Casale: “Bologna è un passo avanti per me, ho sentito tanta fiducia. Sbagliato paragonarmi a Calafiori, ma posso fare una grande stagione”
Stamattina a Casteldebole è stato presentato alla stampa Nicolò Casale, nono e ultimo acquisto del Bologna in ordine cronologico durante il mercato estivo 2024. Il roccioso difensore veneto, reduce da un biennio alla Lazio, è stato prelevato in prestito con obbligo di riscatto condizionato ad una nuova qualificazione europea del club, e sotto le Due Torri cercherà di rilanciarsi dopo una stagione non particolarmente semplice. Pienamente ristabilitosi da un fastidio al polpaccio, il ragazzo classe 1998 è attualmente uno dei due centrali di riserva insieme a Martin Erlic, ma visti i tanti impegni che attendono i rossoblù potrà certamente ritagliarsi uno spazio importante. Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le dichiarazioni del nuovo numero 15 felsineo, anticipate da quelle del direttore tecnico Giovanni Sartori.
Introduzione di Sartori – «È un piacere essere qui oggi per presentare Nicolò, arrivato dalla Lazio in prestito con diritto di riscatto che può diventare obbligo a determinate condizioni. Parliamo di un difensore di piede destro che conosciamo benissimo, ha già alle spalle un percorso lungo pur essendo ancora giovane: nato calcisticamente nel Verona, è poi andato a farsi le ossa in Serie C per poi confermarsi col Venezia in B ed esordire infine in A proprio col Verona. Quindi la Lazio, con cui ha esordito anche in Champions e si è guadagnato la chiamata di Spalletti in Nazionale. L’abbiamo sempre seguito, soprattutto prima del suo approdo alla Lazio, perché è chiaro che quando un ragazzo arriva lì non può più essere un obiettivo per noi. Una volta compreso che poteva essere sul mercato, ci siamo fatti avanti e abbiamo provato a prenderlo, riuscendoci: la speranza è che ci possa dare una grossa mano in questa annata, che ci auguriamo sia entusiasmante».
Problemi alle spalle – «Sto molto bene: vista la pausa del campionato, i preparatori hanno deciso di non rischiare nulla e far passare qualche giorno in più, ma ora sono a posto. Avevo giocato fino all’ultima partita con la Lazio, poi ho avuto un piccolo problema al polpaccio ma sono stato gestito nel modo migliore: dopo la sosta sarò pronto per giocare fin da subito».
Ottime sensazioni – «La prima stagione alla Lazio è stata straordinaria sotto tutti i punti di vista, mentre nella seconda ho avuto problemi fisici e difficoltà ambientali che si erano venute a creare in città. Quando ho parlato col direttore Sartori ho percepito subito una grande fiducia, era proprio quello che mi mancava. E poi, appena arrivato qui a Casteldebole, ho sentito una carica diversa. Ora ci sono da sistemare diverse cose, ma è normale dopo un cambio di allenatore, per di più ho saputo che il mister non ha avuto a disposizione parecchi elementi in ritiro. Il mister lo conosco già, i compagni più o meno anche e penso che questa sia una squadra forte».
Idee chiare – «Mi sono confrontato col mister e mi ha fatto capire cosa vuole a livello difensivo. In questi anni, avendo cambiato tanti allenatori, ho giocato in tutti i tipi di difese possibili. Qui cercherò di portare l’esperienza di questi anni, provando magari ad aiutare in particolare i compagni stranieri, con la consapevolezza riguardo a quanto viene richiesto dall’allenatore. Tre partite sono poche per giudicare, sono certo che adesso sistemeremo un po’ di cose».
Pro e contro – «A 26 anni posso migliorare ancora su tante cose, mentre mi sento particolarmente sicuro nei duelli aerei e dalla mia ho anche la forza fisica nel lungo».
Step importante – «Ho sentito dire che Casale ha fatto un passo indietro, ma non lo penso assolutamente: sono arrivato in una società solida, in una squadra forte che gioca la Champions League, guidata da un bravo allenatore. Sono nel pieno della maturità e vedo il Bologna come un passaggio molto importante della mia carriera: questa è la piazza giusta dove tirare fuori quel qualcosa in più che mi consentirà di migliorare».
Acquisto in extremis – «All’inizio giravano solo delle voci, ma la Lazio non aveva mai aperto alla possibilità di un mio trasferimento. Poi mi sono reso conto di non avere la fiducia dell’allenatore e ho parlato in prima persona con Sartori, che come detto mi ha mostrato la sua stima, allora non ho esitato un attimo e ho accettato la proposta rossoblù. Sono stato fortunato, perché nonostante fossero gli ultimi giorni di mercato è stata una trattativa rapida».
Ambizioni azzurre – «Sicuramente la Nazionale è un sogno, e la convocazione arrivata all’inizio della passata stagione me l’aveva fatto accarezzare. Purtroppo, soprattutto per colpa mia, è durato poco. Adesso un dei miei obiettivi è riprendermi l’azzurro».
Calafiori, eredità pesante – «È difficile paragonarsi ad altri giocatori. Non ho mai conosciuto Riccardo di persona ma ovviamente ho sentito parlare tanto e bene di lui. Era stato sfortunato con quel grave infortunio al ginocchio, poi si è ripreso e in punta di piedi, dopo l’esperienza in Svizzera, ha dimostrato tutto il suo valore ed è diventato uno dei giocatori più importanti della Serie A. Nel nostro mondo può essere una cosa sia positiva che negativa: talvolta basta poco per scalare una montagna alta, e poi basta un attimo per ricadere all’indietro. Un po’ come è successo a me nella scorsa stagione, alle prime vere difficoltà della mia carriera. Non voglio paragonarmi a lui perché sarebbe sbagliato, ma sento di avere la possibilità di fare un grande campionato».
Problemi a Roma – «Se n’è parlato tanto in questi giorni. Nella mia breve carriera, in costante crescendo, era sempre andato tutto bene. Invece a Roma, una piazza bellissima ma particolare specie a livello mediatico, ho trovato difficoltà ambientali. Non sentendo più l’appoggio da parte di qualcuno che fin lì mi aveva sostenuto, mi sono ritrovato in un limbo dal quale non riuscivo ad uscire. Annate del genere possono capitare, basta essere consapevoli delle proprie potenzialità e venirne fuori».
Champions all’orizzonte – «Il calcio europeo non è la Serie A, lì tutte le squadre sono forti e hanno giocatori molto importanti: non c’è mai nulla di facile e scontato, anche quando giochi in stadi che all’apparenza sembrano agevoli. Disputare la Champions League qui, dove mancava da tanti anni, porta grande soddisfazione, qualcosa che forse chi fa le coppe europee ogni anno ed è ormai abituato non può comprendere a pieno. Io comunque ho già avuto la fortuna di respirare l’atmosfera della Champions e devo dire che è qualcosa di realmente speciale».
Maestro Sarri – «Era stato mister Sarri a volermi alla Lazio, e tra i motivi che mi avevano spinto ad accettare la proposta biancoceleste c’era proprio lui: mi ha aiutato a completare le mie caratteristiche in fase difensiva, specialmente nell’attenzione, nella postura del corpo e sulle palle inattive, e lo ringrazierò sempre per questo».