Due scudetti per l’emancipazione: gli anni d’oro del calcio femminile bolognese
Rifacendo i conti, a Bologna di scudetti se ne dovrebbero contare nove. No, non si tratta di ricorsi storici legati a titoli non assegnati o a qualsivoglia scandalo sportivo: i due tricolori in più si devono ad un gruppo di ragazze che oltre mezzo secolo fa diede inizio ad uno dei capitoli più romantici del calcio bolognese. «Era il 1967 quando ci incontrammo per la prima volta all’Antistadio – racconta Franca Marchesini, storica capitana del Bologna Femminile –. Non ci conoscevamo tra di noi e non avevamo nemmeno il necessario per allenarci. Ci procurammo a nostre spese palloni, scarpette e calzoncini. La motivazione era forte e facemmo gruppo fin da subito: un anno dopo vincemmo il campionato».
Il campionato di cui parla Franca (a margine della recente presentazione del libro Due scudetti per l’emancipazione – Le origini del calcio femminile a Bologna, a cura di Davide Gubellini per l’Associazione Percorso della Memoria Rossoblù) era quello organizzato dalla UISP nel 1968, parallelamente ad un secondo campionato (a sua volta diviso in due gironi, Nord e Sud) organizzato dalla Federazione Italiana Calcio Femminile (FICF). Solo nel 1973 si arriverà alla definizione di un unico torneo nazionale, vale a dire con la creazione della Federazione Femminile Italiana Unitaria Gioco Calcio (FFIUGC), a cui presero parte 45 squadre suddivise in 4 gironi.
Fu quella una prima – anche se non definitiva – consacrazione di un movimento che fin dal Secondo Dopoguerra era stato un fenomeno sporadico che si limitava all’organizzazione di qualche sparuta amichevole: la prima vera partita si era difatti disputata nell’aprile 1948 tra due compagini piemontesi, Torino e Alessandria, per celebrare la nascita della UISP, poi ve ne fu una seconda il mese seguente tra le formazioni di Torino e Firenze. L’evento che diede l’impulso definitivo alla nascita ufficiale dei due tornei in rosa si tenne proprio a Bologna, sulle ali dell’entusiasmo del successo del 1964. Fu Valeria Rocchi, ex atleta bolognese e presidente del club milanese Forza Bologna, a pubblicare sulla rivista del circolo un avviso di reclutamento per tutte le donne interessate ad indossare i tacchetti. La risposta fu tale da permettere di allestire due differenti squadre femminili, una bolognese e l’altra meneghina, che si affrontarono al 4° Torneo Inter Club – Pepsi Cola prima a Milano e nella partita di ritorno a Bologna, con un gran successo di pubblico in entrambe le occasioni. Era l’ottobre del ’65 e quegli incontri spinsero molte altre città italiane a creare le rispettive rappresentanze.
Il primo reclutamento bolognese fu opera della professoressa di Educazione Fisica Gabriella Garda, che guidò poi gli allenamenti all’Antistadio. Dopo tre anni di amichevoli e manifestazioni sportive, si giunse finalmente alla definizione del Campionato Nazionale di Calcio Femminile UISP, in cui le ragazze rossoblù al loro esordio si imposero su tutte portando a casa il primo storico scudetto e ripetendosi anche l’anno successivo (vincendo anche la classifica dei capicannonieri con Edi Provvedi). Quelle giovani atlete incarnavano alla perfezione il modello di società proprio di quegli anni di contestazione, in cui la donna recitava un ruolo da protagonista nella lotta verso la piena emancipazione e il riconoscimento dei propri diritti. Era questo lo spirito con cui le avanguardiste bolognesi partirono nella primavera ’68, terminato il girone d’andata, per una tournée in Cecoslovacchia, Paese in cui il calcio femminile era già molto popolare.
«Quando arrivammo a Praga – ricorda ancora la capitana Marchesini – rimanemmo impressionate nel vedere le donne guidare gli autobus, lavorare alla pulizia delle strade. Rimanemmo sbigottite quando, al momento dell’ingresso in campo, fummo affiancate da avversarie altissime, mentre noi eravamo di altezza media, e un momento dopo ci trovammo circondate dallo stadio dello Slavia Praga gremito di pubblico. Pensammo che dovesse giocare qualcun altro, invece erano lì per seguire la nostra partita. Per la prima volta sentimmo l’inno nazionale e al momento dei saluti l’arbitro mi fece il baciamano, fatto che fu riportato sui giornali l’indomani».
Fu sicuramente uno dei momenti più alti del calcio femminile bolognese, nonché una parantesi di grande prestigio per il nostro Paese, che nel tempo di un fischio si ritrovò catapultato nel futuro, ben prima che il calcio femminile in Italia si affermasse a livello professionistico, vale a dire a partire da quest’anno, nel 2022, ad oltre cinquant’anni di distanza dal primo campionato.
Giuseppe Mugnano
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Foto: Due scudetti per l’emancipazione – Le origini del calcio femminile a Bologna, Associazione Percorso della Memoria Rossoblù