Giocare sempre il pallone o ‘picchiarlo su’? Le direttive di Sinisa sono chiare
Tante, troppe critiche al povero Soriano, reo del retropassaggio a Danilo in occasione del secondo gol della Juventus, ma quella scelta è figlia di un atteggiamento, di un modus operandi che il Bologna di Sinisa Mihajlovic ha fatto suo: giocare al calcio.
Chiaramente è facile affermare che in alcuni casi la palla bisogna ‘picchiarla su’, ma queste cose chi le decide?
Danilo poteva ad esempio servire Svanberg invece di Soriano, e la squadra ripartire in campo aperto, oppure lo stesso brasiliano poteva allungare la palla su Sansone o Palacio, che erano in campo lungo. Potrei trovare anche altre soluzioni migliori di quella attuata dai giocatori del Bologna nell’occasione incriminata, ma il concetto è molto più ampio: questa squadra, per praticare il suo calcio, non butta mai via il pallone, perché dalle uscite palla al piede nel traffico trova spesso le linee di gioco per andare in campo aperto, vera forza del gioco di Sinisa.
Ricordate l’esordio della gestione Mihajlovic a Milano contro l’Inter, il retropassaggio di Poli con successivo intercetto e gol sbagliato di Icardi? Il mister incoraggiò comunque Poli, invitandolo a continuare tranquillamente a giocare, perché l’ordine di scuderia era, è e sarà sempre quello.
Chiedere ai giocatori di ‘interpretare’ le soluzioni più o meno rischiose significa snaturare quella che è la vitalità del Bologna, quel suo modo di interpretare le partite che tanto soddisfa i tifosi: ‘picchiare su’ la palla quando si è in difficoltà è una scelta che può essere solo individuale, mentre decidere di giocare sempre e comunque è una scelta concettuale, di collettivo.
Quindi delle due l’una: se siamo e siete contenti della qualità del gioco del Bologna bisogna accettare i rischi annessi a questa scelta. Protestare per la mancata pulizia dell’area, invece, è una contraddizione in termini, perché ogni giocata contiene potenzialmente un margine di rischio, anche la più semplice.
Se si lascia al calciatore la scelta di ‘spazzare’, questi lo farà ogni volta che lo riterrà opportuno per evitare anche il più piccolo ipotetico errore, e lo farà tante, troppe volte rispetto al necessario, al logico, così da snaturare la conseguente capacità della squadra di impostare un calcio proattivo.
Purtroppo non ci sono vie di mezzo, queste toglierebbero solo certezze: meglio un errore per eccesso di zelo che dieci, cento palloni buttati in avanti e ridati la maggior parte delle volte agli avversari per la paura di subire una rete.
Tosco – Radio1909
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