Mihajlovic: “Crotone da non sottovalutare, servirà l’atteggiamento giusto. Lanciare i giovani è una soddisfazione, Soriano merita la Nazionale”
Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate oggi pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia di Crotone-Bologna.
Guai a sbagliare atteggiamento – «Il nostro obiettivo è salvarci, poi una volta salvi vedremo cosa si può fare. A me non interessa tanto il risultato quanto la prestazione e l’atteggiamento mentale, quello che è mancato contro Genoa, Benevento e Cagliari: senza di esso è difficile che una prova diventi vincente, ormai lo sappiamo. Il Crotone si trova circa nella stessa situazione in cui eravamo noi due anni fa e quindi, se andremo in campo pensando di essere più forti e aver già vinto, perderemo. Visto il cambio di allenatore e l’arrivo di Cosmi, che sa dare carattere alla squadra, sarà una battaglia. Se poi noi avremo l’atteggiamento giusto e vinceremo i duelli individuali, specie sulle seconde palle, allora potrà venir fuori la nostra migliore qualità tecnica. Comunque anche il Crotone gioca bene, ha degli elementi che possono metterci in difficoltà e un attaccante, Simy, che ha realizzato 12 gol: nessuno di noi ne ha segnati tanti, un giocatore da 12 gol in una squadra che ha 15 punti è come Lukaku per l’Inter. Da un lato ci vuole rispetto, non vanno sottovalutati, dall’altro non vanno neanche fatti diventare più forti di noi, perché se sono ultimi ci sarà un motivo. Come detto, molto dipenderà da noi: non voglio vedere un primo tempo come quello contro la Sampdoria, non giocato come sappiamo nonostante le due reti e il vantaggio. Ranieri avrà anche esagerato a dire che meritavano di vincere, perché nella ripresa abbiamo legittimato il risultato, ma domani dovremo fare meglio».
In cerca di continuità – «È semplice, per fare il salto di qualità serve continuità. Purtroppo quest’anno, se contiamo anche la Coppa Italia, non abbiamo mai vinto due partite di fila, arriverà pure il momento in cui ci riusciremo.. Per avere continuità di risultati serve quella di prestazioni, ma tutto ciò avviene appunto solo se c’è il giusto approccio mentale».
Testa sul pallone – «Non amo parlare del risultato perché guardo in primis all’atteggiamento, se c’è quello allora è più facile che arrivi anche il risultato. Non ho mai chiesto ai miei giocatori di vincere le partite, voglio che stiano concentrati sul gioco, sulle azioni, sulla prestazione, perché se fanno le cose per bene il successo è una conseguenza».
Finalmente è possibile scegliere – «Se uno si sente bene ma sta in panchina significa che quello che gioca sta ancora meglio. Sono i ragazzi a fare la formazione, io da allenatore li osservo durante la settimana e poi faccio delle scelte, sono pagato per questo. Il calcio non si gioca in 11 ma in 22-23, non è che detto che un titolare debba per forza essere più decisivo di uno che entra nell’ultimo quarto d’ora, per me è fondamentale che tutti diano il 100%. Così facendo, ognuno di loro aumenta le proprie chance di avere più spazio nella partita seguente».
L’esempio del ‘Trenza’ – «Palacio è uno di quelli che non sbaglia mai atteggiamento, se tutti fossero come lui non avrei nemmeno bisogno di parlarne. È un grande professionista, si allena bene e quando gioca dà sempre il massimo, poi a volte può fare meglio e altre peggio ma sul piano dell’atteggiamento è sempre al top».
Toto-formazione – «Non avete bisogno che ve la dica, siete sempre informati, venite al campo con la scala per vedere gli allenamenti (sorride, ndr). Facciamo così, nelle prossime conferenze vi do subito la formazione e poi me ne vado, tanto a voi interessa solo quella…».
Dai papà a… Churchill – «Oggi è la Festa del papà e quindi faccio gli auguri a tutti i papà. Per come la vedo io, penso che un uomo per realizzarsi a pieno debba diventare padre. E poi comunque, come si dice, dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna. A proposito, la sapete quella di Churchill? C’era Winston Churchill che andava a passeggio con la moglie, la gente lo fermava e la moglie restava in disparte. Ad un tratto lei iniziò a parlare con uno spazzino, e al termine della conversazione il marito le chiese: “Scusa, ma come mai parlavi con quello spazzino?”. E lei: “È il mio ex fidanzato”. Così Churchill replicò: “Vedi, potevi sposare uno spazzino e invece stai col primo ministro”. E la moglie: “Se lo avessi sposato, ora sarebbe lui il primo ministro, non tu” (sorride, ndr)».
Tanti rossoblù in Nazionale – «Vorrei che tutti i miei giocatori andassero in Nazionale, perché se succede vuol dire che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Poi certo, egoisticamente mi farebbe piacere tenerli qui a lavorare con me. Soriano, per come sta giocando, se lo meriterebbe, Orsolini sta avendo un po’ di alti e bassi e per andarci si deve dare una sveglia. Spero di avere più convocati possibili, perché è una grande soddisfazione sia per me che per la società».
Fiducia nei giovani – «Io pensavo di smettere a 20 anni perché con la Stella Rossa avevo già vinto tutto, poi sono andato avanti fino a 36 (sorride, ndr). E comunque mi sento giovane ancora oggi, magari non lo sono nell’aspetto esteriore ma nell’animo sempre. Credo non ci sia un limite di gioventù nel calcio, ci sono ragazzi già forti a 20 anni e altri che lo diventano a 28: è il caso di Bruno Fernandes, che è passato da Novara, Sampdoria e Udinese ed era un calciatore normale, mentre ora al Manchester United è diventato tra i migliori al mondo. A me piace far giocare i giovani e spesso guardo più alle potenzialità future che al valore nel presente: se vedo che in prospettiva un giovane può diventare più forte di un elemento più ‘anziano’, lo mando in campo. Poi magari vengo mandato via per mancanza di risultati, ma non mi interessa. Per me è una soddisfazione personale far debuttare un ragazzo, sapere che è consapevole della mia fiducia e del fatto che credo in lui».
Riflettori su Svanberg – «Sicuramente Svanberg è un ragazzo con ottime qualità, dopo tre anni di permanenza a Bologna ha cominciato a sbocciare e a fare partire come piace a me, con più continuità e più qualità. Però, appunto, ci sono voluti tre anni. Spero che da qui in avanti migliori sempre di più».