Il Bologna e la Nazionale: da Emilio Badini a Riccardo Orsolini, storia di un rapporto altalenante
Orsolini, Calafiori e Fabbian. È sempre bello quando un calciatore del BFC cambia momentaneamente maglia per indossarne una azzurra, Nazionale maggiore o Under 21 poco importa. Bello e inusuale, perché il rapporto tra Bologna e Coverciano non è più saldo come un secolo fa. Alla causa azzurra, infatti, il club felsineo ha fornito 54 giocatori, 63 gol e 23 partite ospitate in città dal 1922 ad oggi. Ci sarebbe da scriverci un libro. E infatti c’è già. Lo avevano fatto per Maglio Editore il collezionista sportivo Lamberto Bertozzi e il giornalista Giuliano Musi otto anni fa, quando ogni convocazione azzurra recapitata a Casteldebole era ancora una sorpresa, sebbene storicamente il Bologna sia tra le prime sette squadre italiane per contributo alla causa.
Il legame di ferro tra il rossoblù e l’azzurro occupa per lo più i 45 anni che vanno dal 1920 al 1966, annata spartiacque che ha reciso profondamente i contatti col pianeta Italia. Ai Mondiali d’Inghilterra il Bologna era la squadra più rappresentata nella Nazionale di Edmondo Fabbri: 5 giocatori, ovvero il nucleo vincente dell’ultimo scudetto del ’64 (Janich, Perani, Fogli, Bulgarelli e Pascutti; Tumburus, che era nel giro, fu scartato). Contro la Corea del Nord avvenne il paradigma di ogni Waterloo sportiva. E per il ghigno di Pak Doo-ik, che però non era un dentista come si diceva, pagarono un po’ tutti: Marino Perani e Franco Janich, suo dirimpettaio di marcatura, non furono più convocati; Romano Fogli disputò solo un’amichevole con Cipro nel 1967; Giacomo Bulgarelli, che era uscito sullo 0-0 per un infortunio al ginocchio (e non c’erano le sostituzioni), giocò altre due gare e non fu nemmeno schierato nelle fasi finali degli Europei 1968; e pure Ezio Pascutti, che non figurava tra i titolari ma che doveva ancora espiare il ‘pugno’ rifilato a Mosca a Dubinski, si fece un ultimo giro di giostra a Bucarest nel 1967.
Certo, i risultati del BFC da lì in avanti non hanno mai incentivato i c.t. a consultare le rose felsinee. Ma qualche eccezione c’è stata, da Mauro Bellugi (24 presenze) a Roberto Baggio (6), che però andò ai Mondiali di Francia ’98 ormai da giocatore dell’Inter, grazie ai 22 gol segnati sotto le Due Torri (record personale). E se il Novecento ha chiuso il sipario con gli stornelli benauguranti per Paramatti (il coretto «gioca bene, gioca male…», mai ascoltato da Dino Zoff), gli anni Duemila si son riaperti con Carlo Nervo, simbolo della provincia che ce l’ha fatta. Dopo di lui, il diluvio. Si è aspettato il 2010 con Emiliano Viviano (primo portiere del Dopoguerra), apripista di un nuovo mini ciclo che ha visto apparire fugacemente Alberto Gilardino, Emanuele Giaccherini ma soprattutto Alessandro Diamanti (16 presenze e un argento a Euro 2012). L’erede di Simone Verdi, per coincidenza, è stato proprio il suo successore anche in rossoblù, quel Riccardo Orsolini che adesso, sull’onda dei risultati della squadra, punta a conquistare un posto per la spedizione continentale in Germania.
I numeri e le bandiere degli attuali convocati dicono che oggi il Bologna parla per lo più straniero. Ma la storia non si cancella: dal pioniere Emilio Badini (noto come Badini II), il primo rossoblù a giocare e segnare per l’Italia nel 1920, passando per il leggendario Angelo Schiavio, che rese vano il tuffo di Planicka nella finale dei Mondiali casalinghi del 1934, vincendo il primo titolo azzurro, Bologna ha un’arcata gloriosa lunga più di cent’anni. Rimane solo da capire quando il club riuscirà a ‘produrre’ un altro bolognese, di nascita, da Nazionale. Prima o poi, ne siamo sicuri, succederà.
Luca Baccolini
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