Ieri abbiamo intervistato il fotografo Damiano Fiorentini a proposito del suo nuovo libro La vostra pelle è la nostra maglia, che verrà svelato domani alle 18:30 a Villa delle Rose. Damiano, che collabora con Zerocinquantuno dal 2012, ci ha descritto questo affascinante progetto partendo dall’intuizione che lo ha mosso, subito condivisa con Daniele Corazza, responsabile del settore giovanile del Bologna. Quest’ultimo, dal canto suo, ha accolto con grande entusiasmo l’idea di un libro fotografico che celebrasse la felicissima stagione 2018-2019 della Primavera rossoblù, capace di conquistare Torneo di Viareggio, campionato di Primavera 2 e Supercoppa di categoria. Oggi, alla vigilia della presentazione, abbiamo contattato proprio Corazza per farci raccontare le sue impressioni sul lavoro di Fiorentini e rivivere la memorabile impresa di capitan Mazza e compagni, guardando però anche al prossimo futuro.
Daniele, com’è nata questa nuova collaborazione con Damiano Fiorentini? «Io e Damiano ci conosciamo da diverso tempo, credo sia davvero bravissimo, specialmente nel cogliere certi momenti ed espressioni. Insieme avevamo già pubblicato un almanacco del settore giovanile rossoblù, poi regalato a tutti i componenti, di cui eravamo rimasti molto soddisfatti. Quest’anno ci siamo incontrati dopo il Torneo di Viareggio: lui mi ha esposto il progetto che aveva in testa, a me è piaciuto e ci siamo messi subito al lavoro. Damiano aveva già gli scatti realizzati il giorno della finale, a cui abbiamo aggiunto le foto singole di ogni giocatore e altre cose. Abbiamo lavorato bene sull’impaginazione, cercando di ottenere un risultato gradito a tutti».
Qual era l’obiettivo che volevate raggiungere con questa pubblicazione? «A mio parere la cosa più importante era riuscire a lasciare un ricordo tangibile di una stagione da incorniciare, non solo ai ragazzi che componevano la rosa della Primavera 2018-2019 ma a tutto il club».
Una stagione tanto vincente la consideri un punto d’arrivo o di partenza? «Certamente sono contento che si sia un po’ chiuso quel cerchio aperto sei anni prima con l’inizio del progetto riguardante il settore giovanile. Siamo riusciti a raccogliere dei frutti importanti, ma speriamo non sia finita e di riuscire a far arrivare qualche ragazzo in Prima Squadra. Molti sono già diventati professionisti, altri lo diventeranno, e speriamo che quello che hanno fatto finora abbia tracciato un solco che poi verrà seguito dai ragazzi che nei prossimi anni arriveranno in Primavera».
Negli ultimi mesi hai percepito un aumento di interesse della piazza verso il settore giovanile? «Posso dirti che all’inizio pensavamo semplicemente di fare una raccolta degli scatti più belli dell’annata, ma la risposta che ci hanno dato lo stadio e la città nei giorno successivi al trionfo di La Spezia ci ha spinto ad ampliare il progetto. Ho respirato un fortissimo senso di appartenenza a quella squadra, a quel gruppo, le persone ci fermavano addirittura per strada e non ci era mai successo».
Anche per la proprietà e la dirigenza è stata una grande soddisfazione. «Assolutamente sì, e infatti tutti quanti hanno voluto partecipare a questo libro. All’interno ci sono le firme e le testimonianze del presidente Saputo, dell’amministratore delegato Fenucci, del direttore sportivo Bigon e del responsabile scouting Marco Di Vaio».
Nella bacheca del Bologna, il Viareggio mancava da 52 anni: qual è il ricordo più bello che conservi di quel giorno? «A commuovermi di più sono stati i ricordi che mi sono passati davanti al fischio dell’arbitro dopo l’ultimo rigore. Ho rivisto quindici anni di lavoro nel settore giovanile rossoblù, ho ripensato a quei bambini arrivati al Bologna da piccoli e che in quel momento erano sul campo. L’unità di tutto il settore per me è importantissima, per questo a fine partita mi sono premurato che i giocatori andassero sotto le tribune a ringraziare tutti i ragazzi e i bambini delle nostre giovanili che ci avevano seguito in trasferta coi pullman».
In cuor tuo sentivi che quel gruppo avrebbe potuto vincere il torneo? «Guarda, sinceramente noi avevamo iniziato con l’idea di divertirci e fare bella figura, poi via via è venuto fuori un cammino che ha coinvolto e generato grande entusiasmo in tutti quanti, Prima Squadra compresa».
Ai tre trofei già citati, per te si è aggiunta la soddisfazione personale del Premio Facchetti: che emozioni hai provato? «Innanzitutto grande sorpresa, personalmente non pensavo che si potessero ricordare né di me né degli altri premiati del Bologna, ovvero Gianluca Pagliuca e il giovane portiere Thomas Fantoni. È un premio di grande prestigio, la ciliegina finale su diversi mesi molto intensi ma davvero bellissimi e indimenticabili».
Dopo questo tuffo nel recente passato, guardiamo al futuro: dove può arrivare la Primavera attuale? «L’obiettivo è cercare di fare un bel campionato, ricalcando quanto fatto la scorsa stagione per quanto riguarda la consapevolezza nei nostri mezzi. La squadra è un po’ cambiata, qualcuno è andato a fare esperienza nei professionisti e qualche volto nuovo è arrivato, ma il gruppo ha basi solide. Il campionato è difficile ma l’inizio è stato buono, e attualmente diverse squadre con velleità importanti stanno dietro al Bologna in classifica».
Daniele, grazie e appuntamento a domani… «Certamente, anche perché sono davvero curioso, finora il libro l’ho visto solo in bozza. La prima stampa è arrivata a Damiano lunedì, e non vedo l’ora di averla tra le mani. I ragazzi stessi, che forse non si rendono ancora conto della bellezza del progetto che li ha visti coinvolti, penso resteranno stupiti. Li porteremo anche a fare un giro della mostra sui 110 anni del club allestita proprio a Villa delle Rose, e con loro anche tutti i ragazzi delle giovanili, perché è giusto che conoscano la storia del Bologna e l’enorme valore della maglia che indossano».
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