Mihajlovic: “Voglio ancora concentrazione e cinismo, Skov Olsen di nuovo titolare. Inzaghi un vero amico, Palacio il miglior maestro per Barrow”
Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate questa mattina in conferenza stampa a Casteldebole dal tecnico rossoblù Sinisa Mihajlovic, alla vigilia di Bologna-Benevento.
Barrow e il Bologna: in cerca di conferme – «Barrow per affermarsi dovrà fare almeno altre sei-sette doppiette (sorride, ndr), ma siamo contenti che si sia sbloccato e speriamo continui così. Domani mi aspetto un’altra prova convincente dalla squadra, dobbiamo ripetere la gara di Parma, stare molto attenti ai dettagli. Come ho già avuto modo di dire, le prestazioni ci sono state quasi sempre, ormai per vincere e trovare continuità di risultati non è più una questione tecnico-tattica ma soprattutto mentale».
Sansone, Soriano e il reparto avanzato – «Sansone è ritornato pienamente a disposizione, ora sta bene e per noi è un giocatore importante, mi fa molto piacere anche per lui. Siamo consapevoli di avere una mentalità e un gioco offensivi, con quattro giocatori d’attacco e anche i terzini che spingono: tanto dei nostri risultati passa dalla qualità e dalle giocate degli elementi come Nicola o lo stesso Soriano, che fin qui è sempre stato costante nel rendimento. Capisco perché Inzaghi li chiese alla società, fossi stato in lui li avrei presi anche io».
Pensiamo solo a noi – «Non so in che modo verrà a giocarsela il Benevento ma non mi interessa: noi abbiamo cambiato il nostro modo di giocare e la nostra mentalità contro Juventus e Milan, a maggior ragione non lo faremo domani. Andiamo avanti a lavorare su noi stessi e a migliorare le cose che ancora non vanno, a prescindere dall’avversario di turno».
Incontro con papa Francesco – «È stata una bellissima esperienza. Siamo stati in Vaticano tre ore, non posso svelare più di tanto perché abbiamo realizzato una cosa per Discovery Channel che andrà in onda più avanti, insieme a diversi personaggi più o meno famosi: l’obiettivo era quello di raccontare come uscire da un momento difficile, trasformandolo in qualcosa di positivo. Io mi sono presentato con mia moglie e mia suocera, così Bergoglio mi ha detto che avrebbero dovuto farmi santo subito per aver portato con me la suocera (ride, ndr). È molto simpatico, e poi ovviamente ci ha detto tante cose che ci hanno fatto riflettere e donato serenità e fiducia. Come sapete è anche un grande tifoso di calcio (tifa per il San Lorenzo, ndr), e mi ha raccontato di un portiere sloveno degli anni Venti che era andato a giocare in Argentina e da giovane era suo idolo. Alla fine mi ha detto di salutare la squadra: Dominguez non lo conosce, ma spero imparerà a conoscerlo, Palacio invece sì (sorride, ndr)».
Tante possibilità in mediana – «Poli è pronto, adesso è questione di scelte tecniche. A centrocampo abbiamo diverse opzioni ma Schouten è fondamentale, sapete che lo considero la nostra ‘lavatrice’ che pulisce i palloni sporchi. Poi c’è Svanberg che sta crescendo, Dominguez, lo stesso Poli e pure Baldursson che sta bene. Al momento non possiamo fare a meno di Jerdy, che però è diffidato, e quando prenderà il giallo e dovrà scontare la squalifica sarà Poli a sostituirlo, anche se ha caratteristiche leggermente diverse. Ad ogni modo io li considero tutti dei titolari, solo che purtroppo posso schierarne dall’inizio solo undici…».
La cavalcata del 2019: irripetibile? – «Direi che da allora abbiamo fatto dei passi avanti. All’epoca il mio obiettivo primario era quello di creare un gruppo solido e combattivo: dovevamo salvarci, ogni partita era una questione di vita o di morte, non erano ammessi passi falsi. Una volta cementato il gruppo, io e il mio staff abbiamo cercato di dargli una precisa identità di gioco, spostando in avanti il baricentro e dando maggiore serenità serenità a tutti. Ora invece bisogna lavorare di più sulla mentalità dei singoli: la differenza rispetto a quando sono arrivato è che allora sapevo che la squadra sarebbe andata in campo per battagliare, ma non sapevo come avrebbe giocato, adesso invece è un po’ il contrario».
Sinisa & Pippo – «Avevo contattato Inzaghi ancora prima che il Bologna mi chiamasse, perché era uscita la notizia sul giornale ma in quel momento non c’era stato alcun contatto, non era vero. Pippo è un grande amico e non dimentico il gesto che fece per la mia partita d’addio al calcio, venendo a giocarla due giorni dopo la finale di Champions vinta contro il Liverpool. In campo lo minacciavo spesso, ma visto che suo fratello Simone giocava con noi nella Lazio, io e Couto ci andavamo più piano (ride, ndr). Qui lui è stato esonerato ma può capitare a tutti, come diceva Trapattoni: «Ci sono allenatori esonerati e allenatori che saranno esonerati». Si è subito ripreso e ora sta facendo bene, sono contento per lui e domani mi farà piacere rivederlo».
Orsolini o Skov Olsen? – «Domani parte ancora titolare Skov Olsen».
Cinismo e concentrazione – «Il cinismo ci vuole sempre: all’andata a Benevento abbiamo fatto una partita che, se rigiocata altre dieci volte, non perderemmo mai, quindi spero che domani vada diversamente. Per come stiamo giocando sono sicuro che avremo occasioni da gol, ma dovremo sfruttarle. Prima della gara di Parma ho ricordato ai ragazzi cos’era successo l’anno scorso al Tardini, da 2-0 a 2-2 nel giro di due minuti: la mancanza di pubblico, nel bene e nel male, ci condiziona, quindi per tenere alta l’attenzione e rimanere concentrati fino all’ultimo bisogna dare tutti qualcosa in più».
Valori diversi, stessi punti – «Guardando le prestazioni del Benevento e le nostre, dico che a noi manca qualcosa in classifica, ho qualche perplessità sul fatto che le due squadre abbiano lo stesso valore. I conti sono abituato a farli alla fine, il campionato è lungo e noi dobbiamo rimanere concentrati su quello che dobbiamo fare: al momento il nostro obiettivo salvarsi il prima possibile».
Barrow continua ad imparare – «Musa deve lavorare soprattutto sulla protezione della palla, sulla profondità, sul modo in cui attaccare i cross: spesso sta troppo indietro o troppo largo, perché non è abituato. Credo si debba andare per gradi, senza riversargli addosso troppe informazioni tutte insieme, ora ci stiamo concentrando sulla protezione della palla e l’uso della fisicità, delle braccia, e su determinati sui movimenti: per quelli abbiamo in squadra Palacio, che li fa benissimo, non c’è miglior maestro di Rodrigo».
Spettacolo ultras prima del match – «Non sapevo di questa iniziativa (ritrovo ore 18:15 fuori dalla Curva Andrea Costa, ndr) ma li ringrazio, peraltro non è la prima volta che vengono a caricarci fuori dallo stadio. Ci sono sempre stati accanto e ci mancano, sono davvero curioso di vedere come sarà tornare allo stadio col pubblico: penso che le prime partite saranno difficili come lo sono state le prime senza, perché adesso ci siamo abituati agli spalti vuoti e al silenzio. Qui in Emilia-Romagna, grazie al sistema di tamponi rapidi che sta mettendo a punto Bonaccini, riavremo un po’ di tifosi allo stadio forse già a marzo. Non prendetela per certa questa notizia, ma so che ci stanno lavorando, la volontà di provarci c’è».
Dijks stringe i denti – «Come volete che stia uno che è rimasto fuori sei mesi per un’operazione al ditino del piede (ride, ndr)? Dai, una ferita al ginocchio si riassorbe subito. E comunque sono guarito prima io dalla leucemia che lui dal problema al piede…».