Cinque anni di Saputo, presidente che spende tanto e non teme ostacoli
Sono trascorsi cinque anni esatti da quando Joey Saputo ha rilevato la maggioranza assoluta del Bologna. Era il gennaio 2015 quando, passato un mese dagli accordi stipulati con Joe Tacopina dopo la partita dei rossoblù a Catania (vista da entrambi presso il ristorante Al Campione, da due tavoli distinti), il magnate canadese si presentò all’opinione pubblica come l’unico riconosciuto padrone del club felsineo, relegando l’americano ad un ruolo marginale e temporaneo. L’obiettivo categorico era raggiungere la Serie A ad ogni costo. E non era un modo di dire: in poche settimane il mercato di riparazione si trasformò in uno shopping da gran boutique. Dalla Sampdoria arrivarono il capitano (!) Daniele Gastaldello, il portiere Angelo Da Costa e la mezzala Nenad Krsticic, quindi il terzino interista Ibrahima Mbaye, l’ex capocannoniere della B Matteo Mancosu e la seconda punta Gianluca Sansone, e fino all’ultimo si tentò di convincere Sebastian Giovinco con uno dei contratti più faraonici che potesse allora immaginare. Pur di agguantare la A, Saputo smontò l’impalcatura affidabile costruita da Filippo Fusco e ne rimontò un’altra con il piglio di chi è certo di riuscire nel suo scopo. E se non ci fosse riuscito, almeno avrebbe sbagliato con le proprie mani.
A far gola, all’epoca, erano i diritti televisivi, necessari per supportare una macchina complessa com’era – e come stava diventando sempre più – il Bologna. La promozione arrivò per il rotto della cuffia, ma quattro anni in Serie A, con i conseguenti benefici dei suddetti diritti TV, non hanno risolto il problema dei costi. In cinque esercizi, la società ha perso più di 100 milioni di euro, 22 solo nell’ultima tornata. Joey, frattanto, si sta connotando sempre più come un presidente alto-spendente: dopo un’estate col portafoglio perennemente aperto (più di 60 milioni di spesa tra Orsolini, Sansone, Soriano, Tomiyasu, Denswil, Bani e gli altri), ora si appresta ad investirne 15 più bonus per un ventunenne gambiano che ha ancora tutto da dimostrare (al confronto i 10 milioni per Destro, 41 reti in 89 presenze in A al momento dell’acquisto, potevano sembrare una cifra assai più contenuta).
È un buon segnale che Saputo stia continuando ad autorizzare spese del genere, soprattutto in un passaggio storico che rischia di essere rovinoso per l’intero movimento della Serie A. Nel 2021, infatti, comincerà il nuovo triennio del contratto dei diritti televisivi, e nulla fa pensare che i grandi network siano disposti ad aumentare il loro contributo al massimo campionato a fronte del milione di utenti persi negli ultimi dodici mesi (considerando anche che il costo dei diritti TV, cioè quanto hanno incassato le società, è salito dell’80% negli ultimi dieci anni). Il Bologna, insomma, per colpa di questa congiuntura storica potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di vedersi rosicchiare parte di quel terreno faticosamente conquistato nella lotta allo strapotere delle grandi. Se Saputo resisterà anche a questa strettoia, che arriverà grossomodo attorno alla presunta data di inizio lavori del nuovo Dall’Ara, si potrà stare tranquilli sulla sua permanenza a lungo in questi lidi.
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