Da Empoli a Genova è cambiato il mondo: Mihajlovic di nuovo decisivo, Arnautovic e Dominguez emblemi di un Bologna che ora non deve cullarsi sugli allori
La chiacchierata odierna tra Walter Fuochi e Simone Minghinelli analizza l’ultimo mese di campionato del Bologna, che in seguito alla pesante sconfitta di Empoli ha cambiato pelle e reagito da squadra matura e consapevole. Dentro uno scenario che ha mostrato una confortante compattezza generale, i primi trascinatori dei rossoblù sono stati sul campo Marko Arnautovic e dalla panchina un ritrovato Sinisa Mihajlovic, che mercoledì prossimo diventerà ufficialmente un cittadino bolognese.
Walter, l’ultima volta ci eravamo confrontati dopo il brutto k.o. di Empoli, che aveva colorato tutto di grigio: poi è cambiato il Bologna e sono cambiati anche i risultati… «Eh sì, sono successe un bel po’ di cose positive e credo che la gara di Marassi contro la Sampdoria le abbia riassunte tutte: è stata la partita non voglio dire perfetta, perché la perfezione non esiste, ma sicuramente ideale, quella che i tifosi sognano, vinta due volte e vinta con merito. E la classifica racconta di un settimo posto in coabitazione che è un traguardo toccato di rado, seppur intermedio. Adesso siamo in piena luna di miele ma sono queste le vicende dello sport, che ti portano in basso e poi in alto».
Possiamo dire, estremizzando un po’, che Mihajlovic ha ripreso a fare il Mihajlovic, tornando ad essere un valore aggiunto? «A differenza del precedente, in quest’ultimo periodo c’è stato molto calcio e ci sono state anche delle vittorie, che non hanno bisogno di chissà quali spiegazioni: ogni allenatore tende a mascherare i momenti difficili parlando d’altro, se invece vinci è ovvio e naturale che anche la comunicazione resti più strettamente legata al fatto sportivo. A Sinisa va riconosciuto il merito di aver sistemato bene la squadra, lavorando in modo egregio a livello tattico, e di aver toccato le corde giuste sul piano delle motivazioni. Il tutto ammettendo che quello attuale non è esattamente il suo assetto preferito, ulteriore prova di grande realismo».
E a te questo 3-4-2-1, con l’accantonamento degli esterni offensivi, piace? «Al di là dello schema, adesso vedo all’opera una squadra più attenta e applicata, ognuno fa il suo, che è poi la formula magica: i difensori difendono bene, gli attaccanti segnano e così via, è la banalità del calcio ma anche l’estrema verità. Quindi a livello individuale c’è stata un’ottima risposta da parte dei giocatori, e poi certo anche il modulo più accorto sta dando i suoi bei frutti. Peraltro è un modulo che non impedisce ai rossoblù di creare svariate palle gol, ora il Bologna è più cauto ma comunque brillante e propositivo».
Il simbolo di questo ‘nuovo’ BFC è individuabile in Arnautovic? «Senza alcun dubbio il bomber spicca sempre, a maggior ragione se è un centravanti di qualità che si spende anche parecchio per i compagni. Mi sta piacendo molto pure Dominguez, centrocampista di lotta e di governo: difende, attacca, smista, tampona. A Genova è incappato nella ‘disavventura’ della rete subita, con quel ‘vado io-vai tu’ insieme a Skorupski, ma sono cose che capitano nel cuore di una serie di prestazioni davvero notevoli. E sugli scudi ci metto anche Svanberg, che a parte il gran gol segnato alla Samp sta giocando bene in maniera continuativa. Però, come detto, sono tanti gli elementi che meritano un plauso».
Se le gare con Cagliari e Sampdoria erano prove di maturità, quelle contro Venezia e Spezia come le definiresti? «Spesso nel recente passato è capitato che il Bologna fallisse la partita del salto di qualità contro un’avversaria inferiore, e che questo creasse delusione. Cagliari e Sampdoria, però, avevano una classifica deficitaria e i felsinei le hanno ‘giustiziate’, dando un segnale di crescita significativo. Come si suol dire, l’appetito vien mangiando: anche Venezia e Spezia sono squadre dal piazzamento modesto, per quanto al di sopra delle loro aspettative, dato che sembravano due condannate a morte e invece si stanno battendo e alla fine potrebbero pure sfangarla. La settima potrebbe guardare in basso e considerarle vittime designate, ma è proprio questo l’errore da non commettere mai: bisogna pensare solo a giocare bene, perché se giochi bene la tua miglior qualità emerge e il risultato è spesso la logica conseguenza».
Mercoledì prossimo Mihajlovic riceverà la cittadinanza onoraria, di cui si parla ormai da due anni: chiudiamo col tuo pensiero a riguardo. «La città ha adottato Sinisa in un periodo tremendo della sua vita, durante il quale ha lanciato dei messaggi molto forti e importanti, e Sinisa ha riconosciuto alla città una presenza e una partecipazione al suo dramma che probabilmente neppure lui si aspettava in tal misura. Alla fine, al di là di qualche sterile polemica, mi pare prevalga un sentimento di reciproco rispetto e affetto, per cui credo si tratti di un riconoscimento ben ponderato e condivisibile».
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