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Corazza: “Ho rinunciato a tante cose per realizzare il mio sogno rossoblù, ma non ai tortellini… Vorrei rimanere nel Bologna a vita”

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Nelle sue vene scorre sangue rossoblù, un’accoppiata di colori che lui veste ininterrottamente dal 2009: stiamo parlando di Tommaso Corazza, prodotto del settore giovanile del Bologna capace di accumulare, in questo primo scorcio di stagione, 6 presenze tra Serie A e Coppa Italia, le prime titolarità e le prime gioie nel mondo dei ‘grandi’. Di questo e molto altro ha parlato lo stesso terzino classe 2004 in un’intervista rilasciata ai colleghi di Cronache di spogliatoio, di cui andiamo a riportare i passaggi più interessanti.

Permanenza a sorpresa – «Ad inizio estate ho avuto un primo incontro in cui mi era stato detto che difficilmente sarei andato in ritiro, perché Motta voleva partire con pochi giocatori. Per me non era problema, avevo appena passato la maturità e prenotato le vacanze. Poi, prima di partire, mi è arrivata una chiamata che annunciava come il mister mi volesse con sé, cosi ho disdetto tutto al volo: ne è valsa la pena».

Debutto da batticuore – «La gara col Cesena ha rappresentato la mia prima convocazione in assoluto tra i ‘grandi’, non ero mai andato nemmeno in panchina. Sapevo da un paio di giorni che avrei giocato titolare ma ero agitatissimo, quando siamo entrati al Dall’Ara avevo i brividi: si stava realizzando il sogno del Tommaso bambino».

Addirittura il gol – «A ridosso della gara De Silvestri, Bonifazi e Arnautovic mi hanno riempito di consigli, e pure il team manager (Fini, ndr) mi si è avvicinato dicendo di giocare facile i primi tre palloni. Così ho fatto e al quarto ho segnato. Prima della partita in hotel avevo pensato a come esultare in caso di gol, immaginandomi tutto: volevo solo correre e andare sotto la curva. Lì non ci ho capito più niente, come se non sentissi più nulla, come se non fossi lì in quel momento, poi mi sono girato e sono stato travolto dalla squadra».

Anche l’esordio in A – «Contro il Milan speravo di entrare e un po’ me l’aspettavo, avendo giocato titolare in Coppa Italia. Quando il mister mi ha mandato a scaldare ero super emozionato. Io, al Dall’Ara e in Serie A: un sogno. Anche se, a dir la verità, sono rimasto a bordocampo per tre quattro-minuti minuti perché la palla non ne voleva sapere di uscire, così ho iniziato a temere potesse succedere qualcosa che non mi facesse entrare: per fortuna ce l’ho fatta».

Duttile come l’idolo Florenzi – «Ho seguito un po’ il suo percorso: all’inizio giocavo esterno alto, poi sono diventato una mezzala finché mister Vigiani in Under 17 non mi ha spostato nel ruolo di terzino. Poco dopo ho capito anch’io che avrei potuto rendere meglio in quel ruolo».

Azzurro con l’Under 20 – «Ero fuori in giro con gli amici e verso mezzanotte arriva la telefonata del segretario del Bologna che mi invitava a rincasare, visto che l’indomani sarei dovuto partire con la Nazionale Under 20. Ero sorpreso, non mi aspettavo una chiamata a quell’ora e quasi non ci credevo, anche perché sono stato convocato in un secondo momento dopo che ci avevano concesso alcuni giorni liberi».

I poster in cameretta – «I miei idoli sono sempre stati Messi e appunto Florenzi, con cui ho parlato e scambiato la maglia al termine del match contro il Milan. Ma qui Bologna impazzivo per Gaston Ramirez, Marco Di Vaio e Alessandro Diamanti».

Fisso in Prima Squadra – «Ho legato tantissimo con Bonifazi, De Silvestri e soprattutto Beukema, visto che è il mio vicino di posto in spogliatoio. Poi è stato stupendo conoscere Fabbian: abbiamo legato molto fin dal primo istante in cui è arrivato, ora è il mio compagno di stanza in trasferta assieme a Bagnolini. Quello che mi ha impressionato maggiormente è Karlsson: è incredibile, ha qualità pazzesche».

Nessun favoritismo – «Ho sempre seguito la mia strada, fin da piccolo c’è sempre stata la figura di mio padre Daniele nel Bologna ma per me era una cosa normale, non ha mai rappresentato un problema. Mamma mi portava agli allenamenti e poi tornavo a casa con lui: certo, qualche momento di imbarazzo c’è stato, magari quando ero coi miei compagni e lui teneva i suoi discorsi, ma nient’altro».

Sogni ad occhi aperti – «Sicuramente è presto per dirlo ma io sogno di rimanere a Bologna per tutta la carriera. Tra cinque anni vorrei essere un giocatore affermato, apprezzato da questa gente e perché no, magari un punto fisso della Nazionale».

Sacrifici e rinunce – «Ho dovuto sacrificare molto tempo della mia adolescenza, tra allenamenti e partite non ho avuto molto tempo per gli amici. Però non è mai stato un peso rinunciare a uscite o feste, andare a letto presto per arrivare bene alla gara del giorno dopo è sempre stato un piacere. Forse, più che altro, è stato pesante per la scuola: studiare la sera dopo gli allenamenti non era facile».

Gusti extra campo – «Sin da piccolo tifo Fortitudo, sono un grande appassionato di basket ma non ho mai avuto dubbi sullo sport da praticare. Tortellini? Da piccolino mi piacevano solo in brodo, ora inizio ad apprezzali anche con la panna, in generale sono incredibili: a quelli non rinuncio, mi dispiace».

Foto: Getty Images (via OneFootball)