Ieri sera, ospite della trasmissione Il pallone nel 7 su èTV, Walter Sabatini ha rilasciato tante e importanti dichiarazioni sui principali tempi d’attualità in casa rossoblù, tra passato, presente e futuro. Ecco tutte le dichiarazioni rilasciate dal coordinatore delle aree tecniche di Bologna e Montreal Impact, suddivise per argomenti principali:
Un Bologna sfacciato che fa sognare – «Io sono un ottimista e un arrogante di natura, guardo sempre al meglio e non mi pongo limiti. Al mio arrivo ho detto determinate cose, e oggi le prestazioni del Bologna mi autorizzano a vedere questa come una squadra del presente e del futuro: lo auspicavo fortemente. Siamo già nel futuro, sabato prossimo è il nostro futuro. Il tifoso vuole essere orgoglioso della sua squadra e tutto ciò si sta concretizzando, lo percepisco al Dall’Ara, ogni partita è una promessa reiterata. È sufficiente guardare con quale prepotenza i ragazzi scendono in campo, l’abbiamo tirata fuori anche venerdì sera a Roma: questo Bologna è figlio del gennaio 2019, quando è stato scelto Mihajlovic come allenatore».
Innesti mirati e importanti – «Siamo soddisfatti del mercato invernale: Sinisa ci aveva chiesto di non intervenire con operazioni tanto per comprare, voleva solo calciatori che alzassero davvero il livello generale. In difesa non c’è stata l’occasione giusta, quindi abbiamo preferito andare avanti così e dare ancora più fiducia ai ragazzi che sono già in organico. Ibañez? Nessuna asta, per questioni salariali ha deciso lui di andare alla Roma, dove adesso è un desaparecido. E non lo dico per invidia, ma perché comunque abbiamo già individuato profili di livello superiore per la prossima sessione».
Sinisa condottiero senza eguali – «La squadra ha assorbito i dettami dell’allenatore per osmosi, tutto quello che i ragazzi stanno portando in campo glielo trasmette Sinisa. Quando lui entra nello spogliatoio porta con sé la sua voglia di esserci, e questo la squadra lo percepisce. Quando c’è il mister le chance di vittoria aumentano, senza nulla togliere al suo formidabile staff, che potrebbe lavorare tranquillamente nel Real Madrid per capacità e competenza».
Area sportiva di alto livello – «Bigon fa il direttore sportivo in tutti i sensi, non solo sceglie giocatori e porta avanti le trattative ma gestisce la quotidianità, e nel fare tutto ciò è superlativo. Io invece sono un armonizzatore, incentivo il lavoro perché a volte le operazioni possono incepparsi o arenarsi per qualche motivo. Il Bologna è un laboratorio permanente e i tifosi possono stare tranquilli. Abbiamo grandi personalità, discorso che vale per Bigon ma anche per Di Vaio, che con grande passione osserva infinite partite in giro per il mondo».
Scouting al top – «Stiamo seguendo diversi profili molto forti, qualcuno di certo lo porteremo a Bologna e non finirà come Ibañez. Il nostro lavoro di studio e analisi non si ferma mai, c’è un settore scouting fantastico e il nostro database di giocatori da vedere e valutare è ricchissimo. Coordina tutto Marco Zunino, che è uomo di fiducia di Riccardo ma lo è diventato anche per me. Quando mi propongono un calciatore mi basta mandare un messaggio a lui e dopo 40 secondi ho un report completo. In seguito, la valutazione ha tempi diversi, ma lo scouting è efficacissimo».
Barrow, idea di Bigon – «Stavamo cercando una punta e Riccardo mi dice: “Perché non proviamo Barrow?”. Io sul momento rispondo: “No, è una bomba inesplosa”. Poi giochiamo in casa contro l’Atalanta e Sinisa mi fa: “Non è per niente male questo ragazzino che è entrato”. E allora io: “Ti piace? Se vuoi lo prendiamo”. Il resto lo sapete, siamo andati dritti su di lui e lo abbiamo preso, un’operazione importante sia sul piano tecnico che economico».
Orsolini non si muove – «I nostri tifosi non devono preoccuparsi per Orsolini e per le voci uscite da Torino. Quando il Bologna lo ha riscattato sono stati fatti dei discorsi verbali con la Juventus sul riacquisto, ma senza alcun accordo scritto: non esiste che Orsolini possa uscire alle cifre menzionate (26 milioni di euro, ndr), magari studieremo con la Juve una sorta di compensazione rispetto a quanto ci eravamo detti. Il Bologna è una società di persone serie e oggi nessuno pensa di cedere Orsolini: il ragazzo non è sul mercato e non andrà via, e comunque per me vale almeno 70 milioni».
Pulgar, nessun rimpianto – «Dieci milioni sono una cifra ragguardevole, la società aveva concesso al giocatore la possibilità di andare via e lui ha fatto la sua scelta. Non mi rammarico perché è stata un’operazione di mercato come tante altre, i cui proventi sono stati subito reinvestiti per rinforzare la rosa. Magari è lui che ora si è pentito, ma non è più un mio problema».
Protagonisti, non comparse – «In estate Mihajlovic esprimerà la sua opinione sulla rosa attuale, e credo si vada verso la conferma di tutti questi giocatori. L’azienda deve gestire le risorse, è chiaro, ma lo zoccolo duro della squadra non sarà toccato. Io non accetterò mai l’idea di un Bologna marginale nel calcio, in Serie A vogliamo starci con la stessa dignità delle altre squadre di lignaggio e non essere periferici. Tra noi dirigenti e Sinisa non c’è mai stata alcuna frizione o discrepanza a livello di esigenze, non ci ha mai fatto richieste fuori dal comune».
Europa, perché no? – «A me l’Europa non spaventa. Io guardo le prestazioni, se saranno ribadite gare come quella di Roma allora perché non pensarci? La qualità della rosa è alta e sarebbe un peccato non sfruttarla, stiamo facendo punti e vogliamo farne tanti altri».
Skov Olsen arriverà – «Il ragazzo avrebbe bisogno di più minuti in campo per testare il suo livello, ma la concorrenza è importante. A livello caratteriale non ha la sfacciataggine dei sudamericani, ma se lo vedi in allenamento ti riconcili col calcio: ha un talento che non può non decollare».
Fidatevi di Skorupski – «Lukasz l’ho portato io a Roma, quindi c’è anche un legame affettivo. È un grande portiere nei sette metri, fra i pali ha una reattività incredibile ed è in grado di fare parate leggendarie che talvolta sembrano impossibili. Può migliorare coi piedi, certo, anche se al giorno d’oggi i portieri vengono molto sollecitati sotto questo aspetto e non è semplice giocare bene ogni pallone».
Tomiyasu superstar – «È stata una scelta coraggiosa fatta da Bigon e dal Bologna, perché è extracomunitario e giocava a Sint-Truiden, un luogo pressoché sconosciuto dove sono stato una volta e mi sembrava di essere fuori dal mondo. Questo questo depone a favore del gruppo di lavoro. Rimarrà qui, ma è un giocatore che a mio avviso potrebbe già giocare al Manchester United: può raggiungere qualsiasi obiettivo perché ha una grande disciplina, come quasi tutti i giapponesi, e sembra avere un progetto su se stesso, su quello che vuole fare. Nasce difensore centrale ma può giocare ovunque: io alla Roma ho avuto un giocatore con queste caratteristiche, si chiamava Maicon e faceva il ‘regista esterno’, Tomiyasu me lo ricorda molto. Ha solo 21 anni, è vero, ma mi sbilancio e dico che arriverà ai massimi livelli».
Denswil in crescita – «Stefano ha pagato uno scotto iniziale e qualche problema fisico, ma ora ha ritrovato una condizione invidiabile e sta interpretando il ruolo di terzino in maniera impensabile. Impensabile per tutti ma non per Mihajlovic, che non la ha messo lì per caso».
Schouten e gli altri talenti – «All’Olimpico Jerdy è stato il signore assoluto del centrocampo. Abbiamo dei giovani molto forti ma il merito non è mio, è di Bigon e dei suoi collaboratori. Stavano già arrivando quando io sono sbarcato qui, non sono stato io a prenderli ma sono tanto orgoglioso di loro. Difenderò sempre i calciatori del Bologna, perché a loro spetta un compito difficile: riportare il club in una posizione di classifica prestigiosa».
Mihajlovic imbattibile – «Ho rinunciato alla sfida della camminata perché sono stato umiliato (ride, ndr): pensavo di poterlo battere sui 50 metri, ma dopo 10 mi aveva già distrutto. Sinisa ha una capacità di contenere la sofferenza che gli permette di fare qualsiasi cosa, è un superuomo. Assistendo alla sua sofferenza quotidiana si fa fatica a immaginarlo come allenatore di una squadra di calcio, invece…».
Dijks, fai il bravo e torna presto – «La sua intervista non ci è piaciuta, anche se era una chiacchierata goliardica con un amico dentro una macchina. Non credo che volesse colpire la società ed è certamente perdonabile, ma il Bologna non è stato contento e il ragazzo verrà multato. Venendo al campo, la sua assenza reiterata causa infortunio è stata un danno tecnico enorme per il Bologna, anche se non è colpa di nessuno. Speriamo che possa esserci per gli ultimi due-tre mesi di campionato».
Saputo, numero uno – «Saputo è un fuoriclasse come persona ed è rispettoso della professionalità altrui. Ha un grande rapporto con Fenucci ed è Claudio a gestire tutto, tenendoci in contatto costante con lui. In carriera ho avuto tanti presidenti ma credo che Joey sia il mio preferito. Ho un debito enorme con lui, è un uomo che si sacrifica per il Bologna e più di ogni altro vuole il bene del club: vorrei regalargli tante gioie».
Foto: Damiano Fiorentini