando analizziamo la gestione sportiva rossoblù tendiamo forse a ridimensionare il peso della scelta di proseguire e sostenere il percorso con Mihajlovic, nonostante le note vicissitudini? «Oggi gli allenatori hanno un’efficacia abbastanza breve sulle squadre che allenano, il ciclo di un tecnico dura circa tre anni anni salvo eccezioni quali l’Atalanta, dove Gasperini ha fatto cose fuori dal mondo. Credo il Bologna, come già accaduto in precedenza con Donadoni, abbia sbagliato a rinnovare il contratto a Mihajlovic: ricordiamo bene la situazione e sappiamo che entravano in gioco anche elementi diversi, complessi e legati non solo all’aspetto sportivo. Non me la sento criticare più di tanto il club, davvero esemplare nel comportamento con Sinisa, ma i fatti stanno dimostrando come il suo effetto fosse già esaurito, con tutte le attenuanti del caso perché sappiamo quanto il mister si sia speso per questa squadra in maniera commovente e indimenticabile».
Il vero coraggio per un allenatore come Motta è dato dal resistere, restando almeno un’altra stagione a Bologna, o dall’abbracciare subito eventuali proposte provenienti da big italiane o europee? «Sicuramente Thiago è un uomo ambizioso e un allenatore che sembra destinato ad una carriera importante: è ancora giovane, quindi per il bene del Bologna mi auguro possa valutare almeno un altro anno qui per fare esperienza, visto che di tempo davanti a sé ne ha parecchio. Capisco però che possa essere difficile, qualora si presentino, resistere a tentazioni e occasioni particolarmente eccitanti. Non so davvero come possa andare a finire: penso sia più probabile la sua permanenza ma il valzer delle panchine deve ancora incominciare, perciò il tema è prematuro».
Non sarebbe un peccato per Dominguez e Orsolini non rinnovare i rispettivi contratti, rischiando dunque di interrompere il loro percorso di crescita dentro ad un BFC finalmente in ascesa? «Orsolini è qui da più tempo di Dominguez ed è già più avanti nel suo processo di maturazione ma, come nel caso di Motta, soltanto i diretti interessati conoscono i loro personali obiettivi. Mi auguro davvero che possano rimanere e penso si arriverà al rinnovo, anche se quest’ultimo non è un’automatica garanzia della loro permanenza. Nel caso dovessero partire mi dispiacerebbe moltissimo, ma non sarebbe un danno irreparabile per il Bologna: l’importante è che possano essere sostituiti in maniera adeguata, continuando a trovare alternative valide come Sartori ha dimostrato di saper fare, migliorando il precedente lavoro di Bigon e affidandosi ad un tecnico che sa valorizzare i giocatori attraverso un’identità precisa, una proposta calcistica ben riconoscibile e dei meccanismi oliati».
Bologna è stata inserita dalla FIGC tra le dieci città che potrebbero ospitare gli Europei del 2032: questo porterà ad un’accelerazione in chiave restyling del Dall’Ara? «Io continuo a fidarmi del fatto che la ristrutturazione dello stadio sia un obiettivo preciso di questa società, e resto convinto che vedremo un nuovo Dall’Ara anche senza l’eventuale assegnazione di Euro 2032 all’Italia. Certamente per il Bologna e soprattutto per le tasche di Saputo farebbe una bella differenza, perché per il presidente l’operazione complessiva che comprende anche l’impianto temporaneo ammonta a 120 milioni di euro: qualsiasi contributo statale sarebbe un sollievo, oltre a ridare vento in poppa a tutta l’operazione che sta procedendo un po’ stancamente».
Per concludere: il ciclone giudiziario che sta investendo il calcio italiano, in particolare la Juventus, finirà in una bolla di sapone o prevedi un vero e proprio terremoto? «Non penso che alla fine la Juve ne uscirà indenne, qualcosa per forza pagherà, però la stessa è già stata colpita in passato da diversi scandali, Calciopoli su tutti, così come altri club, e di fatto il calcio italiano non ne è mai uscito più sano e pulito dal punto di vista sia etico che economico. Dunque non mi faccio illusioni su cambiamenti epocali: il sistema o meglio il carrozzone, da sempre in rosso e sempre meno sostenibile, si regge in piedi per miracolo, contro ogni legge dell’economia, eppure in qualche modo resiste. Dentro tale scenario il Napoli rappresenta un’eccezione positiva: quest’anno vincerà lo scudetto una società senza debiti che ha sempre saputo vendere bene per poi reinvestire con lungimiranza, scovando dei grandi talenti. Forse c’è ancora speranza…».
Riccardo Rimondi
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