La gavetta, i playoff vinti e le coppe sfumate, andando sempre all’attacco: ecco Italiano, l’allenatore del Bologna da Champions
I DETTAGLI – La storia si ripete, i destini di Thiago Motta e Vincenzo Italiano si incrociano ancora una volta: l’8 luglio del 2021 l’italo-brasiliano ereditò la guida tecnica dello Spezia dopo l’improvviso addio del collega, che approdò alla Fiorentina; tre anni più tardi è invece l’allenatore nativo di Karlsruhe a rilevare la panchina del Bologna lasciata libera dall’ex spezzino, promesso sposo della Juventus.
Malgrado le recenti dichiarazioni del d.s. viola Daniele Pradè relative ad un possibile rinnovo in caso di vittoria della Conference League (persa in finale ad Atene contro l’Olympiakos), la volontà di Italiano di cambiare aria era nota e ferma da tempo, e così è stato. Il club rossoblù l’ha subito messo in cima alle sue preferenze per il post Motta, convincendolo con le opportune garanzie tecniche e con un contratto biennale (senza altre opzioni, stessa scelta fatta sia a La Spezia che inizialmente a Firenze) a circa 2,5 milioni di euro netti a stagione.
CARRIERA DA CALCIATORE – Nato il 10 dicembre del 1977 a Karlsruhe (Germania) da genitori di origine siciliana e cresciuto a Ribera (Agrigento), l’oggi 46enne Italiano è stato un ottimo regista di centrocampo capace di accumulare oltre 400 presenze tra Serie A (104, con esordio curiosamente proprio a Bologna il 2 febbraio 1997) e Serie B (304), divise principalmente tra le due squadre di Verona, ovvero l’Hellas ed il Chievo: coi primi ha giocato per ben 11 stagioni dal 1996 al 2007 (in mezzo solo una parentesi al Genoa nel 2005), segnando 25 gol in 260 partite e lavorando anche con Alberto Malesani, per poi passare ai clivensi (75 presenze e 9 reti) il cui d.s. era quel Giovanni Sartori che adesso ritrova a distanza di 17 anni. Partinico Audace, Trapani, Padova (esperienza importante dal 2009 al 2012, 89 gare e 11 gol), Perugia e Lumezzane completano il suo curriculum nelle vesti di calciatore.
CARRIERA DA ALLENATORE – La gavetta da allenatore per Italiano inizia nel 2014, appena appesi gli scarpini al chiodo: si parte in Serie C da Venezia come vice di Alessandro Dal Canto (ex difensore del Bologna nel 2000 e suo mister al Padova), esperienza che però si conclude anzitempo dopo quattro mesi.
Nel 2015 gli viene affidata la formazione Allievi della Luparense San Paolo, trampolino di lancio per le prime due panchine di Prime Squadre, entrambe in Serie D: nel 2016-2017 la parentesi non felicissima con la Vigontina San Paolo, mentre nel 2017-2018 conduce fino alla vittoria dei playoff l’Arzignano Valchiampo, superando – fra le altre – quel Mantova promosso pochi mesi fa in Serie B.
La stagione 2018-2019 lo vede scendere in Sicilia per la prima esperienza da professionista, al Trapani: l’impatto è subito convincente e felice, perché i granata sfiorano la promozione in Serie B tramite il campionato e poi la conquistano al termine dei playoff, vinti in finale contro il Piacenza.
Italiano non segue il Trapani in cadetteria ma si accasa all’ambizioso Spezia, e il matrimonio risulta azzeccato: nell’annata 2020-2021, condizionata dal COVID, prima trascina gli aquilotti al 3° posto, poi regala al club bianconero la sua prima storica promozione in Serie A eliminando Chievo e Frosinone: altro giro e altro playoff vinto, il terzo di fila.
Il battesimo in Serie A non è di fuoco per Italiano, che dimostra di esserne subito all’altezza: 15° posto con una delle rose più giovani dell’intero torneo, qualche scalpo di prestigio e un’incredibile predisposizione a ruotare i propri giocatori (35 in totale: 32 di movimento e 3 portieri).
Un’immediata estensione contrattuale certifica la sua permanenza in Liguria, ma all’improvviso lo scenario cambia. Gennaro Gattuso, annunciato a fine maggio come nuovo allenatore della Fiorentina, già a metà giugno rompe coi viola, che decidono così di virare proprio su Italiano: l’addio allo Spezia si consuma in fretta e furia, certamente non nel migliore del modi, cosa cui il buon Vincenzo si pentirà pubblicamente più avanti.
ESPERIENZA ALLA FIORENTINA – Ben 162 gare in 3 stagioni, di cui 118 nelle ultime 2: questi dati ben evidenziano uno dei motivi per cui il Bologna ha scelto Italiano, cioè la sua capacità di affrontare, reggere e portare in fondo un duplice o triplice impegno, con una tabella di marcia settimanale spesso contraddistinta da più partite e meno allenamenti.
Lo score del mister a Firenze in Serie A recita 179 punti in 114 match, dunque con una media superiore al punto e mezzo a gara (1,57): 24 risultati utili il primo anno, 26 per ognuno dei successivi 2 campionati. L’ultima strepitosa stagione di Motta si è chiusa con una media punti di 1,78, l’intera esperienza di Thiago al BFC attorno all’1,70, e parliamo in sostanza di una sola competizione affrontata: questo per rendere l’idea dello standard tenuto da Italiano.
Positivo anche il cammino in Coppa Italia portato avanti in riva all’Arno: nel 2021-2022 e 2023-2024 eliminazione in semifinale per mano rispettivamente di Juventus e Atalanta, nel 2022-2023 finale persa 1-2 contro l’Inter.
Notevole, infine, il percorso in Conference League: il livello della terza coppa europea è quello che è, ma nella breve storia del torneo non sono mancate le sorprese, con formazioni blasonate e destinate alla vittoria eliminate prima del previsto. Sono 26 i risultati positivi raccolti nelle 32 gare disputate: 2 delle 6 sconfitte totali sono ovviamente arrivate nelle finali contro West Ham (1-2) e Olympiakos (0-1), molto diverse tra loro.
FOCUS TATTICO – La struttura base dell’organico rossoblù non dovrà essere modificata, visto che Italiano predilige l’utilizzo del 4-3-3 e del 4-2-3-1 come moduli primari. Nella sua recente esperienza in viola, infatti, gli schieramenti difensivi a 3 sono stati rari e figli dell’emergenza in alcuni reparti.
Volendo imbastire un paragone non facile tra lui e Motta, il dato complessivo sul possesso palla non è distante: 2° il Bologna, 3^ la Fiorentina in questa speciale classifica relativa alla Serie A 2023-2024. Chiaramente il ‘come’ e il ‘dove’ sono diversi: Motta ha dimostrato di prediligere e sollecitare il palleggio e la costruzione nella propria trequarti difensiva, Italiano tende invece a svilupparlo maggiormente nella metà campo offensiva, considerando la volontà e la capacità di recuperare il più in alto possibile la sfera attraverso pressing e riaggressioni feroci (con qualche rischio di troppo, da qui il soprannome ‘Iraniano’ affibbiatogli dai fiorentini).
Un’altra statistica che salta all’occhio è quella sui cross in area: 20° il Bologna, 5^ la Fiorentina. Ovvero la differenza tra un calcio più controllato e uno meno, ma non solo: molto dipende anche dalla punta a disposizione e dal numero di giocatori che si riescono a portare nell’area avversaria.
Riccardo Rimondi
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Foto: Getty Images (via OneFootball)