Ciao presidente: i protagonisti rossoblù ricordano per Zerocinquantuno il grande Giuseppe Gazzoni
Per ricordare il grande Giuseppe Gazzoni Frascara, presidente del Bologna dal 1993 al 2005 che ci ha lasciati oggi all’età di 84 anni, abbiamo contattato alcuni suoi ex giocatori e allenatori, che ringraziamo per la cortesia e la disponibilità dimostrata in un momento così difficile. Ecco il loro omaggio…
Jonatan Binotto – «Se ne va un pezzo della mia storia calcistica, un Presidente con la P maiuscola, una persona d’altri tempi. Oggi generalmente i presidenti urlano e sbraitano, lui no, era un uomo mite e senza alzare la voce riusciva comunque a dire la sua in maniera forte. In questo senso, Saputo lo ricorda molto. Oggi va così, mi viene difficile anche solo parlare. Perdo una parte di vita che sì, resterà per sempre dentro di me, ma sapere che non c’è più mi causa un’enorme sofferenza».
Marcello Castellini – «Questa mattina il Bologna, dopo averci dato la triste notizia sulla chat creata per la Partita delle Leggende, ci ha chiesto se volevamo realizzare dei brevi video per ricordare il presidente. A differenza di altre volte, in cui magari perdevo tempo a modificarli o rifarli, stavolta mi è uscito proprio spontaneo, di cuore, e l’ho inviato subito senza neanche riguardarlo. Ho giocato tanto e ne ho avuto di presidenti bravi in carriera, sempre con ottimi rapporti, ma come lui nessuno. Mi ha portato a Bologna e mi ha fatto conoscere una città a cui mi sono profondamente legato, una città a cui ha regalato una squadra capace di stare nelle posizioni nobili della classifica per diversi anni, facendo strada anche in Europa. Era una persona splendida, da parte sua non ho mai sentito una parola o un intervento fuori posto, sapeva sempre cosa dire e come dirlo. E aveva un rapporto diretto con noi giocatori, senza barriere, ma con un’educazione e un’umanità fuori dal comune. Mi dispiace che tutta Bologna, in un momento già di per sé difficile, debba accusare anche questo duro colpo. Mando un abbraccio alla famiglia, ai figli, e alle tante persone che come me gli volevano bene».
Leonardo Colucci – «Ho vissuto quattro stagioni a Bologna con lui come presidente, conoscendo una persona squisita e di uno spessore umano elevatissimo, un vero gentiluomo. Ricordo che dava del lei anche a tutti noi calciatori, questo per far capire il livello di signorilità. Ha portato qui Baggio, Signori, Cruz, Pagliuca e tanti altri campioni, e anche nei momenti più difficili ha difeso il club mettendoci la faccia, contro tutto e tutti, perché lui sì che era pulito e non aveva scheletri nell’armadio. Nessuno di noi lo dimenticherà mai, ha un posto fisso tra i più grandi presidenti della storia rossoblù».
Mourad Meghni – «Non mi è capitato di parlare tantissime volte con lui, ma ricordo bene quegli incontri perché per farmi sentire a mio agio mi parlava in francese, segno di grande gentilezza. E gli dico grazie, perché dimostrò di credere fortemente in me rifiutando di cedere la metà del mio cartellino alla Juventus. Spero che possa riposare in pace, tra i grandi della storia del Bologna».
Carlo Nervo – «È come se fosse venuto a mancare il mio secondo papà, grazie a lui ho avuto il privilegio di rimanere tanti anni a Bologna e di vivere stagioni importanti. Era una persona straordinaria, pulita, elegante, sempre piacevole da ascoltare per la sua cultura fuori dal comune, un presidente che resterà nella storia rossoblù. Insieme a lui ho trascorso momenti esaltanti, come il passaggio dalla Serie C all’Europa nel giro di tre anni e mezzo, e anche più brutti, come la retrocessione del 2005, crescendo come calciatore e come uomo. Sono stato il primo giocatore che ha voluto personalmente, prendendomi dal Mantova, e uno dei primi a firmare il contratto nella sede della sua azienda: da quel momento in avanti mi ha regalato gli anni più belli della mia vita».
Michele Paramatti – «Perdiamo una persona perbene e un presidente eccezionale che ha profuso grande impegno, energia e risorse nel Bologna, passando in breve tempo da un momento di enorme difficoltà ad una cavalcata europea. Portando sotto le Due Torri campioni del calibro di Baggio, Signori, Andersson e Pagliuca, solo per citarne alcuni, ha ridato lustro non solo al club ma all’intera città, regalando ai tifosi emozioni straordinarie. Nel corso della mia lunga militanza in rossoblù siamo riusciti a conoscerci bene e credo che la stima fosse reciproca, un paio d’anni fa abbiamo giocato insieme al Golf Club e poi abbiamo ripercorso un po’ il passato e le gesta di quella squadra che sfiorò la Coppa UEFA. Oltre alla sua scomparsa, mi addolora il fatto di non poterlo celebrare come si deve, vista l’attuale emergenza. In attesa di tributargli il giusto omaggio, teniamo vivo il ricordo di un uomo davvero speciale».
Gianluca Pagliuca – «Se ne va una persona basilare per la mia vita e la mia carriera, gli dirò sempre grazie per avermi riportato a Bologna e conserverò di lui un ricordo splendido. Il presidente era un Lord, in tutti i sensi, un uomo come ormai ce ne sono pochi nel mondo del calcio e non solo. Avevamo un ottimo rapporto ed era sempre un piacere incontrarlo al Golf Club vicino a dove abito, scambiando quattro chiacchiere sul presente e sul passato rossoblù. È triste pensare che non ci sia più, ed è brutto sapere che la situazione attuale non consentirà lo svolgimento di un funerale degno della sua grandezza, come avrebbe meritato».
Stefano Torrisi – «A livello affettivo è il presidente a cui sono rimasto più legato, ci sentivamo spesso al telefono e circa un anno fa siamo stati anche un paio di volte a pranzo insieme a Bologna. È venuto a mancare un pezzo di storia rossoblù: a parte i presidenti che hanno vinto lo scudetto è quello che ha portato più in alto il club in Italia e soprattutto in Europa, arrivando in semifinale di Coppa UEFA. Era un patron vecchia maniera, uno di quegli amanti del calcio che investivano denaro per la loro gioia personale e per dare lustro alla città che rappresentavano. Persona di stile, poteva sembra chiuso o diffidente ma in realtà era solo apparenza, dietro c’era un uomo simpatico che amava scherzare e stava a sua volta allo scherzo. Con noi giocatori trattava in maniera diretta e anche nel momento del bisogno, delle richieste, accettava il confronto e non si negava mai. È passato in breve tempo dalla C alla A, poi ha investito su campioni come Baggio e Signori, ha ridato lustro e autorevolezza al Bologna e ha lottato per difenderlo anche nei momenti più bui, andando persino contro la Juventus e le Istituzioni del nostro calcio. Aveva il rossoblù nel cuore, sempre e comunque, e merita infinito rispetto e gratitudine. Mando un abbraccio alla famiglia e ai figli, in particolare a Tommaso che ho avuto il piacere di conoscere».
Renzo Ulivieri – «Mi viene chiesto un ricordo dell’uomo, del presidente, ma io ricordo soprattutto l’amico. Col passare degli anni la confidenza era sempre maggiore e un giorno gli dissi: “Via basta con questo lei, ora ci si dà del tu”, e lui sorrise. Il dispiacere è immenso, è proprio andata via una parte di me (le lacrime e la commozione hanno il sopravvento, ndr)».
Lamberto Zauli – «Ho avuto il piacere di far parte di quel suo Bologna che nel 2002 sfiorò la Champions League, mentre quando tornai a fine 2005 la società era già passata nella mani di Alfredo Cazzola. Porto con me il ricordo di un presidente silenzioso ma estremamente carismatico, gli bastavano poche parole per trasmettere il senso di appartenenza al club. E poi aveva una classe e una cultura come pochissimi altri nel mondo del calcio. Sul piano sportivo, credo che il solo fatto di aver portato a Bologna Roberto Baggio gli valga un posto fisso tra i grandissimi della storia rossoblù. Fu un vero colpo di genio, uno dei tanti».
Simone Minghinelli
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Foto: bolognafc.it