Bologna-Torino 0-0: ecco un mix di note liete e dolenti in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
L’atteggiamento combattivo – In queste ore sto leggendo e ascoltando numerose critiche a squadra e allenatore, che forse però derivano più dalla stanchezza per i risultati modesti degli ultimi anni che non dalla partita di ieri. Vado controcorrente: a me il Bologna non è dispiaciuto, perché affrontava una compagine fisica e aggressiva contro cui non è mai facile giocare, per di più senza due pilastri come Arnautovic e Dominguez e con altre defezioni in corso d’opera, e ha retto l’urto. È stata una gara intensa in cui i rossoblù hanno dimostrato di aver ormai ritrovato una buona condizione psicofisica: se in altre circostanze avessimo avuto lo stesso atteggiamento, adesso la classifica sarebbe decisamente migliore. E quindi sì, guardando l’avversario e le assenze, accetto di buon grado la porta inviolata, il punto e la continuità di risultati utili.
La costruzione dal basso traballante ma necessaria – Il BFC ha proseguito nel solco del 3-4-3, ma con l’anomalia dettata dall’assenza di Arnautovic come punto di riferimento offensivo. Da qui l’obbligo di provare a partire dal basso, nonostante le difficoltà col pallone tra i piedi di alcuni elementi come Skorupski e Soumaoro: ne sono scaturiti diversi rischi, a mio avviso necessari considerando che l’alternativa era il lancio lungo di Medel a cercare la testa di De Silvestri, regalando di fatto il possesso agli avversari. Se i rossoblù fossero riusciti a superare più spesso la prima linea di pressing granata, si sarebbero trovati davanti degli spazi invitanti, ma ciò è avvenuto solo di rado e nella ripresa Mihajlovic ha cambiato strategia, mettendola più sulla battaglia.
L’intensità pari a quella del Torino (con Medel sugli scudi) – È comprensibile che i tifosi vogliano vedere un gioco migliore e soprattutto più tiri in porta, ma credo che vada comunque apprezzato lo spirito e l’intensità con cui il Bologna ha affrontato il Torino, palesando secondo me un deciso passo avanti rispetto al match di Salerno. Il simbolo è stato ancora una volta Medel, onnipresente e indomabile, ma va sottolineata anche la buona prova di Svanberg, bravo sia a interdire che a farsi vedere in avanti. In generale tutta la squadra ha offerto una prestazione sufficiente, a parte forse Barrow, che si è dato parecchio da fare ma continua ad essere abbastanza evanescente. Riguardo a Skorupski, ieri abbiamo ammirato tutto il suo repertorio, dalla grande reattività ed esplosività tra i pali (fantastica la parata su Djidji) fino ai soliti limiti nella gestione del pallone coi piedi.
I giocatori entrati bene nel finale – Nel momento di maggior stanchezza dei rossoblù, con anche tre infortuni a falcidiare un reparto delicato come la difesa, i ragazzi entrati dalla panchina hanno fornito la freschezza necessaria a resistere e mantenere il risultato in parità. Bene Binks e Mbaye dietro, molto bene Falcinelli davanti, per il modo in cui ha lottato, difeso palla e conquistato una serie di punizioni fondamentali per respirare.
L’inaspettata rinuncia a Soriano dall’inizio – Lasciando Soriano fuori dalla formazione titolare per la prima volta in tre anni, Sinisa ha fatto una scelta forte. Sicuramente il capitano, specie in termini di gol e assist, sta vivendo una stagione difficile, ma viste le difficoltà che stiamo avendo a centrocampo non rinuncerei mai ad uno che sa gestire il pallone come lui, prendendosi sempre delle responsabilità pesanti. In questo caso avrei visto meglio Soriano di Sansone come finto centravanti (soluzione che peraltro era stata provata in settimana), sia in termini di fisicità che per la possibilità di arretrare sulla trequarti, aiutando i mediani e nel contempo favorendo gli inserimenti di Barrow (o Sansone) e Orsolini.
Il sostegno incondizionato del Dall’Ara – Ieri pomeriggio, dopo una settimana contraddistinta da altre polemiche (seppur nulla di clamoroso), i quasi 18 mila del Dall’Ara si sono compattati e hanno sostenuto a gran voce la squadra dal calcio d’inizio sino al triplice fischio, dimostrando di essere una tifoseria esemplare. Al termine c’è chi ha continuato a cantare, chi è rimasto in silenzio e chi ha fischiato, come lecito, ma durante la gara il Bologna non è mai stato lasciato solo, un aspetto che mi piace rimarcare. I tempi delle porte chiuse e delle limitazioni, facendo i dovuto scongiuri, sembrano finiti, e il fatto di poter contare sulla spinta di un pubblico così è un vantaggio che i rossoblù non devono sprecare.
Pepè Anaclerio
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