Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questo pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia di Bologna-Cagliari.
Turnover in vista – «Il tempo per allenarsi non c’è, di fatto le partite diventano allenamenti. Dovrò fare delle scelte e cercherò di mandare in campo i ragazzi più riposati, ma bisogna anche fare i conti con gli avversari. Però se un giorno vogliamo giocare in Europa ci dobbiamo abituare a giocare tre volte alla settimana».
Spareggio con vista Europa – «Mancano ancora dieci partite al termine, noi vogliamo vincere sempre ma siamo consapevoli che con l’arrivo di Zenga il Cagliari ha ripreso a marciare. Hanno una rosa di qualità e bisogna fare i complimenti al presidente Giulini per averla allestita».
Ottimo rapporto con Zenga – «Walter è un caro amico e ci sentiamo spesso, sono contento di rivederlo su una panchina di Serie A perché è una bella persona e un ottimo allenatore».
Gambe pesanti – «Ho parlato con tutti quelli che potrebbero avere qualche problema a giocare due partite in tre giorni, ma ognuno di loro mi ha dato la sua disponibilità. Il match di domani sera è importante, cercherò di cambiare il meno possibile. Se Dijks può farcela a partire ancora titolare? Non lo so, vediamo…».
La precisione vien giocando – «Domenica il nostro atteggiamento è stato buono, ma dobbiamo alzare il livello della qualità e rischiare un po’ di più, senza timore. A nessuno di noi è mai capitato di stare quattro mesi senza giocare, ho visto che anche le squadre più quotate sbagliano parecchio in fase di possesso palla: andando avanti con le partite speriamo di migliorare».
Barrow, missione centravanti – «Ci dobbiamo lavorare, in questo momento è più pericoloso se si trova la porta davanti piuttosto che giocandoci alle spalle, quindi meglio da esterno che da prima punta. In futuro, però, vorrei schierarlo come centravanti, e a quel punto vedremo con quale efficacia riuscirà a ricoprire il ruolo».
Si incassa sempre – «È questione di atteggiamento e di qualità dei giocatori, ma influiscono anche altri fattori. Sappiamo che un gol lo prendiamo praticamente sempre e quindi dobbiamo giocare cercando di segnarne uno in più dei nostri avversari: magari domani finisce 7-6 (ride, ndr)…».
Coraggio: questione di DNA – «Trasmetterlo è difficile, un coniglio non diventa un leone (sorride, ndr)… In generale, ci sono giocatori che ce l’hanno e ne sono consapevoli, altri che vanno aiutati a farlo emergere, e altri ancora che invece non ce l’hanno e non ce l’avranno mai. Il coraggio è una dote importante, nel calcio e prima ancora nella vita, ma ancora più importante è l’autostima, il credere in se stessi. Lo ripeto spesso ai ragazzi, in particolare a Barrow: dovete andare in campo pensando dentro di voi di essere i più forti del mondo, convincervi di questo, e pur restando umili tirare fuori tutte le vostre qualità».