La bella Lille: storia, fascino e cucina che meritavano una trasferta. Un po’ d’Italia al vertice e tra i pali, il club va in cerca di nuova gloria
Guardi il Lille e pensi subito alla legione straniera: nella rosa della squadra che stasera si presenterà al Dall’Ara c’è una bandiera per ogni continente, o quasi: Congo, Algeria, Belgio, Canada, Brasile, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Guinea, Portogallo, Olanda, Kosovo, pochi francesi e addirittura un italiano, il terzo portiere Vito Mannone, che da quando venne messo sotto contratto all’Arsenal, neanche diciassettenne, non ha mai smesso di giocare all’estero.
Ma al di là del poliglottismo, il Lille è la vera sorpresa della Champions League 2024/25, conquistata in estate tramite i turni preliminari dopo un quarto posto dietro PSG, Monaco e Brest. Tolte le sconfitte in coppa con lo Sporting Lisbona e in campionato con Saint-Étienne e Paris, i francesi non hanno più perso da settembre. E a giudicare dai risultati, sono due tra le migliori squadre della terza fascia di questa anomala Champions. Tra le migliori imprese di quest’anno ci sono le affermazioni su Real (1-0) e Atletico Madrid (1-3), senza dimenticare il pareggio interno per 1-1 con la Juventus di Thiago Motta.
Peccato non poterli sfidare in trasferta (maledetto formato senza gare di andata e ritorno), perché Lille (città natale di Charles de Gaulle) è uno dei centri più interessanti della Francia settentrionale, abbarbicata nei pressi di un confine che nel tempo l’ha resa possesso ora dei transalpini, ora degli spagnoli, ora degli austriaci. Bellissimi i suoi caffè, dove si possono mangiare piatti del nord già in odore di cucina belga. Per quanto riguarda invece il calcio, il LOSC vanta gloria passata (specie negli anni Quaranta-Cinquanta) e alcuni acuti recenti (scudetto e Coppa di Francia nel 2011, scudetto e Supercoppa nazionale nel 2021).
Settant’anni fa la sua reputazione crollò per uno degli abbagli calcistico-anagrafici più divertenti di sempre: il club delle Fiandre ingaggiò a sua insaputa un ex militare dell’esercito cecoslovacco, credendolo József Zakariás, componente della leggendaria nazionale ungherese dell’epoca. L’inganno venne a galla dopo che il vero Zakariás spedì un telegramma da Budapest, ma ormai la frittata era fatta: il Lille aveva già presentato il finto calciatore in pompa magna e il caso era diventato oggetto di scherno in tutta la Francia.
Oggi la società appartiene, come tante altre in Europa e nel mondo, ad un fondo finanziario, la Merlyn Partners, nota in Italia per detenere una piccola quota azionaria in TIM e per aver provato, ormai due anni fa, a rilevare la Sampdoria con un’offerta da 50 milioni (e un piano per ristrutturare più di 100 milioni di debiti), operazione mai andata in porto. A guidare il fondo che governa le sorti del Lille è però un italiano, il banchiere romano Alessandro Barnaba, classe 1973, laureato alla LUISS e ormai da più di vent’anni conosciutissimo banker nel cuore della City londinese: è lui l’uomo che per conto di JP Morgan ha messo d’accordo Pallotta e Friedkin nella cessione della Roma. In quattro anni da proprietario è se non altro riuscito a spezzare, seppur solo per una stagione, il dominio assoluto del PSG. Stasera cercherà l’allungo decisivo per passare il turno in Champions. Speriamo invano.
Luca Baccolini
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Foto copertina: François Lo Presti/AFP/Getty Images (via OneFootball)