Bologna-Sassuolo non è stata Mihajlovic contro De Zerbi
Nel post Bologna-Sassuolo si sono lette e sentite alcune considerazioni riguardo al fatto che De Zerbi avrebbe ‘incartato’ tatticamente Mihajlovic: considerazioni che superficialmente potrebbero sembrare anche giuste, ma che andando ad analizzare più in profondità la gara appaiono al sottoscritto inesatte. Tento di spiegare il perché.
I due allenatori attuano un tipo di calcio in antitesi: Sinisa tenta di concretizzare il suo lavoro mediante una manovra atta al superamento della metà campo con meno passaggi possibili, scomponendo su più linee i calciatori e ricercando immediatamente la verticalizzazione, mettendo in moto gli esterni quasi solo a metà campo avversaria conquistata e riempiendo poi l’area altrui con il maggior numero di elementi. Di contro, Roberto ama partire dal portiere, manovrando dal basso, sfruttando la superiorità numerica che riesce a creare con l’ottima circolazione di palla, muovendo la stessa in ampiezza su entrambi i lati del campo (anche nella metà difensiva) e risalendolo in maniera più armonica, coinvolgendo il maggior numero possibile di giocatori.
Da qui prendono forma anche i relativi assetti difensivi: Mihajlovic si affida a duelli individuali a tutto campo, accettando rischiosi uno contro uno col rischio di ‘disordinare’ il proprio assetto difensivo. Invece De Zerbi, occupando il rettangolo verde più in ampiezza, si trova meno esposto in campo aperto, arretra le linee in maniera più omogenea, vuole assorbire gli inserimenti con coperture di reparto e non con uomini dedicati a marcature quasi esclusivamente preventive (come invece chiede Miha).
Anche a livello concettuale i due allenatori sono diversi: Sinisa gioca un calcio ‘speculare’ nell’accezione positiva del termine, accetta cioè la battaglia a tutto campo senza compromessi, mettendo a rischio la fase difensiva per poter attaccare col massimo numero di calciatori. De Zerbi, al contrario, gioca un calcio in cui il possesso palla è il fine quasi unico, con occupazione degli spazi che preparano ad una fase difensiva più ‘conservativa’, anche in questo caso nel senso migliore: si attacca in undici e si difende in undici.
Questi presupposti mi fanno pensare che non sia giusto dichiarare che De Zerbi l’ha ‘incartata’ a Mihajlovic, semplicemente perché sono due modi di interpretare il calcio in maniera diametralmente opposta, anche se alcuni macro-dati fanno sembrare le due compagini simili per gol fatti e subiti.
Entrando più nello specifico delle statistiche, il Sassuolo è seconda in Serie A per possesso palla e terza per percentuale di precisione dei passaggi, mentre il Bologna occupa una posizione attorno al decimo posto per possesso palla e il quintultimo per precisione dei passaggi.
Anche questi dati vanno letti per come le due squadre sviluppano la loro manovra: i neroverdi, giocando più in ampiezza, trovano linee di passaggio più comode e palleggiano spesso in comfort zone (cioè nella propria metà campo); i rossoblù, verticalizzando quanto prima, sono maggiormente esposti all’intercetto e quindi a sporcare le statistiche di possesso e precisione del palleggio.
Nella classifica degli expected goals, non a caso, il Bologna occupa l’ottava posizione (47 punti) e il Sassuolo appena la quattordicesima (38 punti), frutto del fatto che la squadra di Sinisa arriva al tiro con molta più facilità mentre la squadra di De Zerbi, pur macinando tanto gioco, produce meno conclusioni.
Non a caso la gara di mercoledì ne è stato un chiaro esempio: pur con un possesso palla decisamente superiore (45% contro 55% alla fine, era 40-60 nel primo tempo), le vere occasioni da gol sono state quasi le stesse (3 a 4), così come i tiri in porta (6 a 6) e i corner (7 a 8), a dimostrazione che pur in una giornata negativa la capacità penetrativa dei rossoblù è stata quasi alla pari della manovra certamente più bella e godibile dei neroverdi. Fondamentalmente il Sassuolo è arrivato al tiro in occasione delle due reti e in un’altra circostanza, con Defrel che ha strozzato il tiro di destro: ben poco rispetto alla mole di gioco creata, mentre il Bologna in condizioni di evidente difficoltà ha quasi pareggiato lo score perché più capace di sviluppare gioco in profondità.
Gli scontri fra filosofie calcistiche, sempre molto interessanti a livello di dibattito da ‘bar sport’, nel caso specifico appaiono incoerenti: per fare ciò non si dovrebbero prendere ad esempio due allenatori che sviluppano idee diverse, bensì due mister con la stessa filosofia di gioco e con organici dello stesso livello, per poi vedere realmente chi dei due è più capace di sviluppare al meglio le proprie competenze.
Nel caso che stiamo analizzando, le due compagini hanno rose simili per valori economici e quantità numerica di calciatori a disposizione, ma sono incomparabili per mentalità e tipologia. E questo fa tutta la differenza del mondo.
Tosco
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