Quest’oggi l’Athletic, la sezione sportiva online del New York Times, ha dedicato un lungo articolo al Bologna e al suo ritorno in Champions League dopo sessant’anni. Tra i protagonisti rossoblù intervistati per celebrare la crescita del club e lo storico traguardo raggiunto c’è Marco Di Vaio.
Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate del direttore sportivo dei felsinei, che ha esordito ricordando Sinisa Mihajlovic: «C’è stato un vero e proprio cambio di mentalità quando l’abbiamo portato qui».
Prima Hickey, poi Ferguson – «Questi accordi in Scozia sono stati fantastici per noi, siamo riusciti ad acquistare due giocatori di qualità con una forte mentalità ed etica del lavoro, capaci di dare il 100% ogni giorno: sono state due sorprese molto positive».
Motta in ascesa – «Thiago aveva potenziale ma doveva ancora dimostrarlo, come molti nostri giocatori, e qui ha trovato l’ambiente giusto per mettersi in luce. Nel suo secondo anno abbiamo continuato a lavorare in un certo modo sulla squadra, e poco a poco lui ha saputo imporre la sua mentalità».
Super tandem con Sartori – «Non c’è niente di particolarmente nuovo nel nostro processo di reclutamento dei calciatori. Seguiamo profili che militano in campionati dove ai giovani viene dato più spazio, campionati che sono ancora accessibili per noi, poi capiamo che tipo di investimenti vogliamo fare sui giocatori che hanno 18, 22, 23, al massimo 24 anni. Questa è l’idea, l’obiettivo, prendendo in considerazione ragazzi che possono darci una mano».
Calafiori sorprendente – «Abbiamo ingaggiato Riccardo per coprire due ruoli: inizialmente non pensavamo a lui come titolare, volevamo che crescesse dietro a Lucumí come centrale e Kristiansen come terzino sinistro. Quando però ha iniziato a giocare in mezzo (mentre Lucumí si stava riprendendo da un infortunio, ndr), ha interpretato il ruolo come farebbe un terzino ma con la consapevolezza, la fisicità e la concentrazione necessarie ad un difensore centrale».
Zirkzee stella lucente – «Tutti potevano vedere le sue qualità, il nostro compito e quello dell’allenatore è stato quello di farlo migliorare nell’intensità delle partite, per essere sempre presente e decisivo. Dopo un primo anno piuttosto difficile, i progressi che ha fatto nel secondo sono stati incredibili, soprattutto a livello mentale. Può giocare ovunque e farà la differenza anche in Premier League».
Serata indimenticabile – «Quella notte si sono riunite tre generazioni di tifosi del Bologna per festeggiare insieme la qualificazione alla Champions. È stato incredibile: sono qui da sedici anni, abbiamo vissuto dei bei momenti ma mai una stagione del genere».
Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)