Mihajlovic: “Dopo Firenze non ho parlato coi ragazzi, spero abbiano capito. Bel traguardo le 300 panchine in A, tra dieci anni farò il dirigente”
Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questo pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia dell’ultimo impegno stagionale contro il Torino.
Ultimo impegno – «Non ho un particolare messaggio da lanciare ai tifosi, che purtroppo domani non potremo salutare, la cosa più importante è vincere: magari non conta molto, ma meglio finire a 49 punti che a 46. Meno male che il campionato sta finendo, perché questo non è calcio, e non credo di essere l’unico a pensarla così. Sapevamo che sarebbe stata un’agonia, ma era anche l’unico modo per concludere la stagione, quindi abbiamo scelto il male minore».
Contraccolpi futuri – «Credo ce ne saranno, ci attende un’altra stagione lunga e pesante perché avremo solo due settimane di riposo prima di ripartire. Anche il prossimo sarà un campionato anomalo, ma bisogna adattarsi».
Silenzio assordante – «Dopo la Fiorentina non ho parlato coi ragazzi, penso che qualche volta il silenzio sia più forte delle parole. Non gli dirò nulla di particolare neanche domani, sono grandi e vaccinati, vedano loro se vogliono fare un’altra brutta figura… Se sono intelligenti capiranno, altrimenti non capiranno mai. Personalmente confido che facciano una buona gara e che si riesca a vincere».
Chance per Cangiano? – «Potrebbe esserci una possibilità per lui come per qualsiasi altro giocatore convocato, devo ancora decidere chi giocherà».
Turnover in vista – «Per forza di cose sì, qualche cambio rispetto al match di Firenze lo faremo».
Bilancio granata – «In generale è buono, anche se ci sono state delle incomprensioni e il rapporto con Cairo si è un po’ incrinato. Durante il periodo della mia malattia, però, abbiamo fatto pace, perché ha dimostrato di tenere a me e di volermi bene. Adesso i rapporti sono buoni, anzi ottimi, e sto anche facendo un libro con la sua casa editrice Solferino. Non mi è piaciuto come sono stato mandato via, ma sono cose che tra un allenatore e un presidente possono succedere, ora è tutto chiarito».
Mercato, tempo al tempo – «Niente domande su Lyanco, De Silvestri o altri giocatori che non alleno, parlo solo dei ragazzi che sono qui. Anzi, oggi non parlo nemmeno di loro».
Stagione impossibile da dimenticare – «Da ogni stagione provo ad imparare qualcosa, nonostante le difficoltà, bisogna avere la forza di tirare sempre fuori il lato positivo. Quando le cose non vanno bene ti soffermi di più a riflettere, e spesso dalle sofferenze ne esci rafforzato. L’annata è stata atipica per tutto quello che è successo prima a me e poi in tutto il mondo a causa del Coronavirus, spero che una roba del genere non si ripeta mai più».
300 volte SinisA – «Un bel traguardo, 300 panchine in Serie A non sono poche, e sarebbero state di più senza il periodo da c.t. della Serbia, ma è stata una mia scelta perché è un orgoglio guidare la propria Nazionale. Ho in programma di allenare per altri dieci anni, sperando di arrivare a quota 600, per poi fare il dirigente: credo che tra le presenze da mister, le oltre 500 da giocatore e tutto quello che ho passato, dalla guerra al cancro, la mia esperienza potrà sicuramente servire a qualcuno».
Blackout a Firenze – «Si tratta soltanto di una partita, peraltro nel primo tempo avevamo fatto bene e potevamo andare in vantaggio. Magari se avessimo segnato noi si sarebbero sciolti loro, chissà… Ma non cambia nulla per quanto riguarda le mie decisioni in ottica prossima stagione. Se la squadra potrebbe aver recepito male il mio messaggio su questo calcio che fa schifo? Può darsi, ma sono cazzi loro se hanno capito male, si vede che non mi conoscono, forse un giorno capiranno meglio. Ma non ci ho parlato, quindi non ve lo so dire…».