Bologna, la macchina mercato funziona: più di 240 milioni incassati dalle principali cessioni nella gestione Saputo
La partenza di Riccardo Calafiori riscrive la storia del calciomercato del Bologna e anche quella della Serie A: mai un difensore italiano era stato venduto a 45 milioni (più 6 di bonus). Tanto per evocare i precedenti illustri, Leonardo Bonucci si era fermato a 42, Alessandro Nesta a 30. Si guarda ai numeri per consolarsi di un sacrificio doloroso, ma necessario per costruire un BFC più forte sul piano della reputazione. Aver alzato l’asticella delle operazioni in uscita porterà infatti beneficio a tutte le future cessioni rossoblù.
Prima di Calafiori e Zirkzee (entrambi venduti col ‘prefisso’ 4), il record rossoblù apparteneva ancora a Simone Verdi, prelevato nel 2018 dal Napoli per 24,5 milioni. Si potrebbe obiettare che quanto rimasto in tasca al Bologna per ognuna delle due cessioni eccellenti sarà più o meno il valore di Verdi, ma non è così. In un mercato dai contorni sempre più labili, in cui il prezzo di un calciatore vive di percezioni basate su un numero di gare piuttosto esiguo (a Calafiori ne sono bastate 33 per arrivare all’attuale supervalutazione), la ‘bottega’ che vende assume e assumerà sempre più un peso determinante nella stima dei giocatori.
Il Bologna aveva bisogno di entrare in Europa e – paradossalmente – aveva bisogno di esibire subito in vetrina i suoi gioielli, per misurarsi col suo nuovo status internazionale. E anche se ci sarebbe piaciuto vedere ancora in rossoblù sia Joshua che Riccardo, era impensabile affacciarsi alla nuova sessione di calciomercato senza il contributo derivante dai loro cartellini. Adesso il BFC è una società che tratta e conclude affari coi più importanti club della Premier League (come già era accaduto con Tomiyasu, venduto però a ‘soli’ 18,6 milioni).
Tra le più lucrose 10 cessioni della storia rossoblù, 9 le ha realizzate la gestione Saputo-Fenucci (solo Ramirez, valutato 15,5 dal Southampton, salutò in epoca Guaraldi). In totale, dalle partenze di Arnautovic, Barrow, Calafiori, Diawara, Dominguez, Hickey, Pulgar, Schouten, Svanberg, Theate, Tomiyasu, Verdi e Zirkzee, il Bologna ha incassato oltre 240 milioni di euro, dei quali almeno 160-170 (tolte le percentuali sulla rivendita di alcuni calciatori) sono rimasti nelle casse felsinee. Numeri che con una gestione più omogenea del dicastero sportivo (passato di mano in mano tra Corvino, Bigon, Sabatini e Sartori, con Di Vaio come unico punto fermo) avrebbero potuto essere anche più alti.
Luca Baccolini
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