Tommasi: “Allenarsi ora non ha senso, sugli stipendi vedremo…”
Attraverso una nota ufficiale pubblicata sul sito dell’AIC, il presidente Damiano Tommasi ha esposto il proprio pensiero sulla situazione del calcio professionistico italiano e sulla possibile ripresa degli allenamenti a partire dal 4 aprile. Ecco le sue parole, suddivise per argomenti principali:
Nessuna certezza sulla ripresa – «Mi auguro che presto si potrà tornare a giocare perché il calcio sarà un termometro della società: quando il pallone rotolerà di nuovo, saremo quasi fuori da questo incubo. Come hanno fatto gli inglesi, trovo più corretto dire che non si riprenderà fino ad una certa data, piuttosto che indicare un giorno. Questo è il momento di vivere alla giornata, anche perché il dato dei decessi è agghiacciante. In Spagna il Valencia ha il 35% di contagiati e questo vuol dire che il calcio deve prestare grande attenzione a quello che fa».
Allenamenti, ora no – «Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente. Lo dico senza voler fare polemiche, perché questo non è il momento. Allenarsi ora, due mesi prima della ripresa del campionato, non ha senso ed è pure pericoloso. In Spagna ci sono decine di giocatori positivi, mentre in Italia magari non tutti hanno fatto il test e ci sono più asintomatici di quelli che si pensa. La curva dei contagi adesso non dà tregua: pensiamo a stare in casa, tutti, nessuno escluso. Il rinvio dell’Europeo aiuterà e magari ci permetterà di concludere i tornei nazionali».
Le conseguenze del contagio – «Siamo in contatto diretto con i calciatori contagiati e con i nostri consulenti medici. Ci stiamo ponendo il tema delle conseguenze che questo virus lascerà sui corpi dei contagiati e degli asintomatici. Una polmonite di questo tipo non è una cosa da sottovalutare o da banalizzare».
Taglio degli ingaggi – «I primi interessati alla sostenibilità del sistema calcio sono gli stessi calciatori e tutte le persone che ci lavorano. Siamo consapevoli che quello inerente i contratti sia un tema da affrontare, ma non adesso. Prima vanno quantificati i danni e questo procedimento è possibile solo quando sapremo se la stagione finirà o no. Il problema del taglio degli stipendi va posto a tempo debito. L’AIC non può imporre ai calciatori di accettati eventuali tagli. Possiamo dare una linea, ma sulle rinunce decidono i singoli. Noi troviamo un’intesa sull’accordo collettivo e sul minimo federale di 30.000 euro lordi all’anno che è molto usato in Lega Pro. Non capisco che tipo di accordo ci propongono anche perché, ripeto, non siamo in grado di obbligare gli associati ad accettarlo. Siamo d’accordo con la Lega di anticipare le ferie estive e di considerare questi giorni come vacanze per ridurre le ferie a luglio. Su questo nessun problema, sugli stipendi vedremo…».
Foto: assocalciatori.it