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Miranda: “Il Bologna mi seguiva da tempo e mi ha fatto sentire al centro del progetto. Dopo l’oro olimpico voglio continuare a vincere”

Miranda: "Il Bologna mi seguiva da tempo e mi ha fatto sentire al centro del progetto. Dopo l'oro olimpico voglio continuare a vincere"

Ph. zerocinquantuno.it

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Stamattina a Casteldebole è stato presentato alla stampa Juan Miranda, secondo acquisto del Bologna in ordine cronologico durante il mercato estivo 2024. Il terzino sinistro, fresco vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi con la sua Spagna, è stato prelevato a parametro zero dopo essersi svincolato dal Betis e può essere considerato il successore di Victor Kristiansen, non riscattato e rientrato al Leicester City. Settore giovanile di prestigio (Barcellona) ed esperienza europea, accumulata proprio coi biancoverdi di Siviglia, il classe 2000 va a raccogliere anche un’altra pesante eredità, quella della maglia numero 33 che apparteneva a Riccardo Calafiori. Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le sue dichiarazioni odierne, anticipate da quelle del d.s. Marco Di Vaio.

Introduzione di Di Vaio – «Abbiamo e avete avuto modo di apprezzare Juan e le sue qualità alle recenti Olimpiadi, dove ha vinto l’oro con la Spagna. È un giocatore che possiede tutte le caratteristiche che cercavamo in quel ruolo: lo seguivamo da diverso tempo, fin dal settore giovanile del Barcellona, per questo lo conosciamo bene. Quando c’è stata l’opportunità di prenderlo a parametro zero abbiamo deciso di presentargli il progetto e lui ha accettato con entusiasmo: siamo convinti che ci possa dare una grossa mano e possa esplodere definitivamente anche nelle competizioni internazionali».

Ottime sensazioni – «L’impatto è stato veramente positivo, mi ha sorpreso molto. Qui c’è un grande gruppo, cosa che ritengo basilare in uno spogliatoio. Ho tanta voglia di cominciare, di scendere in campo e conquistare vittorie. Sono contentissimo: per un giocatore l’importante è sentirsi al centro del progetto, cosa che nel Bologna ho avvertito fin da subito».

Fame di successi – «Arrivo da un momento molto positivo, come la vittoria alle Olimpiadi, e voglio che questa stagione rappresenti per me e la mia carriera uno step ancora più importante. Ovviamente spero lo sia per tutta la nostra squadra».

Caratteristiche e modelli – «Mi sono sempre definito un difensore offensivo, vista anche quella che è stata la mia crescita nelle giovanili del Barcellona e del Betis. Soprattutto al Barça viene chiesto ai difensori di stare un passo avanti agli altri. Anno dopo anno, però, ho imparato tante altre cose, specialmente l’importanza delle giocate difensive. Idoli? Non ne ho mai avuto uno specifico, osservo con attenzione i migliori che giocano nel mio ruolo».

Oro al collo – «Le Olimpiadi sono state un’esperienza unica e indimenticabile, qualcosa di diverso da Mondiali ed Europei. Sono molto contento di aver conquistato l’oro ma ora voglio pensare al Bologna, domenica bisogna partire col piede giusto e vincere».

Nel radar da anni – «Il Bologna mi seguiva da parecchio tempo e per un giocatore è bello sapere che una società lo ritiene così importante, sono felice che l’operazione si sia concretizzata».

Champions all’orizzonte – «Voglio pensare partita per partita, ora la mia concentrazione è sul match di domenica contro l’Udinese. Siamo vogliosi di giocare la Champions League, ma affrontiamo un impegno alla volta».

Già in campo domenica? – «Sarà l’allenatore a decidere: se fosse per me sì, io ho sempre voglia di giocare».

Dalla Spagna all’Italia – «Nella Liga si lavora molto sulla tattica, qui in Serie A credo dovrà credo dovrò abituarmi a lavorare molto anche sul piano fisico per stare al passo con la squadra e il nuovo tecnico».

Fiducia nel mister – «Penso che Italiano sia un grande allenatore, capace di curare al meglio sia la parte tattica che quella atletica. L’ho seguito un po’ durante il suoi anni alla Fiorentina e poi ho parlato con Pezzella, che mi ha detto cose molto positive su di lui».

Soddisfazioni in campo – «Da difensore si tende a celebrare un po’ di più la porta inviolata. È altrettanto importante spingersi in avanti e segnare, ma l’aspetto principale è non subire».