Sartori: “Passione ed esperienza al servizio di un club storico, il Bologna era nel mio destino. Partiamo da una buona base, Arnautovic è incedibile”
Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le dichiarazioni rilasciate da Giovanni Sartori, nuovo responsabile dell’area tecnica del Bologna, nel giorno della sua presentazione, avvenuta questa mattina allo stadio Dall’Ara alla presenza del presidente Joey Saputo, dell’a.d. Claudio Fenucci e del neo d.s. Marco Di Vaio.
Non un club qualsiasi – «C’è un sentimento forte dentro di me, so di essere stato scelto da una società storica del calcio italiano e non solo: la maglia rossoblù, sette scudetti e altri trofei, una storia fatta di risultati importanti, campioni e grandi allenatori. Essere qui è motivo di grandissimo orgoglio, ringrazio il presidente Saputo e l’a.d. Fenucci per aver pensato di affidarmi questo nuovo ciclo sportivo: è un gesto di enorme fiducia e farò di tutto per ripagarla attraverso gli strumenti che conosco, cioè il lavoro quotidiano, la passione, l’impegno e la riconoscenza verso la società, non conosco altre strade».
Destino rossoblù – «C’è anche un aspetto molto personale: quando è arrivata la chiamata del Bologna, l’ho presa come un segno del destino, perché era la squadra del cuore di mio papà. Da piccolo, ogni volta che i rossoblù venivano a giocare a Milano contro Inter e Milan, lui mi portava sempre allo stadio a vedere il grande Bologna dei suoi idoli Pascutti, Perani e Bulgarelli. Ho entusiasmo e avverto un forte senso di responsabilità, voglio essere all’altezza delle attese di un club e di una piazza che ho sempre stimato e che da avversario mi ha sempre regalato emozioni forti. Porto con me un bagaglio di esperienza come uomo e professionista, questa nuova avventura è un punto di partenza verso un futuro da scoprire, sperando sia bella come quelle vissute in passato. Lavorerò con umiltà, consapevole che ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti per raggiungere gli obiettivi prefissati».
Tempo al tempo – «Abbiamo una buona squadra, frutto del buon lavoro svolto in precedenza, poi come in tutte le cose si può sempre migliorare. Nel nostro caso migliorare significa rinforzare la struttura per raggiungere una posizione di classifica consona al valore della rosa. Stabilire delle tempistiche è difficile, lo dico anche alla luce dell’esperienza di Bergamo, dove ci servirono due anni per ingranare».
Arnautovic non si tocca – «Nella mia testa, così come in quella di Saputo e Fenucci, Arnautovic è incedibile. È un giocatore molto importante per il Bologna e non è sul mercato: certo, nella vita mai dire mai, ma il Bologna riparte da Marko Arnautovic».
Gestione oculata – «La speranza di tutti noi è di arrivare ad acquistare giocatori di livello, però c’è un percorso da compiere e poi non sempre maggiori investimenti equivalgono a migliori risultati. Per esempio, in quest’ultima stagione l’Atalanta ha investito come mai prima, ma in termini di risultati è stato l’anno peggiore. Ci siamo organizzati e siamo partiti col lavoro, insieme a Mihajlovic stiamo cercando elementi funzionali al nostro sistema di gioco per vivere un campionato più importante di quelli passati».
Coppa Italia da non snobbare – «La Coppa Italia potrebbe essere un obiettivo raggiungibile, dipenderà dalla nostra bravura ma anche dagli abbinamenti nel tabellone, per arrivare in fondo serve anche un po’ di fortuna. Con l’Atalanta ho raggiunto due volte la finale, purtroppo perdendo in entrambe le occasioni».
Filo diretto con Mihajlovic – «La scelta di andare avanti con Sinisa è stata collegiale, eravamo tutti d’accordo. Ho contatti costanti col mister, ci sentiamo ogni giorno in videochiamata alle 12 e alle 19 e parliamo di tutto, dal calcio al resto. Di recente mi sono confrontato anche coi suoi collaboratori, che non conoscevo, e insieme stiamo ragionando su tante cose. Il modulo? Un po’ alla volta arriveremo pure a quello (sorride, ndr). Io e Marco siamo sempre presenti a Casteldebole, poi se dovremo girare per visionare giocatori ci alterneremo, ma per il momento resto in sede quotidianamente».
Valutazioni sul vivaio – «Man mano valuteremo anche il da farsi per quanto concerne il settore giovanile. Al momento la stagione non è ancora finita, abbiamo tre squadre in semifinale scudetto e pensiamo a quelle: sono il segnale che è stato svolto un buon lavoro».
Composizione della rosa – «Qualsiasi allenatore vorrebbe partire per il ritiro con l’organico al completo, ma non sempre è possibile. Nel nostro caso, alcuni nazionali si aggregheranno al gruppo in leggero ritardo. Comunque, come detto, al di là di quello che sarà il mercato partiamo già da una buona base con cui lavorare: la squadra è quasi fatta, allo stato attuale delle cose mancano solo due o tre pezzi».
Uscite per finanziare le entrate – «Le uscite dipenderanno dal mercato, dalle richieste che avremo. Parlando col presidente e con l’a.d., credo che quelle ‘eccellenti’ potrebbero essere due, non di più. Se invece non riusciremo a cedere determinati giocatori alle nostre condizioni, dovremo valutare strade alternative».
Ragioni e aspettative – «Non ci ho pensato due volte, ho detto subito di sì al Bologna perché penso che qui si possa fare un buon lavoro, partendo da basi solide e andando a generare un percorso in linea con le ambizioni del presidente. In questi primi dieci giorni a Casteldebole ho capito che ci sono aspettative importanti. Alte, sì, spero non altissime (sorride, ndr). La stampa mi ha dipinto in un certo modo, giusto o sbagliato non sta a me dirlo, l’unica cosa che posso dire è che sono pronto a lavorare sodo mettendo al servizio del club il mio impegno e la mia esperienza».
Dirigente vecchio stampo – «Il mio modo di lavorare è sempre lo stesso e quindi carta e penna allo stadio non mancano mai, ma ovviamente ho fatto degli aggiustamenti sfruttando le nuove tecnologie. Non sono esattamente quello che ha iniziato ormai 29 anni fa, ma mi piace continuare a guardare partite e a osservare giocatori dal vivo».
Foto: bolognafc.it