Il Bologna non è una palestra per allenare arbitri e addetti VAR, sarebbe ora di finirla
In merito alla classe arbitrale italiana, dai vertici fino ai rappresentanti sul campo, abbiamo già scritto di tutto e di più nelle ultime stagioni, piene zeppe di errori che hanno penalizzato fortemente il Bologna. E al di là dei discorsi sul Nicchi o il Trentalange di turno, sul Rizzoli o sul Rocchi, siamo consapevoli che il livello attuale dei direttori di gara è tra i più bassi nella storia del massimo campionato. Il materiale umano a disposizione del presidente dell’AIA e del designatore della CAN A-B, insomma, è quello che è. C’è però un limite a tutto, e in ottica rossoblù quel limite è stato abbondantemente superato.
Premettendo che Soriano e compagni avrebbero dovuto e potuto gestire meglio il pallone al minuto 87 del match contro il Genoa, facendo tesoro di quanto accaduto poco dopo il primo vantaggio firmato Hickey (solo per sottolineare che nessuno vuole nascondere gli errori commessi dalla squadra, maestra nel complicarsi la vita), il rigore fischiato ai danni di Bonifazi è qualcosa di inammissibile, dalla Serie A fino alla Terza Categoria. Con l’aggravante che in Serie A esiste da ormai quattro anni uno strumento tecnologico chiamato VAR che dovrebbe servire a cancellare gli errori, quantomeno quelli più evidenti. Al giorno d’oggi, tra rettangolo verde e sala monitor, sono ben sei i soggetti coinvolti e dodici gli occhi all’opera: com’è possibile che nessuno abbia ravvisato il netto tocco di Behrami che ha sbilanciato Bonifazi (ingenuo fin che si vuole ma incolpevole), facendolo cozzare contro Kallon? Contatto peraltro veniale e non da penalty, quello sul giovane attaccante genoano, ma questa è un’altra storia ancora, la beffa nella beffa.
Anche noi, come Sinisa Mihajlovic, siamo sicuri che rivedendo l’episodio Fourneau, Banti e i loro superiori si renderanno subito conto del grave sbaglio commesso, uno sbaglio che ha sottratto due punti pesanti – e nel complesso meritati – al BFC. Ma questa non è una gran consolazione, anzi, è soltanto l’ennesimo boccone amaro da ingerire dopo le svariate ammissioni di colpa di cui il club felsineo ha preso atto nei mesi scorsi, a cominciare da quella relativa all’ingiustificato intervento del VAR Mazzoleni durante Lazio-Bologna del 24 ottobre 2020. Insomma, prima fanno il danno, poi non vi pongono rimedio pur avendo gli strumenti adatti e infine, quando ormai non conta più nulla, ti chiedono scusa. Bello… Perdonate l’ironia ma, visto che il suddetto andazzo non sembra volersi esaurire, nei panni del presidente Joey Saputo inizieremmo a farci pagare: grazie alla ‘palestra’ Bologna, infatti, AIA e CAN A-B si ritroveranno presto con arbitri e addetti VAR più pronti, attenti e consapevoli che mai.
Simone Minghinelli
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