Storia del Bologna nelle coppe, a distanza di vent’anni da Loftus Road
Da tanti anni, purtroppo, la Bologna calcistica non riesce a centrare un piazzamento europeo. Una sorta di rassegnazione che, col passare del tempo, si è insinuata sempre più profondamente nell’animo dei tifosi rossoblù, ormai abituati ad avere come obiettivo primario una serena salvezza e magari un piazzamento nella parte sinistra in classifica.
Chiedere qualcosa in più al Bologna di questi ultimi quindici anni, d’altro canto, sarebbe stato abbastanza complicato. La squadra, in buona sostanza, ha sempre concluso il campionato nella zona di classifica prevista dai più competenti addetti ai lavori, gli stessi che forniscono le ultime notizie su tutto quanto ruota attorno al mondo della dea Eupalla.
Quella beffarda monetina del Camp Nou
L’ultima volta che Bologna ha sognato ad occhi aperti di raggiungere l’Europa risale al 2002, quando la squadra giunse all’ultima giornata di campionato con la possibilità di poter agguantare addirittura la Champions League. Ma sconfitta per 3-0 al Rigamonti di Brescia, nelle cui fila militavano due icone della storia del club rossoblù come Baggio e Mazzone, relegò i felsinei al settimo posto e alla qualificazione in Intertoto, manifestazione ormai andata in soffitta che all’epoca offriva una chance per entrare in Coppa UEFA.
Opportunità, però, che svanì a Loftus Road, stadio del QPR, insolita sede della gara di ritorno della finale di Intertoto contro il Fulham (di casa a Craven Cottage): uno strabordante Inamoto, autore di una tripletta, non consentì alla squadra capitanata da Beppe Signori di qualificarsi alla Coppa UEFA. Quel match, datato 27 agosto 2002, rappresenta l’ultima apparizione ufficiale in ambito continentale del Bologna: la prossima estate, quindi, ricorreranno i vent’anni di assenza dalle coppe europee.
La più importante esperienza europea del BFC, se si esclude il Torneo dell’Expo di Parigi vinto nel 1937, risale invece al 1964 grazie alla conquista del settimo scudetto, colto nel memorabile spareggio di Roma contro la ‘Grande Inter’ di Helenio Herrera. Il cammino nella Coppa dei Campioni fu però breve e beffardo: l’eliminazione nel primo turno per mano dell’Anderlecht, dopo tre tiratissimi match (la ‘bella’ si giocò al Camp Nou di Barcellona), fu sancita dalla monetina, che decretò il passaggio dei belgi agli ottavi di finale.
Il ritorno nelle coppe negli anni ’90 e le epiche rimonte contro Hearts e Admira
Le tre successive partecipazioni europee furono anch’esse poco fortunate, con due eliminazioni al primo turno (Coppa delle Coppe 1970/71 e 1974/75) e una al secondo turno (Coppa UEFA 1971/72), anche se in quest’ultimo caso si poté consumare una sorta di rivincita verso l’Anderlecht, estromesso nei trentaduesimi di finale. Ci vollero poi oltre quindici anni per rivedere il Bologna in una manifestazione di quel calibro.
Un’attesa che è valsa la pena vivere, considerato che gli anni ’90 sono stati senza dubbio quelli di maggior soddisfazione in ambito europeo. Il ritorno in Europa avvenne nel 1990 grazie al ‘Bologna champagne’ di Gigi Maifredi, che in seguito passò alla Juventus senza replicare i successi ottenuti in terra emiliana.
La Coppa UEFA, ad onor del vero, sembrava il posto dove rifugiarsi per assopire i dolori di un campionato che si concluse con un mesta retrocessione in Serie B. Quell’avventura fu un’estenuante e vibrante saliscendi di emozioni, con epiche rimonte rimaste nella mente dei tifosi bolognesi. Basti pensare, ad esempio, alle qualificazioni ottenute a discapito di Hearts (andata 1-3) e Admira Wacker (0-3). Il percorso, però, si concluse nei quarti di finale per mano dello Sporting Lisbona, che impattò 1-1 al Dall’Ara (1-1) e si impose 2-0 al ritorno in Portogallo.
Ad un passo dal sogno: quella finale UEFA svanita per un soffio
Ancor più entusiasmante fu il cammino nella Coppa UEFA 1998/99, in una stagione decisamente più serena rispetto a quella citata in precedenza, coi ragazzi di Carletto Mazzone sempre in lotta per un piazzamento europeo che venne infine conquistato grazie ad un doppio spareggio contro l’Inter. Un cammino continentale iniziato con ambizioni limitate, ma cresciute esponenzialmente col passare del tempo.
L’appetito, come si suol dire, vien mangiando. E un passo per volta, dopo aver vinto l’Intertoto (finale contro i polacchi del Ruch Chorzow) ed estromesso compagini blasonate quali Sporting Lisbona (altra rivincita a distanza di anni), Slavia Praga, Betis Siviglia e Lione, la squadra giunse fino al penultimo atto finale della manifestazione, trovandosi di fronte l’Olympique Marsiglia. E l’accesso alla finalissima di Mosca, che si sarebbe disputata contro il Parma di Malesani, svanì davvero per un nonnulla.
Dopo aver impattato 0-0 al Vélodrome, il ritorno in un Dall’Ara stracolmo si aprì con un Bologna tonico e pimpante che passò in vantaggio al 18′ grazie a Paramatti, autentica icona del Bologna degli anni ’90. I rossoblù, però, furono agguantati dai transalpini a due minuti dal 90′: decise Blanc dagli undici metri (con doppia trasformazione), complice un generoso rigore concesso per un discusso fallo di Antonioli ai danni di Maurice.
Sempre sotto la presidenza del cavalier Giuseppe Gazzoni Frascara, l’anno successivo il Bologna partecipò alla Coppa UEFA per l’ultima volta (finora), ma il cammino non fu altrettanto entusiasmante: dopo aver eliminato Zenit e Anderlecht, il gruppo di Guidolin terminò il suo percorso nei sedicesimi di finale al cospetto del Galatasaray, guidato in panchina da Terim e in campo da uno strabordante Hagi, che il 17 maggio 2000 arrivò ad aggiudicarsi il trofeo piegando ai rigori l’Arsenal.
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