Marko e la fiera degli opposti: l’abbraccio di piazza e la freddezza social, Sinisa e Thiago, la cessione intelligente e il sostituto che non c’è
Tutto era cominciato in estate, a fine luglio di due anni fa: l’invasione di tifosi rossoblù in via Indipendenza, i cori e i fumogeni per far sentire subito a casa Marko Arnautovic, l’uomo copertina che da tempo mancava a questa squadra. Tutto è finito più o meno negli stessi giorni, senza troppi rancori, ma con l’incognita di un campionato alle porte, da iniziare 21 agosto clamorosamente privi della punta che nel bene e nel male, in presenza e in assenza, ha orientato le scelte tecniche e di mercato del Bologna.
Non si è trattato di uno sgarbo a Thiago Motta (con cui i rapporti erano tornati accettabili dopo mesi di sottili tensioni), quanto piuttosto di un desiderio confessato all’inizio della sua esperienza in rossoblù: «Se arriva una big, me ne vado». A questo punto, accertata la legittimità della scelta dell’Arnautovic professionista, c’è da chiedersi: Bologna aveva davvero bisogno di un calciatore che qui si sentiva in prestito, in attesa della chiamata di una grande? La ‘grande’ in questione è proprio l’Inter, il club che vide un ancora implume Arnautovic muovere i primi passi tra i giganti di Mourinho. Non andò bene. E infatti da lì la sua carriera ha seguito rotte non così soddisfacenti sul piano del prestigio, ma di certo remunerative (vedi l’ingaggio cinese).
Cedere la punta titolare ad una settimana dall’inizio del campionato è sempre un azzardo, specie quando un sostituto già individuato e pronto pare non esserci, ma su tale aspetto dovremmo prendercela con le regole assurde di questo sport, che concede alle squadre di cambiare radicalmente faccia in corso d’opera (con buona pace di chi si abbona mesi prima). Comunque, astraendoci dai problemi contingenti (mancano almeno cinque giocatori), il BFC ha compiuto una delle operazioni di mercato più intelligenti della sua storia recente, liberandosi di un ingaggio-zavorra che avrebbe pesato per ben 12 milioni sui prossimi due bilanci e incassandone circa 10 per un calciatore avviato ai 35 anni, ovvero sul viale del tramonto. Senza andare troppo indietro, no so quanti over 34 abbiano avuto valutazioni tanto alte (Cristiano Ronaldo a parte).
Arnautovic era arrivato qui spinto dall’ex d.t. Walter Sabatini e col placet di Sinisa Mihajlovic, due ere geologiche fa, e ha poi convissuto in modo precario col nuovo corso tecnico targato Motta. Non per problemi caratteriali (Marko non è mai stato segnalato tra i ‘sediziosi’), ma per mere questioni di gioco. Quanto ai diecimila modi di dire addio, ‘Arna’ ha scelto il più scontato, un post su Instagram (con l’ultima frase neanche corretta dal suo team social). Passare da un club all’altro senza soluzione di continuità, farsi fotografare goffamente vicino alle coppe dell’Inter e riservare giusto qualche parola ai tifosi della squadra che l’ha rilanciato nel calcio che conta è stata, quantomeno, un’occasione persa. Sinisa comprò alcune pagine di giornale per dire addio, da allenatore esonerato. In questo caso, l’allievo non ha superato il maestro.
Luca Baccolini
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Foto: Getty Images (via OneFootball)