Anni d’oro
Gli anni del “tranquillo, siam qui noi” (883, ‘Gli anni’, 1995) – Nelle sue prime tre settimane di vita, il Bologna di Mihajlovic mostrò l’intero repertorio che avrebbe poi continuato a proporre in seguito: innanzitutto la squadra senza alcun tipo di timore reverenziale capace di battere a domicilio una big come l’Inter, quindi quella un po’ sprecona che sette giorni più tardi impattò 1-1 al Dall’Ara contro il Genoa, e infine quella da mani nei capelli e sguardi attoniti che in casa della Roma gettò alle ortiche una sfida dominata.
Con il cuore molto più leggero rispetto ad allora, oggi siamo ancora qui a raccontare di un Bologna che esprime un calcio tanto arrembante quanto divertente, ma che i denti li deve stringere sempre tanto, troppo, prima di poter lanciare le braccia al cielo e festeggiare la vittoria.
Non è una squadra in crescita (attenzione, perlomeno non come media punti), ma una squadra che sta continuando la marcia intrapresa nel febbraio 2019. Stavolta, però, con un girone d’anticipo: hai detto niente… Se i rossoblù tenessero lo stesso passo fino al termine della stagione, concluderebbero a quota 51-52 punti. E se l’anno scorso questo non avrebbe spostato di una virgola la classifica finale (la Sampdoria, nona, chiuse a 53), adesso, considerata la velocità cui sta marciando la Serie A, potrebbero aprirsi ben altri scenari.
Poli e compagni ci viaggiano appunto da dodici mesi ad un ritmo da Europa League: è quasi stucchevole ricordarlo ogni settimana, ma tanto del merito va ascritto a Sinisa e al suo encomiabile staff. Ieri a Coverciano quel simbolico cerchio non si è chiuso con la Panchina d’Oro, vinta – meritatamente, va detto – dal mister dell’Atalanta Gian Piero Gasperini, tuttavia potrebbe chiudersi venerdì sera all’Olimpico. Una sconfitta che grida ancora vendetta, quella citata in apertura, da riscattare con un risultato positivo che faccia urlare agli stessi decibel che il Bologna c’è, e che i suoi anni d’oro sono solo all’inizio.
Fabio Cassanelli
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Foto: Damiano Fiorentini