Motta: “Ringrazio i tifosi per l’affetto, sono umano e la parte emotiva conta. Grande rispetto per Baroni e il suo Verona, sono una squadra complicata”
Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questo pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dall’allenatore rossoblù Thiago Motta alla vigilia di Bologna-Hellas Verona, gara valida per la 26^ giornata di Serie A TIM in programma domani alle 12:30.
Un Verona scomodo – «Il Verona è in forma, come tutte le squadre affrontate fino ad oggi, e bisogna avere rispetto di Baroni, che considero un grande allenatore per il lavoro che sta svolgendo. Sono una squadra complicata da affrontare, perché sanno quello che devono fare in campo, hanno anche pareggiato contro la Juventus e in generale non capita spesso che vadano in difficoltà. L’Hellas non sa solo chiudersi ma pure pressare nel modo giusto là davanti, non aspetteranno sulla nostra costruzione dal basso e sapranno difendersi anche bassi. Pertanto dovremo giocare molto bene e stare attenti alle loro ripartenze, perché lì sanno essere pericolosi: sarà una bella partita».
Dall’Ara verso il sold out – «In questo gioco il risultato conta tanto, è una delle cose più importanti se non la più importante, e in tal senso abbiamo una responsabilità, visto che scendiamo in campo per dare soddisfazione alla nostra gente che viene a guardarci e sostenerci. Anche domani i ragazzi scenderanno in campo per dare tutto e aiutarsi a vicenda, pronti per combattere e raggiungere il massimo risultato».
Bologna chiede il rinnovo – «Come ripeto spesso, devo pensare solo alla prossima partita e quindi al Verona: cosa fare e cosa invece evitare, come comportarci per far felici i tifosi. Li ringrazio di cuore per il loro affetto e in particolare Giovanni Bertelli per la sua petizione: non so se merito tutto ciò, comunque sono un professionista ma anche un essere umano, e quando prendo una decisione conta pure il lato emotivo».
Uscire alla distanza – «Domenica scorsa abbiamo sfidato una grande squadra, la Lazio, che qualche giorno prima aveva battuto il Bayern Monaco: hanno giocato sui nostri errori e non è la prima volta che succede, e nel primo tempo ne hanno approfittato per segnare e per provare a punirci con un altro gol. Siamo rimasti in partita, e a proposito delle difficoltà va appunto considerato chi avevamo di fronte. Nella ripresa il match si è aperto di più e noi siamo cresciuti tantissimo, arrivando meritatamente alla vittoria. Ogni gara fa storia a sé, quando gli avversari si aprono in quel modo noi siamo pronti a colpire, così come quando si chiudono per evitare le loro ripartenze».
Calafiori e Lucumí, sana rivalità – «Riccardo è sempre stato una soluzione anche sulla sinistra, può giocare perfettamente da terzino perché è cresciuto in quel ruolo. Lui e Jhon possono coesistere, visto che si completano con le rispettive caratteristiche. Lucumí è bravo coi piedi e può fornirci una soluzione in fase di costruzione contro le squadre che vengono a pressare, mentre Calafiori sa inserirsi con e senza palla. Entrambi si allenano e giocano molto bene, non sono contenti quando stanno in panchina ma si rispettano e continuano a lavorare sodo per farsi trovare pronti, indipendentemente dal minutaggio».
Rivelazione Urbanski – «Kacper sta giocando spesso in un ruolo non suo, fin qui ha fatto l’esterno sinistro e destro e la mezzala. È un ragazzo che sente il gioco e penso che possa migliorare perché ha un atteggiamento fantastico: sa quello che può portare alla causa, è molto convinto delle sue possibilità, ha sempre portato rispetto e giorno dopo giorno si è guadagnato quello dei suoi compagni. Nell’ultima partita è entrato in uno stadio come l’Olimpico con grande personalità, senza nascondersi e giocando bene la palla, si vede che ha delle potenzialità enormi».
Zirzkee e Folorunsho, due gemme – «Se si guarda solo la conclusione meglio quello di Folorunsho, se si guarda l’intera azione scelgo quello di Zirkzee».
Dal Brasile alla Spagna – «Qualcosa della mia educazione brasiliana rimane e rimarrà sempre dentro di me. Invece in Spagna ho trascorso una parte importante della mia crescita come giocatore e come uomo, perché ho conosciuto una cultura diversa e questo mi ha aperto la mente».
Preziosi e la chance al Genoa – «Sono molto grato ad Enrico Preziosi: prima da giocatore mi ha voluto a Genoa nonostante fossi reduce da diversi infortuni, poi mi ha consentito di iniziare ad allenare tra i professionisti. Non ho nessun rimpianto riguardo a quell’esperienza, malgrado mia moglie mi dicesse di non accettare (sorride, ndr), ero convinto di quello che stavo facendo. Quel periodo mi fatto imparare tanto, e lo ringrazio per l’opportunità che mi ha concesso».