Torino-Bologna 1-0: il Tosco l’ha vista così…
Siamo alle solite, e le solite raccontano di un Bologna che domina per larga parte di gara e non concretizza la grande mole di gioco prodotta. Eppure, più di qualcuno si lamenta non solo di questo o quel calciatore, ma addirittura delle scelte di Mihajlovic.
Ecco che, finalmente, si palesano coloro che la scorsa estate si sarebbero strappati le vesti per un suo mancato rinnovo e che ora lo criticano per un ipotetico cambio ritardato o sbagliato: sono loro i peggiori della giornata di ieri, e anche oggi li sentirete blaterare in giro o farneticare su qualche social.
Solo la memoria corta, l’incapacità di una critica scevra dal mero risultato domenicale (tralascio l’analisi, sarebbe chiedere troppo…) e la scarsa conoscenza calcistica possono far nascere dei pensieri del genere: il Bologna gioca un calcio organizzato e proattivo, nei limiti delle sue capacità tecniche sviluppa trame di ottima qualità e produce sempre un buon numero di occasioni da gol, e per fare ciò toglie necessariamente qualcosa alla fase difensiva.
Tutto questo è frutto della capacità di Mihajlovic e dei suoi collaboratori di costruire in qualsiasi zona del campo e in ogni momento della gara un’idea di calcio sempre organizzato, mai arrangiato. E la dimostrazione la si ha proprio quando si affrontano squadre sulla carta più attrezzate ma che, incontrando il Bologna, sfigurano nel vero senso della parola. Come ha fatto una settimana fa la Fiorentina o ieri il Torino: persino Mazzarri ha parlato di vittoria fortunata!
Ecco allora che le critiche, mica tanto velate, allo staff e ad alcuni calciatori rossoblù, oltre ad essere ingenerose sono del tutto illogiche: questo gruppo, ripeto, sta producendo gioco oltre i propri limiti puramente tecnici perché è allenato alla grande. Il valore dei singoli che lo compongono è di gran lunga inferiore a quello di compagini che si trovano davanti di soli pochi punti in classifica (ma anche di qualcuna che staziona alle spalle), piene di calciatori due-tre volte superiori nelle valutazioni di mercato ai nostri.
Immagino già l’obiezione: Verona e Parma, allora? Infatti mica siamo gli unici ad avere un’idea di calcio, però sono abbastanza certo che il Bologna la avrà anche a maggio, le altre non saprei.
Mantenere un tale livello di prestazioni, se non ha del miracoloso è comunque cosa complicata, fidatevi.
A giugno credo di non essere stato tenero nei confronti di Sinisa, quando tardava a porre la firma sul rinnovo di contratto, ma questo non mi ha fatto perdere di vista lo straordinario lavoro fatto dal nostro tecnico: il Bologna gioca oltre il suo valore reale, e lo fa perché ha linee di sviluppo della manovra chiare. Ad esempio, l’ottima scomposizione delle posizioni del centrocampo: in fase offensiva il vertice basso si ferma, l’altro centrocampista si allunga sulla linea degli attaccanti – che a loro volta ruotano le posizioni – e Soriano spesso si decentra sulla sinistra, così da occupare quella fascia orfana di un esterno di ruolo, creando lo spazio per una giocata ‘incontro’ di Sansone o Palacio. Insomma, tutti movimenti necessari per una produzione offensiva notevole ma che, giocoforza, disordina l’assetto difensivo quando si perde il possesso del pallone e ci si deve riallineare.
Anche la partita di ieri ha evidenziato come il Bologna non abbia difficoltà a produrre occasioni in sequenza, subendo però gol su una brutta lettura difensiva: mancato intercetto del pallone a causa del cattivo allineamento difensivo sulla traiettoria a rimorchio di Belotti.
Si doveva mantenere la linea più compatta, invece di cercare l’avversario in area: andava intercettato il pallone, non contrastato l’uomo (so che è difficile da accettare, ma la difesa a zona prevede questi precetti: palla-porta-linea-avversario, non il contrario).
Poco male, quando si ha davanti una gara intera. Invece succede che Palacio sbaglia due gol (uno dei quali capita sì e no una volta in carriera) e colpisce un palo su corner, Sansone riesce a centrare tutti i difensori avversari come birilli, Orsolini spara a salve su Sirigu quando alzando la testa almeno una volta avrebbe potuto servire un compagno libero, Poli calcia fuori da centro area completamente solo con mezza porta libera e l’accoppiata arbitro-VAR riescono a non vedere un mani di Lukic e un dubbio contrasto gomito-braccio di Izzo su Santander.
Proprio per questo continuo non solo ad essere ottimista circa il futuro del Bologna, ma contento di quanto vedo ogni volta che i rossoblù scendono in campo: il risultato a volte premia più di quanto effettivamente meritato (Atalanta, Napoli), altre volte meno (Torino, Fiorentina, Inter, Roma), ma le prestazioni sono quasi sempre all’altezza, così come la continua crescita e conferma dei singoli.
Ieri sono stato particolarmente sorpreso da Schouten, che ha impattato molto bene la partita e non ha calato troppo il livello della sua prestazione nel corso dei novanta minuti.
Ammetto di non essere un suo grande estimatore (questione di gusti, probabilmente un mio limite), ma la prova di Torino è di buon auspicio. Così come quella di Dominguez, che in pochi minuti ha sfoderato almeno un paio di giocate di qualità.
Senza esaltarsi troppo, visto che quando è subentrato si giocava praticamente ad una porta sola, l’argentino ha fatto intravedere cose interessanti fin da subito. E la classe la si nota al primo tocco di palla.
Non ho voglia di trovare colpevoli o insufficienti per la sconfitta di ieri, preferisco fermarmi sulle note più liete, perché alla fine del girone d’andata non trovo niente da criticare né alla squadra né allo staff tecnico, mi accontento di veder giocare un buonissimo calcio.
Della posizione in classifica non ho di che lamentarmi, quella cambierà di qualche posizione in positivo o in negativo, ma anche la gara dell’Olimpico ha rinforzato la mia principale consapevolezza: questo Bologna può fare sempre cose importanti.
Tosco
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