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Castro: “Il numero 9 significa molto, Zirkzee mi ha detto che sono l’uomo giusto. La competizione con Dallinga farà crescere entrambi”

Castro: "Il numero 9 significa molto, Zirkzee mi ha detto che sono l'uomo giusto. La competizione con Dallinga farà crescere entrambi"

Ph. zerocinquantuno.it

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Altra conferenza stampa per il Bologna nel ritiro estivo di Valles 2024, questa mattina presso il media center adiacente ai campi sportivi, e a presentarsi davanti a microfoni e taccuini è stato Santiago Castro. L’attaccante argentino classe 2004 non è partito per le Olimpiadi di Parigi ma si è subito messo a disposizione del nuovo tecnico Vincenzo Italiano, chiedendo e ottenendo la maglia numero 9 lasciata libera da Joshua Zirkzee e proponendosi come il leader offensivo della squadra. Anche se, per il ruolo di centravanti titolare, dovrà vedersela col nuovo acquisto Thijs Dallinga. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall’ex Vélez Sarsfield, ragazzo che sicuramente non difetta in termini di coraggio e personalità.

Il 9 sulle spalle – «Per me il numero 9 significa molto. Zirkzee ha disputato una stagione bellissima e adesso io sono felice e orgoglioso di vestire questa maglia, che per un centravanti è il massimo».

Tifosi scatenati – «L’affetto della gente è fondamentale, i tifosi lo riservano sia a me che alla mia famiglia e li ringrazio. La Champions? Ora pensiamo solo alla prima giornata di campionato, poi quando sarà il momento inizieremo a lavorarci ma ragionando sempre partita dopo partita».

Punti di forza – «Amo andare uno contro uno e lottare, cerco di dare sempre tutto dalla prima fino all’ultima palla. Mi piace pressare ed essere il primo difensore della squadra, lasciando tutto me stesso sul campo».

Stagione impegnativa – «Personalmente sento la responsabilità di essere l’attaccante di questa squadra, però non è un peso. Qui in ritiro io e i miei compagni ci stiamo preparando bene, lavoriamo forte: faremo di tutto per farci trovare pronti fin dall’inizio».

Il Dall’Ara sulla pelle – «Mi piacciono i tatuaggi, ne ho troppi (sorride, ndr). Volevo scrivere una nuova parte della storia su di me, e lo stadio di Bologna ne fa già parte, così come il Vélez e ovviamente la mia famiglia».

Niente Olimpiadi con l’Argentina – «Per me la Selección è tutto ma in questo caso è andata così, purtroppo non sono potuto andare ai Giochi e allora ho cambiato velocemente il chip nella mia testa: sono concentrato sul Bologna e penso solo ad allenarmi bene».

Dualismo con Dallinga – «Adesso siamo in fase di preparazione, non c’è un titolare e una riserva. La competizione è sana e fa bene alla squadra, così entrambi possiamo migliorare e diventare sempre più forti. L’importante è questo, essere a disposizione del mister e farsi trovare pronti ogni volta che si viene chiamati in causa».

Da un allenatore all’altro – «Italiano e Motta sono simili nell’intensità del lavoro e nel fissare gli obiettivi. Ora sul campo parto un po’ più da dietro ma il mister mi lascia comunque molto libero, come faceva il suo predecessore. Entrambi mi stanno aiutando a crescere, sono contento di aver avuto Thiago come primo tecnico e adesso di avere Italiano».

Primi mesi italiani – «Credo di essere cresciuto nel modo di giocare, nel venire a prendere palla e nel dialogare con la squadra. E poi dal punto di vista fisico. Atleticamente mi sento bene, sono già pronto per giocare».

Passaggio del testimone – «Ho sempre avuto un ottimo rapporto con Joshua, ci siamo trovati benissimo sia in campo che fuori. Nei mesi scorsi mi ha trasmesso molta fiducia, e prima del suo trasferimento mi ha detto che sono la persona giusta per il Bologna attuale».

Carattere al peperoncino – «Non è che mi arrabbio, semplicemente vivo il calcio al 1000%, è una maniera un po’ diversa rispetto a quella classica. In campo parlo molto, anche per motivarmi, e ogni tanto mi piace provocare un po’ gli avversari per darmi la carica (sorride, ndr)».

Bomber nato – «In Argentina ho sempre giocato come attaccante centrale, specie nelle giovanili. Poi al Vélez sono stato utilizzato anche sulla fascia, ma credo di poter esprimere meglio le mie qualità come prima punta».

Traguardi personali – «Al primo gol in Champions cerco di non pensarci, ora nella mia testa ho solo l’Udinese, e poi il Napoli e l’Empoli: ogni cosa a suo tempo, Coppa Italia inclusa, dobbiamo riversare le nostre energie sui prossimi impegni. Non mi sono dato un obiettivo di reti: mi piacerebbe almeno andare in doppia cifra ed eguagliare Joshua, l’importante è cominciare subito a segnare».