Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate oggi pomeriggio in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia di Spezia-Bologna.
Voglia di rivalsa – «Al di là del risultato finale, contro lo Spezia in Coppa Italia abbiamo avuto sei-sette occasioni da gol. Sono una squadra aggressiva e organizzata, ma anche noi lo siamo, ci dispiace per quella partita ma adesso abbiamo l’occasione per vendicarci: vogliamo i tre punti».
Non cerchiamo alibi – «La prossima partita è sempre quella più importante, perciò punteremo a schierare la formazione migliore, nonostante le difficoltà legate agli infortuni e la poca possibilità di scelta. Tutti devono dare qualcosa in più, sotto ogni punto di vista, non bisogna accampare scuse ma cercare la strada giusta. Danilo e Palacio se stanno bene giocano, per il resto qualcosa cambieremo per forza, ma sono sicuro che chi andrà in campo farà bene».
Ritiro in serenità – «Il ritiro non è una punizione, ci è sembrato giusto farlo per stare un po’ insieme, parlare, valutare alcune cose: facciamo finta che abbiamo tanti casi COVID e che sia un ritiro obbligatorio imposto dall’ASL (sorride, ndr). Ci servirà per schiarirci le idee e non commettere più certi errori: vedremo domani quale sarà la risposta dei ragazzi, dipende da loro. Abbiamo tre partite in sette giorni, poi ci sono le vacanze, quindi credo che un piccolo sacrificio si possa fare. Tanto non cambia molto rispetto alla situazione abituale, a causa del virus siamo ormai abituati da sei mesi a spostarci solo tra casa e Casteldebole».
Pomeriggio storto in uno scenario anomalo – «Domenica abbiamo sofferto a centrocampo, non siamo riusciti ad andare a pressarli coi tempi giusti, nonostante la partita l’avevamo preparata come molte altre. Infatti in passato, anche contro squadre più forti della Roma, abbiamo vissuto partite sì sofferte ma equilibrate, aperte ad ogni risultato. Quello che è successo, cinque gol subiti in un tempo, non mi era mai capitato in 35 anni di calcio, ma questo è un campionato strano. L’altro giorno ho visto anche il Borussia Dortmund prendere cinque reti in casa dallo Stoccarda, e persino all’Atalanta è successo di prendere qualche imbarcata, in una situazione del genere si può vincere o perdere con chiunque. Ne parlavo appunto coi dirigenti arbitrali, per me il fuorigioco di Palacio non era fuorigioco, e il fallo su di lui era da rigore, come ammesso anche da loro stessi, e già saremmo stati 5-3 e magari avremmo parlato di una grande reazione della squadra. Si vede che col VAR e con gli arbitri non siamo fortunati… Resta il fatto che parliamo di una sconfitta pesante che non si dovrà ripetere».
Un momento come un altro – «Momento più difficile da quando sono a Bologna? Perché? L’anno scorso abbiamo perso tre partite di fila, adesso arriviamo da due sconfitte contro Inter e Roma, che sulla carta ci possono anche stare, e andiamo a sfidare lo Spezia con gli stessi punti dell’anno scorso. Fino a due partite fa si diceva che se avessimo vinto a Milano avremmo fatto il record di punti dell’era Saputo nelle prime dieci giornate, ora invece è diventato il momento più difficile… Può succedere, siamo stati battuti da due squadre più forti di noi, certo non abbiamo fatto bene ma magari anche facendo bene non saremmo riusciti a vincere, anche se ad esempio negli anni passati ci eravamo riusciti. È un periodo particolare, soprattutto per via dei tanti infortunati, ma non vedo altri problemi. Quando sono arrivato qui e siamo andati a giocare a San Siro con l’Inter, quello sì era il momento più difficile, oppure l’anno scorso dopo quei tre k.o. consecutivi».
Scarso equilibrio nei giudizi – «Ne usciremo lavorando, come abbiamo sempre fatto, cercando di recuperare il prima possibile gli infortunati, e dando tutti qualcosina in più rispetto a quanto dato fino ad oggi. Adesso si parla di tante cose, poi magari domani vinciamo… È tutto molto relativo qua, da una vittoria a una sconfitta: se perdi è la fine del mondo e se invece vinci… Ma questo lo fanno i giornalai, non gente che capisce di calcio. Io e la mia società siamo persone che capiscono di calcio, quindi non possiamo scendere a queste cose, a queste provocazioni: siamo tranquilli e sereni, sappiamo quello che dobbiamo fare, cerchiamo di prendere più punti possibili in queste tre partite prima della sosta. Il campionato è lungo ragazzi…».
Saldamente al timone – «Tutti possono sbagliare un partita, comunque non mi sembra che i giocatori non rispondessero ai miei comandi, anche se la domanda andrebbe fatta ai ragazzi. Mi sembrano domande provocatorie queste, facili da mandare senza essere presenti in sala stampa: quando sono qui sono tutti piccolini, come gli haters da social network: dare sempre la colpa al lupo fa comodo alle pecore… Mi dispiace per chi ha fatto la domanda, non posso sapere cosa succederà da qui a qualche partita ma adesso non è assolutamente così».
Rapporto speciale con la squadra – «Io e i ragazzi non ci parliamo più, ci mandiamo affanc..o tutti i giorni, non mangiamo più insieme, non ci possiamo vedere (sorride, ndr). Empatia c’è sempre, il rapporto che esiste tra me e loro non lo può rovinare una partita: a questi ragazzi voglio bene, abbiamo passato tante cose sia belle che brutta assieme, e siamo stati sempre uniti. Al di là di quanto resterò qui ad allenare, o di quanto loro resteranno qui a giocare, avranno sempre un posto nel mio cuore, perché quello che hanno fatto per me sul piano personale e privato nel mio momento di vita particolare non lo dimentico. Poi come allenatore, come un padre coi figli, ogni tanto mi devo arrabbiare, ma questo non significa che non andiamo più d’accordo. Mi dispiace arrivino queste provocazioni ma posso assicurare che non c’è nulla di tutto questo, in caso di problemi sarei io il primo a dirlo, perché sono sempre stato sincero, onesto e leale».
Sinisa & Joey – «No, col presidente non ho parlato. Io con Saputo mi sento una volta ogni tanto ma in questi giorni non ci ho parlato. Il presidente è un aziendalista, non è uno di quelli che ti rompono le palle tutti i giorni: è una persona a cui voglio molto bene, e penso che la cosa sia reciproca. È difficile che chiami, ma non perché è particolarmente deluso o contento, lo fa quando pensa sia giusto farlo, perché è uno che delega. Non mi ha chiamato neanche in certi periodi in cui le cose andavano bene, perciò non vedo problemi. Sappiamo quanto Saputo voglia bene al Bologna e quando noi vogliamo bene a lui, una persona meravigliosa. È come nelle vere amicizie, ci sono quelli che si sentono tutti i giorni ma anche quelli, che io preferisco, che magari non si sentono mai ma nel momento del bisogno ci sono. Ecco, questo può essere il rapporto tra il presidente e il Bologna o tra me e lui, se c’è bisogno l’uno dell’altro ci siamo, perché anche con lui ne abbiamo passato tante ed è sempre stato molto presente: certe cose che ha fatto per me non le dimentico, come credo lui non dimentichi ciò che il ho fatto per il Bologna».
Scelte di formazione – «Non credo che uno dei Primavera partirà titolare, ne abbiamo alcuni aggregati ma almeno i primi undici riusciamo a trovarli. Però a gara in corso vediamo».
Questione di mentalità – «Abbiamo la nostra mentalità, a parlare dopo siamo tutti bravi: quando a Milano attendevamo non andava bene, con la Roma abbiamo pressato e non va bene. Impostiamo le partite in un certo modo e dobbiamo fare così, indipendentemente dall’avversaria: essere aggressivi e intensi, andare a pressare alto, fare ciò che abbiamo fatto sempre e che ci ha prodotto la salvezza del 2019 e poi certe belle partite vinte. Noi giochiamo a calcio, e una brutta sconfitta non cambia il nostro spartito, anche se le assenze al momento sono tante. Lo ripeto ancora, la mentalità del mio Bologna non cambia, dobbiamo pensare a fare un gol in più degli avversari e non a non prenderlo».
Avanti con le mie idee – «Durante la mia carriera ho sempre dimostrato di essere il primo a prendersi le proprie responsabilità, ammettendo i miei errori e chiedendo scusa. Infatti una settimana fa, dopo l’Inter, ho ammesso di aver sbagliato e ho chiesto scusa ai giocatori. Per quanto riguarda la Roma, siamo tornati al vecchio modulo e abbiamo preparato la partita come sempre, altre volte ce la siamo giocata alla pari mentre domenica è andata male. Ribadisco, questo è un campionato strano dove possono succedere cose del genere, le cose cambiano da una settimana all’altra: manca il pubblico, c’è poca pressione, i giocatori cercano stimoli altrove, si verificano tanti infortuni. E poi capita semplicemente di incontrare squadre più forti. A me non era mai successa una roba così, però magari se avessimo segnato sullo 0-0 magari ne avremmo fatti cinque noi a loro. Ad ogni modo, preferisco perdere una volta così piuttosto che scombussolare tutto e cambiare le mie idee».
Contento a Bologna e nel Bologna – «Sì, la mia avventura a Bologna mi piace. Tutti noi siamo ambiziosi, però uno deve capire anche la situazione, perché nessuno poteva aspettarsi questo COVID con annesse conseguenze, perciò bisogna sapersi adattare. Io a Bologna sto bene, mi trovo bene con la società, il presidente e i giocatori, con tutte le normali problematiche che un club di calcio può avere. Adesso va così, poi l’anno prossimo, fra due anni o fino a quando starò qui non so cosa succederà, perché in una situazione del genere non dipende molto da noi. Comunque qui c’è una società solida e io sono contento di stare qua, non ho nessun tipo di problema. Gli obiettivi possono pure cambiare durante l’annata per diversi motivi, sicuramente se non ci fosse stato il COVID saremmo riusciti a procedere sulla strada che ci eravamo prefissati, invece si sono create difficoltà e allora bisogna avere ambizioni e obiettivi diversi. Un conto è se una società dice di voler fare una cosa e poi non la fa, un altro è se non può farla per motivi non dipendenti dalla sua volontà: bisogna essere intelligenti e capirlo».
Stessa prestazione, risultato diverso – «Contro lo Spezia in Coppa Italia abbiamo fatto quello che dovevamo fare, purtroppo senza sfruttare le occasioni. Magari riuscissimo a ripetere quel tipo di partita domani, creando così tanto, sono sicuro che torneremmo a casa con la vittoria. Perché giocando così si vince nove volte su dieci. I ragazzi sanno meglio di me dove hanno sbagliato, cosa non hanno fatto, ne sono consapevoli, non sono dei menefreghisti ma ci stanno male quando si perde. Devono sempre tenere a mente che se non abbiamo un certo tipo di atteggiamento possiamo perdere anche da squadre più deboli della Roma, al contrario con una certa intensità possiamo giocarcela alla pari anche contro squadre più forti».