Minelli, il presidente sognatore che lanciò il Bologna nel Paradiso del calcio italiano (atto I)
Pochi mesi dopo l’esordio del ‘pargolo’ Bologna Football Club nel calcio dei ‘grandi’ al Campo della Cesoia nel 1911, grazie ad un buon successo di pubblico pagante e ad un gruppo di uomini con le idee chiare e ambiziose, la società aveva già preso una direzione precisa per iniziare a scalare la vetta verso l’Olimpo del calcio italiano. È certo che non guardassero con invidia verso le squadre più blasonate (come l’Inter o la Pro Vercelli, che stavano già riempendo le loro bacheche di trofei), bensì con spirito di ammirazione e la voglia di confrontarsi nel minor tempo possibile sullo stesso livello. Per rendere realtà un sogno ad occhi spalancati bisognava crescere come collettivo (e di certo il talento dei singoli non mancava al Bologna, al pari del furore agonistico), ma soprattutto a livello societario.
La provvidenza volle che quel desiderio si esaudisse grazie all’arrivo alla presidenza del club di un bolognese facoltoso e visionario: Rodolfo Minelli, giovane rappresentante di liquori che prese per mano il Bologna a soli 36 anni (oggi a quell’età molti calciatori calcano ancora i manti erbosi, ma all’epoca quello era già un tempo di vita di un uomo maturo) per guidarlo in mare aperto, senza paura dei pescecani più esperti di lui. Minelli era convinto che la società dovesse ambire fin da subito al successo, ma era allo stesso tempo cosciente che per mettersi al livello degli avversari bisognava cambiare marcia. Fu così che decise di dotare la società di una struttura organizzativa più solida.
Contattò allora Alessandro Oppi (uomo di fiducia che diventerà il primo team manager del calcio italiano, organizzando perfino i Mondiali del 1934 a Bologna), convincendolo a lasciare un impiego sicuro alla Malmusi e Gentili per imbarcarsi nell’avventura calcistica in qualità di factotum. Ma quell’investitura fu solo uno dei tasselli del piano di Rodolfo Minelli, che aveva in serbo altri due assi nella manica: il primo, che stava già sperimentando nell’ultima stagione alla Cesoia, consisteva nel potenziamento del settore marketing, affidato per l’appunto a Oppi ma con la sua supervisione: fu lui a ritenere fondamentale la ricerca degli sponsor per accrescere i guadagni della società, oltre che alla vendita dei biglietti per le partite. Vendite che, per l’appunto, dovevano anch’esse essere potenziate, e da qui la seconda idea: trovare un campo più grande in un luogo più spazioso dove poter costruire una struttura più attrezzata e funzionale, all’altezza delle ambizioni del BFC.
Approfittando quindi della vendita dei terreni su cui sorgeva il Campo della Cesoia, dove il nuovo piano regolatore della città prevedeva dal 1913 l’inizio dei lavori di costruzione nel quartiere Cirenaica e quindi anche in quel di via Paolo Fabbri, Minelli colse la palla al balzo e portò la squadra in un nuovo campo dalla parte di via Toscana, prendendo in affitto dai nobili Hercolani un appezzamento di terreno in pendenza: nacque così nel 1913 lo Stadio Sterlino, una struttura all’avanguardia per i tempi che correvano, dove nel giro di poco tempo il lungimirante Minelli dispose la costruzione di una tribuna in cemento armato per ospitare migliaia di persone, nonché di veri spogliatoi per le due squadre. Lo stadio inaugurò il 23 novembre 1913, in occasione dell’amichevole precampionato con il Modena.
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi starete chiedendo: «E quindi? Erano già tutte notizie note!». Cari lettori, avete perfettamente ragione, ma volevo dare a tutti la possibilità di seguirmi fin qui per poi rivelare qualcosa che quasi nessuno sa. A Rodolfo Minelli i soldi per quella tribuna mancavano, almeno in parte, ma soprattutto aveva già in mente di costruire almeno due tribune. E lo dimostra questo documento dell’archivio storico comunale di Bologna datato 1914, in cui il sindaco Francesco Zanardi in persona, ringraziando Minelli per il suo gran lavoro al servizio della città, deve a malincuore negargli il legno (si legge ‘assito’ nel documento, che si traduce appunto in tavole di legno) per la costruzione della tribuna del campo da gioco.
Se pensate che Minelli si sia arreso davanti a quel diniego, non avete ancora compreso la determinazione di quell’uomo, che aveva sempre un asso nella manica. E infatti, non solo realizzò la tribuna in cemento, ma ne fece fare un’altra con materiali diversi nel giro di qualche anno, dove accogliere (ma qui siamo nel campo delle ipotesi) le persone meno abbienti a vedere la partita e fregiarsi delle magie del grande Bologna, che in pochi anni scalò tutte le classifiche fino ad aggiudicarsi, proprio in quello stadio, il suo primo glorioso scudetto: anno 1925, allenatore Hermann Felsner, l’uomo che condurrà il BFC in Paradiso.
Il resto della storia divenne poi leggenda. In ultimo vi aggiungo, prima di darvi appuntamento per il secondo atto di questa storia che approfondirà altre vicende legate a questo straordinario personaggio, che Rodolfo Minelli nacque (e anche questa è una notizia poco nota ai più) il 3 agosto 1877 e morì… lo scoprirete nella prossima puntata di Saltatempo!
Giuseppe Mugnano
© Riproduzione Riservata
Foto: percorsodellamemoriarossoblu.it