Questa pomeriggio a Casteldebole, a margine della conferenza stampa di presentazione del nuovo acquisto Jens Odgaard, Claudio Fenucci ha risposto alle domande dei giornalisti presenti toccando tutti i principali temi d’attualità in casa Bologna e non solo. Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato rossoblù.
Tutto il possibile per l’Europa – «Febbraio mese determinante? Credo che la risposta più giusta sia quella di Thiago: pensiamo partita per partita. La decisione di rinforzare la squadra a gennaio nasce dalla voglia di lottare per un obiettivo importante, mantenendo alto il livello della rosa così da essere competitivi anche in questa seconda parte di stagione. Siamo soddisfatti di chi ha giocato fin qui, ma davanti andava fatto qualcosa e abbiamo preso dei giocatori pronti, mente dietro è arrivato un ragazzo di prospettiva come Ilic».
Motta, rinnovo sempre in bilico – «Non ci sono novità in merito, la cosa positiva è che lui e il suo staff lavorano come se avessero un contratto a lungo termine. Si parla troppo del futuro di Thiago e di quello dei calciatori di proprietà del Bologna, mentre qui stiamo lottando per un grande obiettivo. Quanto al rinnovo del mister, nei prossimi giorni e settimane incontreremo di nuovo l’agente e vedremo se si potranno compire dei passi avanti».
Può essere l’anno buono – «Diversi elementi mi spingono ad essere fiducioso, in primis il lavoro dell’allenatore e dello staff, come ha spiegato lo stesso Odgaard: le prestazioni si producono grazie al lavoro svolto in settimana. E poi abbiamo giocatori con qualità tecniche importanti, e attorno a noi si respira un entusiasmo speciale. Siamo lì, è giusto cullare questo sogno, ma è un obiettivo che non deve generare pressione nel gruppo, va vissuto con serenità. Strada facendo abbiamo perso qualche punto anche non per nostri demeriti, essere qui a giocarci l’Europa dimostra la bontà del lavoro del tecnico e della squadra».
Thiago, nessuna scadenza – «Una deadline non c’è perché ripeto, Motta sta svolgendo quotidianamente un grande lavoro per far crescere il collettivo e i singoli. Per far arrivare le nostre proposte è necessario parlare con chi lo rappresenta, cosa che faremo di nuovo nelle prossime settimane: non è una trattativa che si può fare attraverso i media, eventuali novità le saprete subito».
Troppi rumors di mercato – «Mi piacerebbe che ci fosse più attenzione sul percorso che stiamo facendo, invece di pensare a quello che succederà in futuro. Al momento opportuno penseremo a come migliorare ulteriormente la squadra, e dipenderà dal mercato, ma adesso gradirei che ci si concentrasse sull’obiettivo sportivo».
Castro, manca poco – «Quella per acquistare Castro è stata una trattativa veramente complessa, dato che il Vélez voleva cederlo solo a partire da giugno, ma ce l’abbiamo fatta e il ragazzo arriverà qui tra pochi giorni, al termine del Preolimpico».
Lega Serie A e FIGC, trattativa sulle riforme – «La Lega ha la necessità di portare avanti delle riforme tenendo presente i tre temi fondamentali che sono la solvibilità, la sostenibilità e il controllo dei costi, come accaduto nella Liga e in Premier League. C’è tutto il discorso legato alle infrastrutture, perché siamo troppo indietro sulle possibilità di fruire degli stadi e di attrarre i tifosi: in Europa negli ultimi anni sono stati spesi 22 miliardi per la costruzione degli stadi, dobbiamo vedere a che punto siamo noi e dialogare anche col Governo. Poi c’è la questione organizzativa, ovvero il format del torneo e la mission dei campionati professionistici. Senza dimenticare i rapporti coi calciatori e la Legge Melandri sui diritti televisivi. Ma sui due pilastri delle infrastrutture e dell’organizzazione la Lega deve trovare una proposta forte, o in autonomia staccandosi nel tempo dalla Federazione o, soluzione forse più auspicabile, restando all’interno del mondo sportivo ma con una voce molto diversa rispetto a quella che ha avuto finora».
Primavera in crisi – «Ci aspettavamo sicuramente di più, ma l’obiettivo primario è quello di crescere giocatori che via via possano diventare utili per la Prima Squadra, anche passando attraverso percorsi in prestito nelle categorie inferiori, come stanno facendo Raimondo e Pyyhtia in B alla Ternana o Motolese in C all’Olbia».
Saputo ricomprerebbe il Bologna? – «La domanda andrebbe posta al presidente, che sta vivendo molto da vicino la squadra inseguendo questo sogno: credo sia contento e soddisfatto dell’esperienza a capo del Bologna, ma soprattutto del grande legame che si è creato con la città. Abbiamo cominciato dieci anni fa salendo dalla Serie B non senza difficoltà, dato che si partiva con 40 milioni di debiti, e assestandoci pian piano in A, dovendo scontare un certo gap. Poi, una volta trovata la giusta combinazione tra investimenti e valorizzazione della rosa, il salto di qualità si è visto: ci aspettiamo tanto dal futuro, è un percorso e quindi godiamocelo».
Area tecnica al top – «Sartori e Di Vaio stanno facendo un ottimo lavoro. Giovanni lo conosco da venticinque anni: una volta, dopo dieci giorni di trattative, non trovammo l’accordo per Iori del Chievo e promisi che non avrei mai più lavorato con lui come controparte, invece per il suo arrivo a Bologna ci siamo accordati in cinque minuti (sorride, ndr). È il re delle plusvalenze, speriamo che pure qui come a Bergamo sia anche il re dei risultati (sorride, ndr)».
Crescita dei giovani – «Abbiamo pensato a come interagire al meglio con società di categorie inferiori per il percorso di formazione dei giovani, così da compensare il divario tra la Primavera e il mondo professionistico, visto che la FIGC vieta l’acquisizione di quote di minoranza di altri club. Quando si mandano i ragazzi in prestito altrove, talvolta capita che la società di destinazione non abbia strutture e preparatori adeguati, e questo fa ragionare sul modello: alcuni hanno scelto la via della seconda squadra, ma i posti disponibili in Lega Pro ad oggi sono pochi e non si sa se aumenteranno tramite il progetto di riforma, perciò resta il tema di potersi rivolgere ad altri club costruendo un modello partecipativo diverso. Al momento, però, è solo un’idea per il futuro».