6 aprile, vita e morte del grande e inafferrabile Raffaello Sanzio
Non parliamo (solo) di musica, questa sera, ma di anniversari. Perché il 6 aprile è un giorno in cui si celebra un compleanno e una morte. Della stessa persona. Morire il giorno del proprio compleanno, 6 aprile 1483 – 6 aprile 1520, è un bel colpo. Figurarsi festeggiare il mezzo millennio di nascita/morte nell’unica congiuntura mondiale che rende impossibile la celebrazione. Raffaello Sanzio è stato grande e inafferrabile anche in questo. A Bologna, nella Pinacoteca di via Belle Arti, c’è la sua Estasi di Santa Cecilia. Ed è così che vogliamo ricordare quest’artista e questo giorno, che capiterà – uguale, ma doppio – tra altri cinquecento anni.
Chi comprese a fondo il significato di questo dipinto fu un compositore, Richard Strauss, che a 24 anni, nel suo primo Grand Tour italiano, fece tappa a Bologna e finì davanti all’Estasi di Santa Cecilia. Poche righe di diario certificano che l’opera gli fece un effetto dirompente. Non a caso in quell’anno, dal 1888, nasce il ‘vero’ Strauss, quello di Morte e Trasfigurazione, un poema sinfonico che riprenderà poi nell’estremo congedo artistico, i Quattro ultimi lieder del 1949, a testimonianza della sua sempre fiera indipendenza. Indipendenza dal suo tempo antiromantico e anche da se stesso, oltre i limiti degli ‘stili’. Sono quasi convinto che sia stato il dettaglio inferiore dell’Estasi a colpirlo, con gli strumenti muti, drammaticamente senza corde. Rotti, impossibilitati a suonare. La morte infatti è il silenzio. Come stiamo sperimentando da qualche settimana.
Luca Baccolini
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