La chiacchierata odierna tra Walter Fuochi e Simone Minghinelli parte dalla sconfitta di misura rimediata domenica dal Bologna in casa della Fiorentina e allarga poi lo sguardo sull’intera stagione dei rossoblù, apparentemente avviata verso l’ennesimo finale anonimo.
Walter, cominciamo dal match di Firenze: come lo giudichi in generale, al di là degli episodi che l’hanno deciso? «In soggezione, sia sullo 0-0 che dopo l’inevitabile 1-0. E dico ‘inevitabile’ perché restando sempre nella tua metà campo prima o poi capita che prendi gol. I due legni ci faranno illudere fino all’eternità che sarebbe potuta essere un’altra storia, ma il sugo della partita è che doveva vincerla la Fiorentina e così è stato».
A proposito dei legni colpiti da Soriano e Orsolini: errori o sfortuna? «Sono errori, quando concludi da così vicino non c’entra la sfortuna ma la mira imprecisa. Se cerchi il terno al lotto da trenta metri e prendi il palo, allora giustamente imprechi, ma se lo prendi da cinque metri è colpa tua, perché lo spazio libero per segnare è molto più grande del palo o della traversa».
Visto il declino in termini di risultati nel girone di ritorno, ritieni sia la rosa ad avere lacune troppo grandi o è Mihajlovic che non la valorizza abbastanza? «Mihajlovic sta dimostrando coi fatti che si fida poco delle riserve, considera di avere dodici-tredici calciatori e quelli fa giocare. Quando gliene manca qualcuno corre ai ripari ma è costretto ad utilizzare elementi in cui non crede a pieno, inclusi gli ultimi due arrivati (Aebischer e Kasius, ndr) che in concreto non si sa perché siano arrivati, forse solo per dire di avere una rosa più ampia. Ma questo è Sinisa, prendere o lasciare: se lo tieni devi accettarlo così e deciderti al grande passo, ovvero spendere parecchi soldi per allestire un organico con titolari e sostituti tutti di buon livello, quasi intercambiabili. Come alternativa vanno bene anche i mercati in economia mirati a valorizzare i giovani e giovanissimi, è legittimo, basta non stupirsi più dei piazzamenti a destra in classifica».
Tutto giusto, ma da qui a non fare neanche cinque-sei passaggi di fila nella metà campo avversaria ce ne passa. «Hai ragione, però da qualche settimana la squadra è priva di un perno fondamentale come Dominguez, inoltre Arnautovic va e viene, non sta mai troppo bene ed è ‘ostaggio’ della sua complessa muscolatura. In generale penso anch’io che il Bologna possa fare un po’ meglio e valere qualche punto in più, ma siamo sempre alla pesa del nono o del tredicesimo posto, la fascia in cui si collocano i felsinei è quella: con salute e fortuna si arriva noni, senza si arriva tredicesimi, e mi chiedo cosa ci sia di esaltante in tali pesate di milligrammi».
Questo andrebbe chiesto in primis a Saputo, dato in arrivo a giorni… «Ecco, la notizia ‘arriva Saputo’ io sarei per toglierla dai giornali. Quante volte è venuto qui, venti, trenta, quaranta, e cosa è cambiato? È semplicemente il padrone che va in visita ad una sua azienda, punto, diamogli il bentornato ma non facciamone una notizia».
E allora torniamo al campo: ormai si può puntare solo a finire decorosamente la stagione? «Non mi aspetto nulla, soltanto una navigazione pre-vacanziera con qualcuno che ha già prenotato l’ombrellone, la solita quiete tendente all’assopimento. In estrema sintesi: speriamo finisca presto».
Inutile quindi illudersi riguardo ad un colpaccio contro l’Atalanta? «Di certo l’Atalanta gioca meglio, ma pure loro ultimamente non stanno vincendo tanto, in particolare da quando hanno perso Zapata. Considerata la qualità, l’energia e la velocità della proposta calcistica orobica, non dovrebbe esserci partita, però ogni tanto il Bologna una gara importante la indovina e poi appunto anche la squadra di Gasperini mi pare un po’ in ‘depressione’. Dopo aver ruggito contro le ingiustizie arbitrali, forse sentendosi al posto sbagliato, nel senso che se fai uno sprint con la Juventus hai qualche sospetto su chi lo vincerà, adesso li vedo abbastanza rassegnati in campionato e protesi verso l’Europa League. Se effettivamente domenica li trovassimo poco motivati, potremmo provare ad approfittarne».
Difficile comunque che l’obiettivo di arrivare a sinistra possa essere centrato: andando sui singoli, chi ti ha deluso di più? «Comincio intanto col dire che la parte sinistra della classifica è un obiettivo ridicolo, chiamiamo le cose col loro nome: non significa niente. Fin qui uno dei peggiori è stato Bonifazi, acquistato in estate per fare il titolare. Ma non dimentico nemmeno Skov Olsen, che ha ricevuto la bocciatura definitiva dopo due anni e mezzo passati ad aspettare un’esplosione che non è mai arrivata. Poi c’è un ragazzo che di lavoro fa l’attaccante ma drammaticamente non segna più, ovvero Barrow, e un altro elemento molto importante che è passato da nove gol a zero, Soriano. Direi che queste ultime due siano le involuzioni più eclatanti, purtroppo però c’è l’imbarazzo della scelta».
Speriamo almeno di arrivare in fondo senza patemi… «Quelli li escludo».
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