Intervenuto in collegamento dalla propria abitazione durante il programma Sky Calcio Club, andato in onda ieri sera, il preparatore atletico del Bologna Massimiliano Marchesi ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni sul lavoro svolto durante la quarantena dai rossoblù e sulle tempistiche necessarie per restituire ai calciatori una condizione fisica accettabile ai fini della ripartenza del campionato. Ecco le sue parole, suddivise per argomenti principali:
Palestra casalinga – «Fin dal primo istante, tenendo in considerazione le indicazioni mediche, abbiamo organizzato il lavoro fornendo un programma uniforme per tutti, cercando di capire quanto spazio avessero effettivamente a disposizione i ragazzi in casa. Nei primi due-tre giorni ci siamo arrangiati con dei tutorial utilizzando i pacchi da sei bottiglie d’acqua, poi gli abbiamo fatto avere il materiale di base, ovvero bike, bilanciere, pesi ed elastici».
Obiettivo principale – «La priorità è quella di mantenere una buona attività cardiofitness, alternando una base aerobica con dell’alta intensità, come ad esempio circuiti intermittenti, ad un lavoro di forza sugli arti superiori e inferiori».
Scenario unico – «È la prima volta che capita una situazione del genere, con il 100% delle squadre forzatamente chiuse in casa: l’80% dei giocatori, infatti, è proprio costretto a lavorare in una stanza, solo qualche straniero all’estero ha la possibilità di andare un po’ a correre fuori. Non esiste, dunque, un precedente, e non possiamo fare paragoni con le cinque-sei settimane di stop prima del ritiro estivo, perché è uno stop completamente diverso».
Ripresa graduale – «Sappiamo perfettamente che i giocatori avranno bisogno di otto-dieci giorni per cominciare a fare almeno 30-45 minuti di partita, poi nei dieci giorni successivi si arriverà progressivamente a 60-75-90 minuti. Difficile, anche in questo caso, fare paralleli con gli infortunati, perché lì l’obiettivo è quello di tenerli mai fermi, fatta eccezione per le lesioni più gravi ai legamenti».
Test di monitoraggio – «Il modello prestativo del calcio non si può riprodurre a casa, ma dalla nostra parte abbiamo un elemento importante, lo storico, che ci permette di sapere da dove siamo partiti. Quando i giocatori arriveranno, in base a quello che riusciranno a produrre nei due giorni successivi alla ripresa potremo capire quanto abbiano perso e quanto l’inattività forzata a casa abbia influito».
Foto: Damiano Fiorentini