Van Hooijdonk: “Amo segnare, non importa come. L’Italia mi affascina e scegliere il Bologna è stato facile, faccio tesoro dei consigli di Sinisa e papà Pierre”
Questo pomeriggio, presso il media center del centro sportivo Pineta di Pinzolo, è andata in scena la presentazione ufficiale di Sydney van Hooijdonk, attaccante di scuola NAC Breda che il Bologna ha acquistato a parametro zero. Il possente centravanti classe 2000, figlio del più noto Pierre (ex bomber – fra le altre – di Benfica, Celtic, Feyenoord, Fenerbahce e Nazionale), è parso molto spigliato e sicuro di sé, pur consapevole di aver appena compiuto un salto di carriera importante e impegnativo. Ecco tutte le sue dichiarazioni:
Ruolo e caratteristiche – «Sono un centravanti, un numero 9, ma posso giocare anche da seconda punta. Amo segnare, non importa come (sorride, ndr), e anche calciare le punizioni. La mia abilità principale è il tiro col destro, il mio piede, fin da piccolo mi sono allenato molto per perfezionarlo».
Inserimento e prime sensazioni – «Queste prime settimane sono andate bene, i compagni sono molto gentili e un po’ alla volta sto imparando l’italiano. Ieri è stata un’emozione indossare per la prima volta la maglia del Bologna, anche se solo in amichevole: peccato per l’errore sottoporta, poi però mi sono riscattato e ho fatto gol (sorride, ndr)».
Un Bologna sempre più arancione – «C’erano diversi club interessati a me, ma quando è arrivata questa proposta dall’Italia mi ha reso felice perché mi hanno sempre affascinato sia la cultura che il calcio del vostro Paese. Ne ho parlato con la mia famiglia e abbiamo anche constatato come nel Bologna ci fossero già alcuni giocatori olandesi, vedi Schouten e Dijks, che sono migliorati molto, così ho pensato che fosse la scelta migliore per me».
Due icone anni ’90 – «Mio papà Pierre e Mihajlovic si sono probabilmente affrontati durante una partita del Mondiali, ma non si conoscevano di persona e quindi la cosa non ha influenzato la mia decisione».
Punizioni: Pierre vs Sinisa – «Quando il Bologna ha deciso di puntare forte su di me, mi sono andato a cercare tutti i i video di Mihajlovic da calciatore, e guardando le sue punizioni mi sono detto: “Wow, questa è classe!”. Non posso dire chi sia stato il migliore tra lui e mio papà, di certo entrambi mi possono insegnare molto».
Dal NAC al BFC – «Calcisticamente sono nato e cresciuto nel settore giovanile del NAC Breda, arrivando fino alla Prima Squadra. Negli ultimi anni abbiamo avuto degli alti e bassi, prima con la retrocessione e poi con la sconfitta nella finale playoff per la promozione, accusando particolarmente l’assenza dei nostri tifosi. Io in particolare sono un giocatore che trae grande carica dalla presenza del pubblico, e quando mi è arrivata la proposta del Bologna è stato importante per me sapere che il club ha una grande tifoseria. Certo, questo è un passo importante per la mia carriera, forse sarebbe stato più semplice restare in Olanda o andare in Germania, ma mi sentivo pronto e così ho accettato la sfida».
Testa bassa e pedalare – «Come detto, ho compiuto uno salto notevole, quindi preferisco non parlare di numeri e obiettivi. Vediamo come andranno i primi mesi, per ora posso solo dire che ci tengo a giocare e segnare il più possibile. Non avverto troppo la pressione, e comunque sia la società che il mister non si aspettano che io sia da subito il numero 9 titolare, mi hanno detto che avrò il tempo e la fiducia necessari per crescere».
Un’altra punta in arrivo… – «Arnautovic è un grande giocatore e a me fa piacere avere accanto grandi giocatori da cui imparare, perciò se dovesse arrivare ne sarei molto contento».
Modelli di riferimento – «Tra i principali attaccanti di oggi apprezzo soprattutto Lewandowski e Haaland, perché sono centravanti moderni che non sanno solo segnare ma hanno tecnica, potenza e velocità. E poi non calciano mai alla cieca, mettono sempre il pallone esattamente dove vogliono».
Corteggiamento importante – «Il Bologna mi ha contattato un mese e mezzo prima della fine della stagione, poi Bigon e Di Vaio sono venuti ad Amsterdam per conoscermi e parlarmi del club. In seguito ho visitato il centro tecnico, lo stadio e la città, e tutti questi elementi hanno reso facile la mia scelta. Una volta in gruppo, ovviamente ho legato coi miei connazionali Denswil, Dijks e Schouten, ma anche l’aiuto di De Silvestri e Sansone è stato prezioso per inserirmi. Qui in ritiro sono in camera con Orsolini, e pure con lui mi trovo bene».
I consigli del mister e di papà – «La prima chiacchierata con mister Mihajlovic mi ha lasciato belle sensazioni, nonostante la differenza linguistica. Durante gli allenamenti mi aiuta molto, mi spiega come muovermi, quali sono gli aspetti da perfezionare e come migliorare il mio istinto per il gol. Papà invece mi ha detto di non avere alcun timore, di mettere in conto qualche difficoltà nei primi mesi e di continuare a fare quello che so fare, credendo in me stesso e tirando fuori le mie abilità. Poi ha aggiunto che in futuro mi vede come il numero 9 del Bologna, una previsione che ovviamente mi ha fatto molto piacere (sorride, ndr)».
Foto: bolognafc.it