Un nuovo allenatore, il triplice impegno e la necessità del club di non snaturarsi: analisi del mercato estivo del Bologna
Compromesso è probabilmente il termine che meglio si addice alla descrizione del mercato portato avanti dal Bologna nella sessione estiva appena trascorsa: la scelta di Vincenzo Italiano in luogo di Thiago Motta, il triplo fronte aperto almeno fino al mese di gennaio, la consapevolezza del proprio status pur a fronte del grandissimo risultato raggiunto nella scorsa stagione. Ma entriamo nel dettaglio.
Nella precedente esperienza alla Fiorentina, il tecnico italo-tedesco ha fatto ampio ricorso ai vari organici a sua disposizione per poter affrontare con successo, in particolare, le 117 gare delle scorse due annate disputate dai gigliati tra Serie A, Coppa Italia e Conference League. Una caratteristica che sembra ben incastrarsi con le esigenze di una squadra che tornerà presto a vivere, dopo quasi un quarto di secolo (l’ultima volta nel 1999-2000), l’onore e l’onere del triplice impegno: il BFC disputerà come minimo 47 gare tra campionato, coppa nazionale e Champions, di cui 31 entro la fine di gennaio 2025.
La volontà di fare bella figura in Europa, mantenendosi intanto sul pezzo in Serie A e provando ad avanzare in Coppa Italia non poteva che passare da una rosa allungata: a fronte di 4 uscite principali rispetto a quella che aveva concluso la scorsa stagione (Calafiori, Kristiansen, Saelemaekers e Zirkzee), il Bologna ha abbracciato 9 volti nuovi (Cambiaghi, Casale, Dallinga, Dominguez, Erlic, Holm, Iling-Junior, Miranda e Pobega). Per rendere ancor meglio l’idea: considerando i soli giocatori di movimento, oggi l’organico rossoblù annovera 3 portieri, 11 difensori, 8 centrocampisti e 9 attaccanti.
L’ultimo punto è forse il meno facile da spiegare: il BFC è arrivato in Champions League con assoluto merito, al termine di un’annata costruita e condotta lodevolmente da tutte le parti in causa, ma dodici mesi fa – almeno sulla carta – non era certamente strutturato per un obiettivo di tale portata, e l’averlo raggiunto non cambia comunque lo status della società.
Come tradurre tutto questo nel pratico? L’impossibilità di aumentare in maniera esponenziale la propria struttura costi (cartellini, ammortamenti e ingaggi) stante l’incertezza di prendere nuovamente parte ad una competizione europea il prossimo anno, figurarsi alla stessa Champions. Non è mancanza di ambizione, si tratta soltanto di guardare alle realtà con cui il Bologna si confronta ogni anno in campionato e che vivono di una rendita posizionale difficilmente colmabile nel breve-medio periodo.
Non è forse un caso allora che 2 delle suddette 9 operazioni in entrata effettuate dal club di Saputo, quelle relative a Casale e Pobega, siano state concluse con semplici opzioni per il riscatto, seppur differenti tra loro nelle modalità. Cosi come a titolo temporaneo, in questo caso senza alcun diritto di riscatto, è stato prelevato Iling-Junior, ma è opportuno ricordare che l’inglese è arrivato per tappare la falla apertasi dopo il grave infortunio di Cambiaghi.
Miranda e Cambiaghi a presidiare la fascia sinistra in luogo di Kristiansen e Saelemaekers rappresentano l’inserimento di un investimento e di una ghiotta occasione a parametro zero, entrambi elementi potenzialmente da plusvalenza, a fronte di quelli che rischiavano di rilevarsi unicamente due costi. Poi la sfortuna si è abbattuta sull’ex Empoli di scuola Atalanta, costringendo Sartori e Di Vaio a riparare sul già citato Iling-Junior.
Gli innesti di Erlic e Holm, elementi subito pronti all’uso (guai fisici permettendo, è il caso dello svedese), visti i costi dei cartellini rappresenterebbero nella peggiore delle ipotesi due acquisti di cui poter rientrare del rispettivo valore, mentre Dominguez è l’unica operazione realmente proiettata al solo futuro, anticipata per evitare la concorrenza di determinati top club.
La maggior scommessa, in termini monetari, è stata fatta su Dallinga (15 milioni più 3 di bonus), un altro profilo funzionale al calcio di Italiano: lo richiedeva la pesante cessione del leader tecnico Zirkzee, e lo richiedeva la presenza nel ruolo di centravanti del solo Castro, certamente talentuoso e promettente ma ancora in fase di costruzione come giocatore (appena 19 anni).
Tramite questo articolo abbiamo semplicemente provato a interpretare, dal nostro punto di vista, la strategia del Bologna e la logica dietro alle varie operazioni di mercato completate negli ultimi due mesi. Ognuno avrà la propria opinione a riguardo allo scenario appena descritto, ognuno darà un voto al lavoro svolto dall’area tecnica rossoblù e più in generale dalla società. Anche se l’unico giudizio realmente importante, come sempre, sarà quello del campo.
Riccardo Rimondi
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Foto: Getty Images (via OneFootball)