In lode di Mattias Svanberg, il giocatore più iellato della Serie A
Anche se l’aria da bravo ragazzo vichingo non dovrebbe farmelo risultare simpatico, fin da quando arrivò a Bologna io stravedo per Mattias Svanberg, e da ieri sono passato ad una quasi venerazione. Tralasciando il non trascurabile particolare della fidanzata Alice Magnusson, che peraltro veste anch’essa la maglia rossoblù, Svanberg ieri si è conquistato con largo anticipo il premio ‘giocatore più iellato’ della stagione 2020-2021 di Serie A.
Basta mettere assieme i gol annullati contro il Benevento (legittimamente) e la Lazio (con intervento del VAR fuori dal protocollo, come confermato da Rizzoli) alla prestazione con l’Udinese, offerta il giorno dopo il suo 22° compleanno (sì, è ancora un ‘cinno’ e si meritava di festeggiare alla grandissima). In 47 minuti sul campo il nostro vichingo ha nell’ordine: inventato un assist con splendido lancio per Orsolini, messo davanti a Musso; tirato in porta due volte; segnato un gol bellissimo. Il tutto senza dimenticare come stesse letteralmente sovrastando Rodrigo De Paul e dominando l’intero centrocampo. Anche la sua prima ammonizione va segnalata: ha colpito alla testa Pereyra cercando di salvare alla disperata sulla mezza cappella di Da Costa, quando al suo posto doveva esserci un difensore, dimostrandosi nuovamente uomo-ovunque.
Poi, certo, è arrivato il secondo giallo. Dijks ha rinviato una pallaccia che ha colpito entrambe le gambe di Mattias (unico errore della sua partita), e lui è andato in tackle per recuperare il pallone senza rendersi conto che Nestorovski era in netto anticipo. Frittata fatta, gara ribaltata: dopo un primo tempo in cui andare al riposo con un solo gol di vantaggio era è stato insulto al calcio, ecco una ripresa di totale sofferenza e nessuna ripartenza.
Ad aumentare il tasso di sfiga è arrivata pure la notizia della squalifica beffa: Svanberg contro l’Hellas Verona tornerà da diffidato qual era ieri, perché da regolamento un match saltato per espulsione (seppur arrivata tramite doppio giallo) non annulla la diffida. Ecco, uno così va soltanto venerato, perché quando scende sul rettangolo verde gioca chiaramente contro forze soprannaturali, e ogni suo successo è un riscatto per tutti gli sfigati del mondo.
Il paragone che molti fanno col mitico Klas Ingesson è fuorviante. Klas aveva più fisico e più cuore, ma Mattias ha più classe e talento. E lo ha dimostrato fin dai tempi bui in cui Filippo Inzaghi lo inseriva in quel centrocampo intasato col compito di tirare sempre e comunque, per riuscire a far centrare la porta almeno una volta a partita ad una squadra asfittica.
Svanberg, le cui stimmate da campione derivano anche dal DNA del padre Bo, super giocatore di hockey, in questi due anni si è dimostrato un calciatore totale come ne abbiamo visti ben pochi. Mihajlovic all’inizio lo provò qualche volta come esterno d’attacco, per poi ripiegarlo nei due davanti alla difesa. Nella Svezia, invece, ha spesso giocato da centrocampista esterno destro in un classico 4-4-2. La chiamata in Nazionale è figlia di una crescita e di una presa di coscienza dei propri mezzi che possiamo far risalire ad Atalanta-Bologna dello scorso anno, partita nella quale entrò e diede filo da torcere alla mediana più forte d’Italia.
In questa stagione il salto di qualità si vede tutto. E sta arrivando nonostante la sfiga. Qualcosa però va fatto: invece del solito pellegrinaggio a San Luca, propongo di fargli montare venti mobili IKEA senza istruzioni. Non dovesse riuscirci, poco male: li riporta a Casalecchio.
Massimo Franchi
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