Sin dall’inizio forza Bologna
Ho letto di questa iniziativa, Sin dall’inizio forza Bologna, in virtù della quale ogni nuovo nato nel Comune di Bologna riceverà in dono una maglietta del BFC.
Nella foto che presenta il progetto ci sono alcuni scriccioli già pronti a scendere in campo, e io ho pensato: «Bella, questa epidemia di rossoblù». L’unica epidemia che ti auguri possa mai scoppiare fra le culle.
Poi mi sono chiesto cosa sarebbe stato del sottoscritto e delle decisioni che ho preso da più grande se i miei mi avessero raccontato che il Bologna mi aveva cercato e voluto fin dal mio primo pianto.
Cosa sarebbe stata per me, per i miei occhi di bimbo, l’idea che una squadra mi stesse aspettando. Che effetto mi avrebbe fatto, a me che immaginavo Casteldebole come un posto in cui si giocano partite dalla mattina alla sera e tutto è una festa, sapere che io per quelle feste avevo avuto già il vestito pronto cinque minuti dopo essere venuto al mondo.
La prima cosa che mi sono detto è che io, al mercato, a 6 anni, forse avrei scelto in maniera diversa. Quando davanti a quel banchetto i miei genitori mi chiesero «che maglia vuoi, Fabio, quella di Signori o quella di Del Piero?», io scelsi Del Piero perché stavo scegliendo mia madre e la sua, di fede.
Lei non mi aveva mai forzato. Alle mamme non serve. I figli tendono verso di loro con naturalezza, come un riflesso. I maschi, poi, figuriamoci. E così Del Piero fu.
Certo, in seguito al Bologna ci sono arrivato lo stesso.
Nasciamo e viviamo nella città della Garisenda che cerca di svincolarsi dalla Torre degli Asinelli soltanto perché sa che lei rimarrà comunque lì a vegliare, e questo aiuta.
Dev’essere bellissimo, però, sentirsi scelti.
Immaginare il BFC come una seconda casa dove essere accolti con ogni onore, pensare che quella maglietta sia un passe-partout e che basti presentarla alla portineria di Casteldebole per essere, un minuto dopo, in campo a palleggiare insieme a Signori in carne ed ossa.
Vedersi piccoli, scattanti, imprendibili mentre si dribbla l’intera squadra, si segna sotto le gambe di Pagliuca e… e basta, perché io, almeno, non sono più capace di sognare davvero come un bambino.
Starà a quegli scriccioli farlo, e a quelli che verranno dopo di loro.
Starà a loro prendere una decisione e chissà, magari dare un piccolo dispiacere a mamma o a papà.
Non fa niente, in fondo. Tanto gli Asinelli restano lì comunque.
Fabio Cassanelli
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Foto: bolognafc.it