Bologna, una vittoria per inserirsi tra le big. Ma lottare per l’Europa è più un promemoria in chiave futura che un obiettivo immediato
Bisogna dirselo onestamente. L’Europa quest’anno arriverà solo in presenza di due condizioni: il tracollo di una o più squadre di testa e un’annata eccezionale del Bologna. Mai negli ultimi dieci anni l’accesso alle coppe europee (o meglio: alla possibilità di giocarsi l’Europa tramite preliminari) è stato inferiore alla soglia dei 60 punti, tranne in rarissime circostanze legate a precisi incastri con le finaliste di Coppa Italia. Perché il Bologna superi quella soglia la squadra di Motta dovrebbe marciare ad un ritmo addirittura superiore a quello attuale (1,5 punti a partita, proiezione virtuale 57) e confidare che almeno una tra Fiorentina, Atalanta e Roma rallenti vistosamente il passo.
Ma il punto poi diventerebbe un altro: può un club che da qui al 2027 sarà impegnato nella ristrutturazione radicale del proprio stadio, con conseguente trasloco in un mini impianto da 16 mila spettatori, pensare realisticamente di ospitare gare europee? La risposta è ovviamente negativa, a meno che non si voglia immaginare un’Europa League in perenne trasferta, da disputarsi tra Cesena, Ferrara, Modena o in altre piazze più amichevoli.
L’Europa, insomma, è una chimera evocata più per automatismi cerebrali che per una reale progettualità. Eppure non si può fare a meno di citarla. Serve, prima di tutto, a dare forma ad un obiettivo stagionale che non è più quello della semplice salvezza tranquilla, concetto superato almeno da tre stagioni. Il ‘problema’ Europa è, in altri termini, la necessità di uscire da quel limbo che imprigiona il Bologna (e tante altre squadre) da almeno vent’anni, un non-luogo calcistico in cui, tra l’ottavo e il diciassettesimo posto, cercare di alimentare ambizioni fino alla trentottesima giornata. È per questo che anche la società si guarda bene dal dichiarare esplicitamente la volontà di puntare all’Europa, perché sa benissimo che allo stato attuale non ci sarebbero mai le condizioni per competervi dignitosamente (e, aggiungiamo noi, anche logisticamente).
Come conciliare, allora, questi due aspetti in apparente contraddizione? La risposta ce l’ha in mano Thiago Motta, l’unico allenatore che oggi sembra in grado di avviare un progetto tecnico di respiro più lungo rispetto a quelli precedenti. Intanto battere il Torino domani sera potrebbe issare il Bologna al quinto o sesto posto, posizione di classifica che a questo punto del campionato non era mai stata raggiunta, se non negli anni d’oro in cui all’Europa si pensava davvero.
Luca Baccolini
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Foto: Getty Images (via OneFootball)