Cinque giornate per dirci che (forse) stavolta non sarà solo Juventus
Pare ci fosse bisogno di una pandemia, della quale avremmo ovviamente fatto a meno, per scombussolare un po’ le gerarchie della nostra Serie A, dominate negli ultimi nove anni dalla Juventus. Una Juventus che, nonostante l’ennesimo scudetto, in estate ha cambiato tanto, a cominciare dall’allenatore, con l’avvicendamento tra il mai realmente apprezzato Sarri e l’esordiente Pirlo, uno che in ogni caso non ha bisogno di presentazioni. Sono poi arrivati giocatori di assoluto valore come Arthur, Chiesa, Kulusevski e Morata, ma le prime uscite hanno mostrato una squadra ancora troppo dipendente dallo strapotere di Cristiano Ronaldo (fermato dal COVID) e dalla classe di Dybala, alle prese con alcuni problemi fisici.
Ad approfittare dei pareggi bianconeri contro Roma, Crotone e Verona non è stata tanto l’Inter di Conte, comunque attrezzata per riprendersi un tricolore che manca dal 2010 (la lista della spesa parte da Hakimi e arriva fino a Vidal, passando per Darmian e Kolarov, senza dimenticare i rientri di Nainggolan e Perisic), ma soprattutto il Milan, che dalla ripresa delle attività dopo il lockdown della scorsa primavera non conosce ostacoli. Primo posto ineccepibile per gli uomini di Pioli, trascinati da un Ibrahimovic sempre dominante e da una compattezza che non si vedeva da tempo immemore, un perfetto mix di gioventù ed esperienza creato da una società che sembra aver finalmente trovato unità d’intenti e lucidità.
Attenzione però anche al Napoli di Gattuso, tecnico in rapida ascesa, fermato solo da una sconfitta a tavolino e da un punto di penalizzazione in classifica per la grottesca vicenda legata al match con la Juve: i partenopei possono fare affidamento su una rosa di alto livello, che ha abbracciato volti nuovi come Osimhen e Bakayoko e ne ha ritrovati altri fin qui rimasti in ombra, vedi Lozano. Non va poi dimenticata quella straordinaria macchina da gol e spettacolo che risponde al nome di Atalanta, nonostante due sconfitte di fila che hanno recato qualche grattacapo a Gasperini, ma neanche Roma e Lazio, che dopo un inizio difficile per varie ragioni (cambio di proprietà per i giallorossi, forte appannamento e pochi rinforzi per i biancocelesti) si stanno assestando sia in campionato che nelle coppe europee.
Tuttavia, gli applausi maggiori in questo avvio di stagione vanno rivolti al Sassuolo di De Zerbi, secondo e ancora imbattuto grazie ad una serie di prestazioni da stropicciarsi gli occhi, tra azioni incredibili, rimonte folli (ce ne siamo purtroppo accorti anche al Dall’Ara) e una sfilza di pezzi pregiati messi in vetrina, partendo da Berardi, Caputo e Locatelli, tutti e tre convocati e schierati dal c.t. Mancini in Nazionale. Bene, a differenza di qualche mese fa, anche la Sampdoria, che ha riportato in Italia Keita Balde e nelle ultime tre uscite ha regolato Fiorentina, Lazio e Atalanta, e guai a sottovalutare ancora l’Hellas Verona, con il gioco di Juric che pare non aver risentito degli stravolgimenti portati dal calciomercato.
In leggero ritardo la Fiorentina, con mister Iachini che fatica a trovare la quadratura per far rendere al meglio un organico di ottimo livello, e per questo vive costantemente sulla graticola, mentre a Cagliari il nuovo corso targato Di Francesco è iniziato tra alti e bassi, con un Nainggolan in meno (come detto) ma un Godin in più. Interessante, considerando il valore degli interpreti in campo, l’approccio alla massima categoria di due delle tre neopromosse, ovvero il Benevento dell’ex rossoblù Pippo Inzaghi e lo Spezia del promettente Italiano, discorso che invece regge solo in parte per il Crotone di Stroppa, combattivo e a tratti anche divertente (per info chiedere alla Vecchia Signora) ma terribilmente debole.
Nella zona bassa della graduatoria, infine, troviamo subito due habitué degli anni recenti, Genoa e Udinese, con il Grifone ora allenato da Maran che fin qui ha dovuto combattere soprattutto contro il Coronavirus, e il club dei Pozzo reduce dal solito mercato ‘fatto in casa’ che ha riversato mezzo Watford in maglia bianconera e viceversa. Traballanti, per usare un eufemismo, i primi passi di Giampaolo alla guida del Torino (1 punto in 5 gare), piuttosto instabili anche quelli di Liverani sulla panchina del Parma del neo patron Krause (a quota 4), e poi c’è il Bologna. Bello e sfortunato, coraggioso e fragile, giovane e ingenuo, piacevole alla vista e poco simpatico per le coronarie. Avete a disposizione un intero magazine per approfondire le vicende di casa BFC, la speranza di questa rubrica è semplicemente quella di poter collocare presto Mihajlovic e i suoi ragazzi molto più su, dove meriterebbero già di stare per quanto espresso sul rettangolo verde.
Simone Minghinelli
© Riproduzione Riservata – Disponibile anche in edicola sul numero 57 di Bologna Rossoblù Magazine
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