Thiago Motta: “Orgoglioso di essere qui, ho in mente un Bologna che prova a dominare il gioco. La squadra è forte, il massimo impegno non è derogabile”
Prime parole da neo allenatore del Bologna per Thiago Motta, che questo pomeriggio al centro tecnico Niccolò Galli di Casteldebole è stato presentato ufficialmente alla stampa. Il 40enne ex centrocampista italo-brasiliano, reduce da una convincente stagione alla guida dello Spezia che si è conclusa con un’insperata salvezza, raccoglie la pesante eredità umana e lavorativa di Sinisa Mihajlovic e si accinge a scrivere un nuovo capitolo della storia rossoblù, sperando sia ricco di soddisfazioni per lui e per il club. Di seguito tutte le sue dichiarazioni, anticipate da quelle dell’a.d. Claudio Fenucci.
Introduzione di Fenucci – «Su quanto accaduto fino a prima dell’arrivo di Motta mi sono già espresso, adesso è il momento di andare avanti. Siamo contenti di avere Thiago con noi, è stata una scelta totalmente condivisa in società, si tratta di un allenatore giovane con un passato da giocatore noto a tutti e fortissime motivazioni, del quale conosciamo la metodologia d’allenamento perché nella scorsa stagione abbiamo avuto modo di osservarlo. L’aspetto più importante, però, è che arriva qui con l’orgoglio di essere l’allenatore del Bologna, consapevole di ciò che questo club rappresenta per il calcio italiano».
Eredità positiva – «Credo che domenica la squadra abbia fatto a tutti una bella impressione, non solo a me, avendo battuto un’avversaria forte e di livello europeo come la Fiorentina. La cosa più significativa è stata la reazione dopo lo svantaggio: ieri l’ho detto ai ragazzi e gli ho fatto i complimenti, chiedendogli di continuare così».
Senza pensarci un secondo – «Mi hanno subito convinto sia il blasone del club che la squadra attuale, inoltre non conoscevo nel dettaglio le infrastrutture e sono rimasto contentissimo: ognuno di questi elementi va a formare un qualcosa di straordinario. Sono davvero orgoglioso di far parte del Bologna e farò del mio meglio ogni giorno per aiutarlo a crescere».
Giorni di transizione – «Quando vedrete il Bologna di Motta è relativo, oggi posso solo dire che in organico ci sono tanti buoni giocatori e che dobbiamo conoscerci bene a vicenda, discorso che vale sia per me che per il mio staff. Ci vuole tempo ma nel calcio il tempo non esiste, dunque dobbiamo lavorare sodo e arrivare nel più breve tempo possibile a mandare in campo una squadra dove ogni elemento sia messo nelle condizioni di rendere al massimo per aiutare il collettivo».
La Spezia tappa importante – «Durante la stagione vissuta a La Spezia sono cresciuto tantissimo sia sul piano personale che nella gestione del gruppo, in particolare nel rapporto con i calciatori e i miei collaboratori. Ponendoti in maniera aperta, con l’umiltà e la voglia di migliorare giorno dopo giorno, tutto diventa più semplice: oggi mi sento pronto per questa grande responsabilità e guardo avanti con fiducia».
Un calcio coraggioso – «Ho avuto solo due allenamenti a disposizione per osservare la squadra, che mi pare sia forte come quella dell’anno scorso. Ovviamente io e il mio staff vogliamo migliorarla e siamo convinti che tramite la nostra maniera di giocare si possa creare un’identità mirata a cercare sempre la vittoria. Non devo inventare nulla, il calcio esiste già da tanto tempo (sorride, ndr), ma ho già in mente il Bologna che vorrei vedere: tutto ciò, però, dovremo metterlo in pratica sul campo».
Arnautovic & Co. – «Io e Marko abbiamo giocato insieme all’Inter quando lui era molto giovane, è un bravissimo ragazzo e un grande calciatore. Da lui e dagli altri attaccanti mi aspetto i gol ma non solo, perché credo abbiano tutti il potenziale per fare ottime cose prima in allenamento e poi in partita».
Obiettivi stagionali – «Il mio obiettivo è che domani la mia squadra sia meglio di oggi, poi i conti li faremo alla fine. La dirigenza mi ha chiesto di costruire un percorso che passi da un calcio propositivo, specialmente in casa, e ci consenta così di arrivare ai risultati. Sono convinto di poterci riuscire e pronto a mettere tutto me stesso a livello di impegno quotidiano e concentrazione».
Cambio di modulo – «Riguardo alla difesa a quattro e a chi eventualmente utilizzare da terzino ho la mia idea, ma come detto questi sono giorni in cui dovremo osservare e valutare, parlando tra noi e lavorando sia in campo che in sala video: dipenderà da me ma anche dalla disponibilità dei ragazzi. Se cambieremo pelle già sabato contro l’Empoli? Lo vedrete… Come ho trovato la squadra sul piano atletico? Benissimo».
Il 100% sempre – «Ai nostri tifosi dico che daremo sempre il massimo, sia in settimana che poi in partita, cosa che ovviamente ho già chiesto ai giocatori e che non è negoziabile: solo in questo modo, infatti, possiamo migliorare e arrivare a competere contro chiunque».
Dominare l’avversario – «L’identità non deriva solo dal modulo ma è qualcosa di più globale, il modulo al massimo ti può dire se una squadra è più difensiva o offensiva. A me piace giocare all’attacco seppur con equilibrio, perché se si perde palla bisogna subito reagire e andarla a recuperare, però di base punto a dominare il gioco e l’avversario. L’anno scorso allo Spezia non potevamo farlo e allora ci siamo adattati, riuscendo a dire la nostra anche contro formazioni sulla carta molto più forti».
Mentori eccellenti – «Tra gli allenatori che ho avuto, Ancelotti rappresenta qualcosa di straordinario sul piano umano e della conoscenza calcistica. Gasperini è un altro grandissimo tecnico con cui ho avuto la fortuna di lavorare, e poi ovviamente Mourinho che non ha bisogno di presentazioni. La lista però potrebbe proseguire e mi dispiace non menzionarli tutti perché ciascuno di loro è stato molto importante per me, spero che nessuno di offenda (sorride, ndr)».
De Zerbi e un rifiuto particolare – «Ognuno è libero di avere la propria opinione e di fare ciò che vuole, io dico soltanto che sono orgoglioso di essere qui e consapevole che Sinisa fa parte della storia del Bologna: ho un rispetto enorme e vero per l’uomo e l’allenatore. Se ci siamo sentiti in questi ultimi giorni? No».
Soriano da ritrovare, Vignato da riscoprire – «Roberto lo considero un centrocampista e credo che con le sue qualità possa fare tutto: in questi giorni si è dimostrato estremamente disponibile e di volta in volta cercherò di schierarlo nel modo più proficuo possibile per la squadra. Emanuel lo vedo a suo agio quando parte dall’esterno per poi accentrarsi, ma sa giocare anche nella parte centrale del campo, tra le linee, e in generale è un ragazzo che comunica bene con gli altri proprio sul piano calcistico: stesso discorso di Soriano, valuterò gara dopo gara in che modo esaltare al massimo le sue qualità».
Medel jolly prezioso – «In carriera Gary ha fatto il difensore centrale in una linea sia a tre che a quattro e il centrocampista, un giocatore della sua qualità non penso abbia particolari problemi. Vedremo di partita in partita dove sia meglio utilizzarlo, l’importante è che lui si senta bene e nelle condizioni di dare il massimo».
Organizzazione e talento – «Per me una squadra deve avere una certa organizzazione, poi dentro di essa va data la libertà ai giocatori di talento di potersi esprimere: le due cose sono collegate, perché ritengo che dentro una squadra organizzata il talento emerga più facilmente. Se un calciatore ha le capacità fisiche, tecniche e cognitive per ricoprire vari ruoli facilita la vita a me e complica quella dei rivali: a La Spezia, per esempio, mi sono reso conto di avere in rosa elementi capaci di giostrare in varie posizioni, e questo ci ha consentito di sorprendere spesso i nostri avversari».
Primo impatto con Saputo – «Il presidente mi ha fatto una buonissima impressione, lo ringrazio per la scelta e le belle parole che mi ha riservato, facendomi sentire veramente comodo nel posto in cui mi trovo oggi: adesso sta a me ripagare tutto questo coi fatti».
Orsolini, investitura importante – «Vedo Riccardo felice e sempre col sorriso in allenamento, ed è una cosa positiva. Dal mio punto di vista è un giocatore che può darci tantissimo, le sue statistiche sono già buone ma credo possano migliorare ancora: dipende in primis da lui, perché ha nelle sue mani il potenziale per crescere di giorno in giorno e arrivare a togliersi grandi soddisfazioni come uomo e giocatore. Io sono qui per dargli tutto l’aiuto possibile».
Barrow, non ti manca nulla – «Ciò che ho appena detto su Orsolini vale anche per Musa, un attaccante di alto livello con un potenziale notevole: ha davvero tutto per fare una stagione importante e una bellissima carriera, e voglio supportarlo in questo suo percorso».
Attacco e difesa un tutt’uno – «Come punte centrali abbiamo Arnautovic e Zirkzee, del quale ho già potuto apprezzare la voglia di dimostrare il suo talento, un talento che va aiutato e indirizzato. Ripeto, per me il centravanti non è solo il gol: quando abbiamo la palla deve aiutare a creare situazioni di gioco e azioni pericolose, andando poi a finalizzarle, e quando la palla ce l’hanno gli altri è il nostro primo difensore. Se gli attaccanti fanno bene la prima pressione, dietro siamo più tranquilli. Stesso discorso, all’opposto, vale per i difensori, che gestendo bene il possesso diventano i nostri primi attaccanti. Come potete capire, amo interpretare il calcio proprio per quello che è, ovvero un gioco collettivo».