Oggi pomeriggio presso Palazzo Marescotti, sede del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, si è svolta la presentazione del Master di I livello in Comunicazione e Marketing dello Sport attivato da Unibo col contributo del Bologna FC 1909 e della Fondazione Del Monte e col patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna e CONI. Alla conferenza ha partecipato anche l’a.d. del BFC Claudio Fenucci, che ha analizzato i problemi del nostro calcio e ha poi parlato più nel dettaglio della situazione del club felsineo. Ecco le sue dichiarazioni:
Lo stato di forma del calcio italiano – «L’industria del calcio italiano è in una situazione critica: il settore era già sotto stress prima del 2020, il COVID non ha fatto altro che acuire questa difficoltà. Negli ultimi due anni le prime sei squadre hanno complessivamente perso una cifra attorno agli 1,4 miliardi, per cui credo che qualche domanda circa la sostenibilità ce la si debba porre. A differenza di quanto avviene nelle leghe americane, noi non riusciamo a raccogliere risultati economici positivi. Questo comporta che per raggiungere gli obiettivi si sforano i budget inizialmente previsti, e si accettano perdite operative. Per tamponare il problema in Spagna hanno iniziato a lavorare sul salary cap, serve ragionare anche sull’espansione dei ricavi e il contenimento dei costi».
L’importanza delle plusvalenze – «C’è un tema di equilibrio economico che deve essere affrontato. Il COVID ha avuto un effetto globale, facendo crollare tra le altre cose il valore dei trasferimenti. C’è stato un calo del 20% del valore dei giocatori, e questo impatta su un sistema che vive di plusvalenze. Buona parte della perdita finanziaria del Bologna deriva dal fatto che le plusvalenze non coprono gli ammortamenti. Abbiamo investito più di 120 milioni per la crescita sportiva del club, che a causa di tanti fattori non si è verificata. Se mi sento in discussione per questo? Sono nel calcio da tanti anni, di bilanci col segno più davanti ne ho visti pochi».
Il potere dei calciatori – «Dopo la sentenza Bosman (che impedì alle leghe continentali di porre un tetto al numero di calciatori stranieri, ndr) il calcio è cambiato, e l’equilibrio si è spostato nettamente a favore di agenti e calciatori».
L’impegno di Saputo – «Avevamo cominciato una politica che prevedeva un maggior apporto alla Prima Squadra da parte del settore giovanile, ma la competizione è aumentata e abbiamo cominciato ad orientarci di più sui giocatori professionisti. Queste sono scelte che dragano risorse ma non c’è da spaventarsi, perché Saputo sta ripianando i bilanci».
Il valore del club – «Bisogna lavorare sul miglioramento delle strutture perché è un aspetto sul quale siamo in ritardo, e poi sperare che il valore dei club calcistici aumenti. Quanto vale il Bologna? Non do cifre, sarebbe utile solo se l’azionista fosse disposto a vendere ma Saputo non intende farlo».
Uno sguardo al campo – «Thiago Motta si sta impegnando tanto e i primi risultati si stanno vedendo. Siamo contenti di come si è approcciato alla squadra, i giocatori rispondono e il clima interno allo spogliatoio è sereno. Ora speriamo di trovare continuità di risultati».